Cenone di Capodanno con zampone e lenticchie
L’ultima notte dell’anno non può andare in scena senza il tipico piatto. Ecco la sua storia
Il Cenone di Capodanno è tale solo se in tavola ci sono zampone (o cotechino) e lenticchie. Il piatto tipico mette in mostra oltre cinquecento anni di storia che hanno trovato la propria espressione unitaria nel Consorzio Zampone Modena Cotechino Modena, organizzazione che custodisce i segreti delle due antiche specialità gastronomiche italiane. Dunque, per narrare le origini di questi gustosi piatti è necessario risalire indietro nel tempo fino al 1511.
Cenone di Capodanno, le origini
All'epoca la città di Mirandola era assediata dalle truppe di Papa Giulio II Della Rovere. Come evitare che i nemici una volta impossessatisi della città avessero a propria disposizione ingenti quantitativi di carne di maiale trasformandola in vitali approvvigionamenti? Ecco l'idea di uno dei cuochi di Pico della Mirandola. Lavorare la carne in un certo modo, macinandola e avvolgendola nella cotenna, sottraendola così alle grinfie dei soldati nemici. Nonostante siano passati cinque secoli, ancora oggi il cotechino si conferma piatto della cucina italiana che, in quantità opportuna, può rientrare a pieno titolo nella dieta mediterranea. E quando in ballo c'è il cenone di capodanno ritorna sempre protagonista assoluto.
Zampone e lenticchie, un successo
Gran parte della fortuna di questo prodotto nei secoli seguenti è senz'altro da attribuire alla sua forma. Quella attuale risale alla fine del '700. Nell'immaginario gastronomico collettivo lo Zampone Modena sostituì (insieme all'altrettanto famoso Cotechino) la salsiccia gialla che rese celebre Modena già nel Rinascimento. Fu però il XIX secolo a consacrare il successo su larga scala del prodotto, come testimoniano gli scritti del gastronomo romano Vincenzo Agnoletti e le numerose testimonianze letterarie. Tanto buono da piacere persino ai francesi: Emile Zola ricordava ad esempio "se volete allegria, mangiate modenese, lo zampone dà gioia ad un animo triste”.