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Il ruolo delle attività di screening

Si tratta di una delle basi della prevenzione delle cosiddette malattie croniche non trasmissibili

Il ruolo delle attività di screening
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Qual è il ruolo delle attività di screening? Per ridurre morbosità, mortalità e disabilità premature dovute alle malattie croniche non trasmissibili è necessario un approccio multidisciplinare. Questo deve prevedere programmi di promozione della salute e strategie per l'identificazione precoce dei soggetti a rischio e successiva presa in carico, in tutte le fasi della vita. E' il concetto fondamentale che sta alla base della prevenzione. Il riferimento è a malattie cardiovascolari, tumori, malattie respiratorie croniche, diabete, problemi di salute mentale, disturbi muscolo scheletrici. Tutte queste problematiche restano le principali cause di morte a livello mondiale e sono responsabili per quasi il 70% delle morti, la maggior parte delle quali si verifica nei paesi a basso e medio reddito.

Il ruolo delle attività di screening

Ed è qui che entra in gioco l’attività di screening, spesso messa in stand-by negli ultimi due anni caratterizzati dalla pandemia. Il termine significa «setacciare», «passare in rassegna» e in medicina indica un insieme di attività organizzate, finalizzate a individuare precocemente, tramite esami non invasivi, in una popolazione che per età, sesso, ecc. ha un maggior rischio di sviluppare una determinata malattia, le persone che pur non presentando sintomi ed essendo apparentemente sane ne sono invece già affette in fase pre-clinica o iniziale. Identificare la patologia in una fase precoce permette possibilità di trattamento e guarigione (o comunque controllo) più alte. Per questo motivo, sia gli screening, sia le malattie da individuare e gli esami utilizzati, devono corrispondere a precise caratteristiche.

I programmi di screening

In primis la malattia da individuare con lo screening deve essere curabile o, comunque, il suo decorso deve poter essere alterato grazie alla diagnosi precoce. Per una persona non c’è alcuna utilità nel ricevere una diagnosi anticipata della malattia se non si è in grado di migliorarne il decorso. Per questo gli screening condotti in Italia sono basati su solide prove scientifiche di efficacia e sono organizzati in «programmi di screening». I programmi di screening devono essere sostenibili e, quindi,  si rivolgono  alle persone con più alte probabilità di sviluppare una patologia. Gli screening condotti come attività di sanità pubblica sono strumenti efficaci per ridurre le disuguaglianze di salute tra diversi gruppi sociali.

Con esami sicuri

Inoltre devono essere utilizzati esami sicuri: la maggior parte delle persone che si sottopongono ai test di screening è sana, perciò è fondamentale che gli esami abbiano il più basso livello possibile di effetti collaterali e rischi. Devono poi essere accettabili, dato che è difficile che una persona che ritiene di essere sana si sottoponga a esami fastidiosi o complessi; all’interno degli screening è, dunque, necessario scegliere test che siano quanto più accettabili per i cittadini. E infine devono essere attendibili. La gran parte delle persone che si sottopone agli screening risulta perfettamente in salute, ma ciò non significa che gli screening possano utilizzare esami di «serie B». Essi devono, anzi, permettere di identificare le persone malate con la maggiore precisione possibile ma, rivolgendosi a persone quasi certamente sane, soprattutto non devono diagnosticare erroneamente una malattia in chi non ne è affetto.

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