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Disturbo da gioco d’azzardo, di cosa si tratta?

E’ a tutti gli effetti una dipendenza patologica “sine substantia”: si gioca soprattutto tra i 40 e i 64 anni

Disturbo da gioco d’azzardo, di cosa si tratta?
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Disturbo da gioco d’azzardo, di cosa si tratta? Parliamo di una patologia che ha in comune con la dipendenza da sostanze il comportamento compulsivo che produce effetti sulle relazioni sociali o sulla salute seriamente invalidanti. Il gioco d’azzardo può assumere la connotazione di un vero e proprio disturbo psichiatrico, così come ufficialmente riconosciuto dall’American Psychiatric Association (APA) nel 1980; nel 1994, il gioco d’azzardo patologico (GAP) è stato classificato nel DSM-IV (manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) come “disturbo del controllo degli impulsi”. Il DSM-IV t.r. ha definito il GAP come un “comportamento persistente, ricorrente e maladattativo di gioco che compromette le attività personali, familiari o lavorative”; nel 2013  l’APA ha elaborato una nuova definizione più aggiornata e scientificamente corretta ovvero:  "Disturbo da Gioco d'Azzardo". L’ICD-10 (International Classification Disease) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) lo ha inserito tra i “disturbi delle abitudini e degli impulsi”.

Disturbo da gioco d’azzardo, di cosa si tratta?

Quindi, il Disturbo da Gioco d’Azzardo è a tutti gli effetti una dipendenza patologica “sine substantia”. In ambito clinico infatti è dimostrata in letteratura la comorbilità con altre patologie quali la depressione, l'ipomania, il disturbo bipolare, l'impulsività, l'abuso di sostanze (alcol, tabacco, sostanze psicoattive illegali), disturbi di personalità (antisociale, narcisistico, istrionico, borderline), il deficit dell'attenzione con iperattività, il disturbo da attacchi di panico con o senza agorafobia e altri disturbi fisici associati allo stress (ulcera peptica, ipertensione arteriosa, etc). La prevalenza tra la popolazione adulta del Disturbo da gioco d’azzardo, secondo il precedente DSM-IV varia dall'1 al 3% della popolazione, con una maggiore diffusione tra familiari e parenti di giocatori.

Il campione della popolazione italiana

La ricerca epidemiologica (2016-2019) eseguita nell’ambito dell’Accordo Scientifico tra ADM e ISS ha consentito di focalizzare l’attenzione sul fenomeno del gioco d’azzardo considerando i molteplici fattori che possono concorrere all’instaurarsi del comportamento problematico senza tralasciare i fattori che caratterizzano l’esperienza sociale del gioco. Tra le novità di questi studi vengono sottolineati il focus attentivo sui minori tra i 14 e i 17 anni e sulle fasce d’età più adulte, gli over 65enni. Lo studio epidemiologico trasversale di tipo osservazionale nella popolazione adulta ha coinvolto complessivamente un campione rappresentativo della popolazione italiana di 12.056 adulti (18+), con una stima del tasso di adesione del 51,2%. Di questi, 12.007 sono risultati validi per le analisi (47,6% maschi e 52,4% femmine).

Si gioca soprattutto tra i 40 e i 64 anni

Lo studio nella popolazione scolastica italiana minorenne ha coinvolto complessivamente 15.833 studenti in età dai 14 ai 17 anni, provenienti da 201 scuole (187 pubbliche e 14 private paritarie) e per i quali la normativa vigente vieta in assoluto la pratica del gioco d’azzardo, con una stima del tasso di adesione del 76,1%. Di questi, 15.602 sono risultati validi per le analisi (49,1% maschi e 50,9% femmine). Il 36,4% degli italiani (circa 18.450.000 persone) ha giocato d’azzardo almeno una volta nei 12 mesi antecedenti l’intervista. Il gioco d’azzardo nell’ultimo anno ha interessato quasi un uomo su due (43,7% pari a oltre 10.500.000 residenti) e una donna su tre (29,8% pari a 7.900.000 residenti). Si gioca soprattutto tra i 40 e i 64 anni. Si inizia a giocare tra i 18 e i 25 anni (51,8%).

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