Livelli di istruzione in Puglia: rischio povertà e soluzioni per il futuro
I livelli di istruzione in Italia stanno lentamente crescendo, ma il nostro Paese è ancora indietro rispetto al resto dell’Europa e dei Paesi Ocse. Al tempo stesso, il divario tra Nord e Sud continua a essere notevole e non accenna a diminuire. Oltre a rallentare la crescita dell’economia e la ripresa dopo la crisi, i bassi livelli di istruzione hanno un legame diretto con la povertà. Secondo rilevazioni Istat, nel 2019 i minori in povertà assoluta erano l’11,4%, più del doppio rispetto al 5% riscontrato nel censimento del 2011. Nel Mezzogiorno il quadro è particolarmente preoccupante: vediamo la situazione più nel dettaglio.
Bassi livelli di istruzione in Puglia e nel Mezzogiorno
Secondo il censimento del 2011, il 57,4% della popolazione italiana aveva al massimo la licenza media, mentre nel 2019 la percentuale è scesa al 50,1%. Non va altrettanto bene in Puglia, dove i residenti senza titolo di studio superiore sono ancora il 56,4%. In particolare, la provincia di Barletta-Andria-Trani è tra quelle con la più alta quota di cittadini che si fermano alla licenza media, al 61,9%. Anche Grottaglie è sopra la media nazionale e regionale al 57,5%. A Bari, invece, il numero di diplomati supera la media nazionale e i residenti senza diploma sono il 49,3%. Si notano quindi differenze consistenti anche a livello territoriale all’interno di una stessa regione, per ragioni spesso legate all’accessibilità delle strutture scolastiche e a complessi fattori relativi al tessuto socio-culturale.
Secondo le indagini di Eurostat relative al 2020, anche il numero di laureati è più basso al Sud, e in Puglia si ferma sotto al 20%. Ancora più preoccupante è l’abbandono scolastico, che vede la regione al terzo posto dopo Sicilia e Calabria. Le brutte notizie toccano anche la qualità dell’istruzione: dati Ocse mostrano che sono molti gli studenti con competenze insufficienti in matematica, scienze e comprensione della lingua italiana. La Puglia ancora una volta si piazza tra le ultime regioni in Italia.
Il legame tra povertà e bassa istruzione
Una delle ragioni per cui questi dati preoccupano è il comprovato legame tra livelli di istruzione bassi e povertà. Si innesca infatti un circolo vizioso per cui senza un titolo di studio superiore si fatica a trovare un impiego stabile e ben remunerato, trovandosi in una situazione di instabilità economica. I bambini provenienti da una famiglia in questa situazione ricalcano spesso le stesse dinamiche, anche per le difficoltà di accesso a opportunità educative di qualità. Di conseguenza, nel 2019 le famiglie senza diplomati in condizioni di povertà assoluta erano l’8%, a fronte del 3,4% per le famiglie con diplomati o laureati.
Scuola e formazione professionale
È chiaro quindi che si debba lavorare per combattere l’abbandono scolastico, rendendo l’istruzione accessibile a tutti con interventi sulle infrastrutture. È altrettanto importante comunicare efficacemente le ragioni pratiche per cui vale la pena ottenere un diploma o completare un percorso formativo professionale. A fianco della scuola tradizionale vanno promosse iniziative di enti privati che formano in settori richiesti e in crescita. Ad esempio, Aulab forma i programmatori web del domani con corsi intensivi di pochi mesi, che insegnano le basi di coding necessarie per iniziare a lavorare subito nel campo. Lo stipendio di un programmatore informatico parte intorno ai 1.100 euro per chi non ha esperienza, e specializzandosi si può arrivare a guadagnare anche 3.000 euro al mese. Vantaggi simili si hanno seguendo percorsi formativi professionali per altri mestieri nel settore digitale, che in questo momento offre opportunità di impiego e guadagno molto interessanti. È quindi cruciale offrire ai giovani un ventaglio di possibilità adatte a attitudini e situazioni diverse, il più accessibili possibile, e capaci di risvegliare un genuino interesse.