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Zaia recordman sarebbe “sprecato” come semplice consigliere regionale: quali scenari

Da solo, l’ex presidente di Regione ha raccolto più preferenze dell’intera lista dei candidati leghisti

Zaia recordman sarebbe “sprecato” come semplice consigliere regionale: quali scenari

Cosa farà Zaia? E’ un tormentone, oltre che una domanda legittima, su quale sarà il ruolo dell’ex governatore del Veneto.

Perché se è vero che la scommessa della Lega per la continuità nel segno di Alberto Stefani è stata vinta, è altrettanto vero che la presenza di Zaia come capolista in tutte le Province è stata fondamentale: in tutta la storia delle elezioni regionali in Italia non c’è mai stato nessuno che ha preso tante preferenze personali come lui in questa tornata.

Matteo Salvini con Alberto Stefani e Luca Zaia

L’ombra di Zaia nella vittoria di Stefani, che succederà ora?

Del resto, i numeri sono decisamente eloquenti.

Da solo, l’ex presidente di Regione ha raccolto più preferenze dell’intera lista dei candidati leghisti.

Ha infatti oltrepassato ampiamente la quota delle 200 mila preferenze, trascinando la Lega e di fatto mostrando come in Veneto il voto sia ancora profondamente radicato nel territorio e nell’esperienza amministrativa uscente.

Dunque, ancora, se è vero che Matteo Salvini può tirare un sospiro di sollievo per aver scongiurato la “trasformazione meloniana” del Veneto (fino quasi all’ultimo la premier e leader di Fratelli d’Italia aveva spinto per Luca De Carlo e lo stesso interessato non aveva poi nascosto pubblicamente la sua delusione dopo l’investitura di Stefani), è ancora altrettanto vero che non si possono tralasciare una lettura e una disamina più approfondite.

Luca De Carlo, uomo forte di Giorgia Meloni in Veneto

Il sospiro di sollievo di Salvini quanto durerà? L’ombra di Zaia non solo su Stefani…

Perché in molti, e non necessariamente tra i fini addetti ai lavori, stanno osservando come il sospiro di sollievo del leader leghista, vicepremier e Ministro delle Infrastrutture possa essere di breve durata, forse addirittura affannoso.

Il motivo, in effetti, è presto detto.

Perché se alle Europee del giugno 2024, la Lega aveva “tenuto botta” grazie all’effetto Vannacci che proprio in Veneto (300mila preferenze) e in altre Regioni del Nord si era impegnato in una campagna elettorale decisamente battagliera, alle Regionali di domenica e lunedì il Carroccio deve molto o quasi tutto al “tesoretto” portato da Zaia per l’apprezzamento alla sua persona e alla sua esperienza amministrativa per dieci anni alla guida della Regione.

Matteo Salvini con il Generale Vannacci

E se pensiamo che nel frattempo le posizioni di Vannacci sono andate spesso per conto proprio se non addirittura in contrapposizione al partito, guardando alle legittime ambizioni di Zaia (che ha sempre dichiarato che non farà il “super assessore” o il “grande fratello” di Stefani) viene da pensare che per Salvini i sonni non saranno così tranquilli, nonostante il dato di fatto di aver rintuzzato le aspettative di Fratelli d’Italia.

Cosa farà Zaia, gli scenari… dal Veneto alla segreteria del partito

Per Zaia si era parlato di un incarico nel Governo (appetibile a poco più di anno dalle Politiche?), della candidatura a sindaco di Venezia e di un un ruolo “pesante” all’interno di Eni.

Il governatore del Veneto Luca Zaia (Lega)
L’ex governatore del Veneto Luca Zaia (Lega)

Certo è che, almeno inizialmente, risultati elettorali alla mano, nel nuovo Consiglio regionale entrerà come consigliere, lasciando aperte molte opzioni su che ruolo assumere.

E del resto, dentro la Lega si parla già di “risultato Zaia” come un segnale ben preciso: una forte ala interna del partito che non guarda solo al leader attuale del partito, ma pone l’ex governatore come possibile punto di riferimento alternativo.

E’ una soluzione che si sta facendo sempre più strada.

L’ex governatore ha dimostrato di avere un “peso personale” indipendente rispetto all’apparato: potrebbe dunque usare questa forza per ottenere un ruolo di leadership interna, magari incidendo sulle scelte future del partito.

Gli altri scenari, quante spine per Salvini

Ma potrebbe anche non andare a uno scontro così frontale o a un posizionamento così definito.

Con il suo consenso, potrebbe ritagliarsi un ruolo da “portavoce del Nord” anche a livello nazionale, magari all’interno di future alleanze o trattative su autonomia differenziata.

Infine, come in tutte le cose e come anche in politica, c’è una “soluzione di mezzo”, ma paradossalmente ancora più insidiosa (per Salvini): rimanere “ombra pesante” ma interna: non necessariamente andare in prima fila a Roma, ma restare un “ago della bilancia” nella Lega, esercitando influenza dietro le quinte, soprattutto nelle dinamiche di alleanze, candidature, equilibri interni.

Il potere logore chi non ce l’ha… cosa può frenare Zaia

Ci sono dunque anche elementi che fanno pensare che Zaia possa non schiacciare in modo così frenetico e immediato sull’acceleratore.

Come spesso si dice in politica, proprio per non correre il rischio di “andarsi a schiantare”.

Del resto è già accaduto in passato che qualunque tentativo di scavalcare Salvini e il gruppo dirigente della Lega rischia abbia creato fratture o conflitti interni.

Ma soprattutto, portare a siluramenti.

I beni informati raccontano che nel recente passato un pensierino l’abbiano fatto l’attuale Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (risaputamente non un “salviniano”) e forse anche il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo (bossiano della prima ora), ma siano tornati entrambi a più miti consigli.

Nella Lega è l'ora della resa dei conti tra Salvini e Giorgetti
Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini

Inoltre, anche se ha già fatto in passato del Consiglio dei Ministri, Zaia potrebbe avvertire il rischio di una sorta di “etichetta regionale”.

La sua forte identità come “leader veneto” potrebbe rendergli difficile diventare un riferimento su scala nazionale — specie in un partito che, al momento, ha ancora ambizioni su tutto il territorio italiano.