“Forse io e il mio cognome siamo un problema per qualcuno. Vedremo di farlo diventare un problema reale”.
Con questa frase, Luca Zaia rompe il silenzio e accende i riflettori su una delle vicende politiche più delicate del centrodestra veneto. A poche settimane dalla presentazione ufficiale delle liste per le Elezioni Regionali del Veneto 2025, il governatore uscente si trova al centro di un intrigo politico che intreccia equilibri nazionali, veti incrociati e calcoli elettorali.
Il nodo della Lista Zaia: un simbolo che scompare
Dopo mesi di incertezze e trattative sotterranee, Zaia denuncia la sparizione della sua lista civica e del suo nome dal simbolo elettorale.
“Non c’è nulla di deciso sul mio ruolo alle prossime Regionali. Prendo atto che prima sparisce la Lista Zaia, poi anche il mio nome dal simbolo“.
Secondo fonti interne alla coalizione, lo stop sarebbe la conseguenza diretta di un accordo siglato tra i vertici nazionali del centrodestra. In particolare, Fratelli d’Italia avrebbe posto il veto sulla “Lista Zaia” e sull’utilizzo del suo nome in campagna elettorale, in cambio dell’appoggio alla candidatura di Alberto Stefani (Lega) come governatore.
Il peso politico di Zaia e i timori di Fratelli d’Italia
Dietro la scelta, si nasconde una logica di equilibri elettorali. Le recenti consultazioni, dalle Politiche 2022 alle Europee 2024, hanno mostrato un netto vantaggio di Fratelli d’Italia (oltre il 30%) sulla Lega (intorno al 13-14%). Tuttavia, l’ombra lunga di Zaia potrebbe cambiare gli equilibri: il governatore veneto, tra i più popolari d’Italia, resta un potentissimo catalizzatore di consensi personali.
FdI teme che la presenza del “Doge” possa ridurre, se non annullare, il distacco tra i due partiti. Una dinamica che influenzerebbe non solo il risultato elettorale, ma anche la distribuzione degli assessorati regionali: il partito di Giorgia Meloni, infatti, rivendica almeno cinque posti in giunta.
Zaia non arretra: “Mi piacciono le sfide difficili”
Nonostante i veti, il governatore non sembra intenzionato a restare spettatore.
“Prendo atto del no alla mia lista civica deciso dal tavolo nazionale, anche se non è mai accaduto che si vieti a qualcuno di utilizzare il proprio nome in campagna elettorale“, ha spiegato Zaia.
Pur senza annunciare ufficialmente la candidatura, tutto lascia intendere che correrà come capolista in tutte le circoscrizioni. E lo farà con spirito combattivo:
“Il campo di battaglia non facile è la cosa che mi piace di più”.
Una frase che suona come un messaggio chiaro agli alleati-avversari di coalizione.
Chi lo conosce bene assicura poi che Zaia si butterà nella partita con determinazione per dimostrare quanto pesa ancora il suo consenso personale.
Frizioni tra Lega e Fratelli d’Italia: il malumore si estende anche in Lombardia
Il caso Zaia rischia di amplificare le tensioni tra Lega e Fratelli d’Italia non solo in Veneto, ma anche in Lombardia. L’accordo sul candidato veneto avrebbe infatti riacceso le diffidenze interne al Carroccio.
Il segretario della Lega lombarda, Massimiliano Romeo, ha respinto con forza l’idea di un futuro passaggio di consegne a FdI nel 2028, segnalando che “la Lega non è merce di scambio”. Anche all’interno della giunta di Attilio Fontana, il clima si fa più teso.