Uno strano 25Aprile fra richieste di sobrietà, canti vietati, striscioni e manifestazioni
Di anomalie piccole grandi ce ne sono state tante, ma quella che ha fatto più rumore è arrivata da Ascoli Piceno

E' stato un anniversario della Liberazione più strano del solito, quello di quest'anno. Il 25 Aprile è certamente da sempre al centro di polemiche, a seconda degli anni di diversa intensità. Lo scorso anno aveva tenuto banco l'ancora embrionale protesta "pro Pal" con violenti tafferugli a Milano: venerdì lo slogan lo slogan "Palestina Libera è risuonato in tutti i cortei, per fortuna non si sono verificati scontri gravi (complici forse anche le riflessioni della stessa Anp sulla sanguinaria leadership di Hamas). Ma per la prima volta s'è sentito parlare di "divieto di canto", in nome della "sobrietà": c'è chi ha pensato (inutilmente) di bandire "Bella ciao", più iconico simbolo della Liberazione dall'invasore che non dovrebbe avere nulla di divisivo. Di anomalie piccole grandi ce ne sono state tante, ma quella che ha fatto più rumore è arrivata da Ascoli Piceno, Marche: perché la Questura abbia deciso di "identificare" una giovane panettiera che ha affisso davanti al suo negozio lo striscione "25 aprile, buono come il pane, bello come l'antifascismo", resta ancora da capire.
Il 25 aprile della sobrietà... ma quando mai
Complice la morte di Papa Francesco, forse (almeno così insinuano i maligni) all'interno del Governo non sembrava vero di poter mettere un "silenziatore" al 25 aprile.
I cinque giorni di lutto nazionale (il Papa è morto a Pasquetta, 21 aprile) portavano proprio in quella direzione.
E del resto, il primo a farsi esplicitamente portavoce della stringata nota di Palazzo Chigi era stato il Ministro alla Protezione civile, Nello Musumeci, tra i più vicini alla premier Giorgia Meloni:

"Il lutto nazionale comporta, in ciascuno di noi, un certo adempimento, una certa condotta, altrimenti sarebbe solo un'ipocrisia proclamarlo. Certo che si può celebrare il 25 aprile tutte le manifestazioni sono consentite, ma si fa appello alla sobrietà, considerato il contesto generale, quindi non era un riferimento al 25 aprile, che naturalmente rimane o dovrebbe essere la festa di tutti gli italiani, ma il riferimento era ai cinque giorni di lutto nazionale".
Scontri, violenze, veleni: il lungo elenco di una giornata che divide
Nonostante gli appelli, le riflessioni di storici e politici, il 25 aprile è una giornata che continua a dividere più che unire.
Ecco allora le immagini dei violenti scontri tra antagonisti e Polizia di Stato a Torino, la sera del 24 aprile.
E poi ancora le commemorazioni del Duce e dei gerarchi fascisti nella piazza di Dongo (in provincia di Como dove Mussolini fu arrestato prima dell'epilogo a piazzale Loreto a Milano) e le manifestazioni dei partigiani nella stessa piazza (divisi da un cordone di "blindati" della Polizia di Stato). Da una parte si gridava a squarciagola "Presente", dall'altra si intonava "Bella ciao".
A Cinisello Balsamo, hinterland di Milano, il sindaco leghista Giovanni Ghilardi ha deciso di non far suonare alla banda proprio "Bella ciao".
Anche a Romano di Lombardia, questa volta il presidente del Consiglio, ha invitato i cittadini a non esprimersi in doti canore "partigiane". Ma è stato disatteso.
A Genazzano periferia di Roma si è invece scatenato il panico quando, per la tradizionale festa di San Marco (che cade appunto il 25 aprile) negli uffici comunali sono stati annunciati in arrivo i "Chitarristi da Salò". Quando subito è scattato l'allarme pensando a nostalgici "repubblichini" è stato poi scoperto il marchiano errore (in buona fede o voluto per fare uno scherzo?): era stata cambiata una consonante e in arrivo... c'erano i "Chitarristi da falò", appunto per celebrare San Marco.
Al contrario, a Cesena (Emilia Romagna) anche il sindaco del Pd Enzo Lattuca ha annullato il concerto della banda della città.
E così pure a Legnano (Lombardia), un altro sindaco di centrosinistra, Lorenzo Radice, ha deciso di vietare l’esibizione dell'irriverente band Punkreas.
I casi emblematici: il panificio di Ascoli e gli insulti alla Segre
Ma è dalle Marche che in queste ultime ore si sono registrati i casi più emblematici.
Il primo in ordine cronologico ha riguardato un panificio di Ascoli Piceno: qui gli agenti della Polizia di Stato sono accorsi addirittura con una volante a identificare Lorenza Roiati (nella foto), una panificatrice, nipote di partigiani che aveva affisso sul muro del suo negozio uno striscione con la scritta:
"25 aprile, buono come il pane, bello come l'antifascismo".
E nelle ultime ore, sempre dalle Marche, ma questa volta da Pesaro, stanno facendo discutere gli insulti e le minacce arrivati alla senatrice Liliana Segre (testimone vivente della follia nazifascista dei campi di deportazione e concentramento) dopo la sua partecipazione alle manifestazioni del 25 aprile.
A Pesaro Segre trascorre le vacanze e nella città marchigiana ha conosciuto il marito Alfredo Belli Paci.
Gli insulti sono arrivati dopo la proiezione del documentario "Liliana" e in particolare dopo che l'ex sindaco (ora europarlamentare) Matteo Ricci aveva postato una foto proprio con la senatrice a vita.


Subito a Segre nel pomeriggio e nella serata di ieri sono arrivati attestati di solidarietà bipartisan da tutto il mondo della politica.
Lo striscione della panettiera, il "pellegrinaggio" ad Ascoli
Ma a tenere banco è anche e ancora la vicenda della panettiera di Ascoli.
Qui il panificio di Lorenza Roiati rischia di diventare meta di pellegrinaggio, specie dopo l'inquietante striscione appeso nella città marchigiana.

Lo stesso Matteo Ricci ha commentato amaramente:
"Uno striscione vergognoso. Un’intimidazione fascista. Chiedo a tutte le forze democratiche e antifasciste di non restare in silenzio di fronte a questa minaccia e di vigilare. Al Prefetto e al Questore chiedo massima attenzione. Non lasciamo sola Lorenza. Serve far sentire la solidarietà e la vicinanza di tutte e tutti".
Dopo Ricci per oggi, lunedì 28 aprile è annunciata anche la visita di solidarietà della senatrice Ilaria Cucchi che nel preannunciare la sua iniziativa ha commentato:

"Non è un Paese sicuro quello in cui a venire identificati sono gli antifascisti. Non è un Paese democratico quello in cui le forze di polizia chiedono spiegazioni a chi espone in bella vista non un discorso d’odio, ma le semplici fondamenta della nostra Costituzione. A doversi giustificare sono le autorità che hanno imposto tutto questo. Per questo presenterò un’interrogazione parlamentare. Voglio responsabilità chiare. E scuse ancora più nitide. Siamo tutte e tutti antifascisti. Non ci metterete a tacere".
L'operato della Polizia, la replica del sindaco di Ascoli
Dopo tutto il clamore per quanto avvenuto, sull'operato della Polizia di Stato, incalzato dal Centrosinistra, è intervenuto anche il sindaco di Ascoli, Marco Fioravanti, di Fratelli d'Italia, al secondo posto tra i sindaci più amati dai cittadini secondo l'annuale report de Il sole 24 Ore:

"Dopo una segnalazione, come accade ogni giorno e accaduto anche lo scorso anno il 25 aprile, hanno semplicemente verificato il contenuto di uno striscione. Registrato come il contenuto fosse legittimo e non offensivo, non ne hanno ordinato la rimozione e hanno continuato a svolgere il loro lavoro per garantire la sicurezza dei cittadini".