STALLO DELLA GUERRA

Guerra e pace: insolito asse Salvini-Delrio sull'Ucraina, primi dubbi anche di Draghi

Le soluzioni di Ue e Nato non stanno portando ai risultati sperati e così cambiano i punti di vista sulle strategie. Chi sta con chi.

Guerra e pace: insolito asse Salvini-Delrio sull'Ucraina, primi dubbi anche di Draghi
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Dopo quasi tre mesi di guerra in Ucraina, ora la politica inizia a interrogarsi sulle strategie da portare avanti nella ricerca della pace e del cessate il fuoco. E iniziano ormai a scricchiolare quelle posizioni comuni bipartisan che avevano portato a un unico schema per porre fine all'invasione di Mosca: sanzioni alla Russia per depotenziarla economicamente e armi al Cremlino per difendersi.

Guerra in Ucraina: la politica si divide

Ma ora, come detto, quello schema, quasi un dogma inconfutabile nelle prime settimane del conflitto in Ucraina comincia a essere messo in discussione e nel disegnare scenari nel breve periodo si risaldano assi politici forse nemmeno immaginabili fino a qualche tempo fa.

E a dir la verità di fronte allo stallo del conflitto e all'allungarsi dei tempi che possano preludere alla pace, anche il premier Mario Draghi sembra ora nutrire dubbi e perplessità soprattutto sulle strategie di Nato e Stati Uniti.

Guerra in Ucraina, anche Draghi dubbioso e l'insolito asse Salvini-Delrio

Nella fattispecie il  presidente del Consiglio ha evidenziato in occasione del G7 e prima di volare negli Stati Uniti seppur ancora dell'idea di mantenere la strada di sanzioni a Mosca e aiuti a Kiev spinge per "soluzioni alternative" che possano dare nuova energia propulsiva ai negoziati di pace.

Sotto la lente di Draghi appunto il conflitto che si sta "allungando" e la situazione di criticità sul fronte alimentare che inizia a interessare i Paesi più poveri, dunque, in prospettiva un nuovo problema per l'Europa. Insomma, lo sforzo per la pace è onnipresente ma la posizione dell'Italia matura nella cornice della cooperazione interazione, perché la chiave è l'unità, si evidenzia in ambienti di governo.

“Dobbiamo continuare a sostenere l’Ucraina - ha detto il Presidente Draghi - e dobbiamo andare avanti con il sesto pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia. Allo stesso tempo, dobbiamo fare ogni sforzo per aiutare a raggiungere quanto prima un cessate il fuoco e per dare nuovo slancio ai negoziati di pace. Il G7 deve anche continuare a impegnarsi per aiutare quei Paesi poveri che rischiano una crisi alimentare. Il nostro impegno e la nostra unità sono essenziali”.

Una prospettiva in divenire sulla quale riflettono i partiti. Il Movimento 5 Stelle aveva già posto la questione del riarmo settimane fa. Ora si sono espressi sul tema anche l'ex ministro Graziano Delrio e il leader della Lega Matteo Salvini, i quali, in modo quasi insolito, sono d'accordo sul fatto che il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, debba abbassare i toni riguardo al dibattito sulla guerra.

"A Joe Biden il premier Mario Draghi dovrebbe dire che l’Italia fa la sua parte - afferma l'ex ministro Delrio a La Stampa - ma che vuole promuovere, come diceva Moro nel 1975, un quadro di sicurezza in cui l’Europa sia protagonista, senza delegarlo alla Nato. Le armi sono tutte pericolose e possono uccidere. Nel momento in cui decidiamo di aiutare la resistenza ucraina, stiamo decidendo comunque di fornire strumenti di morte.

Diverso dire però che solo con le armi si fa la pace con la Russia – continua – La deterrenza non risolve nulla, da uno scontro nucleare non ci sarebbe un dopo. È il disarmo l’unica logica, non quella bellica, altrimenti stiamo accettando di lavorare con Putin sul suo terreno, invece che sulla forza della democrazia e dei diritti. Ma perché non ci crediamo? Non sono solo chiacchiere da pacifisti.

Le parole spese dall’Inghilterra o da chi pensa che la pace consista nel piegare Putin - conclude - mostrano una grande irresponsabilità. Gli americani dovrebbero stare attenti a non usare questi toni".

Diffidenza verso gli Usa, Italia sia messaggera di pace

Una posizione che vede curiosamente coincidere le posizioni dell'ex ministro Pd e dell'ex ministro dell'Interno.

Posizione che può essere tranquillamente sintetizzata come una sorta di diffidenza verso gli Stati Uniti e l'atteggiamento di Biden pro guerra, ma in casa d'altri.

Tanto che sia Delrio che Salvini hanno di fatto auspicato che il presidente Usa abbassi i toni (e le sue uscite in questi ultimi mesi non sono state certo diplomatiche), sollecitando un ruolo dell'Italia come mediatore e portatore di pace.

Del resto Salvini   si è trovato in sintonia anche con il presidente francese Emmanuel Macron (con il quale condivide in realtà ben poco):

"Ha ragione, non siamo in guerra contro la Russia. È ora di lavorare per la pace, e le armi allontanano la pace".

IL TWEET DI SALVINI:

Tre mesi di guerra, i partiti "riflettono" e ognuno dice la sua

Spunti di riflessione subito ripresi anche dall'ex presidente della Camera, Laura Boldrini (Pd) e dal capogruppo alla Camera di Liberi e Uguali, Federico Fornaro:

"La Nato non può sostituirsi alla politica e alle istituzioni europee, serve un lungo cammino diplomatico".

In soccorso degli Usa e della Nato sono corsi invece Benedetto Della Vedova e il segretario nazionale del Pd Enrico Letta:

"Sulla Nato c'è un'opera di disinformazione".

Anche da Carlo Calenda (Azione) è arrivata l'investitura a Draghi per negoziare la pace in Ucraina proprio con Macron, mentre di tutt'altro avviso e perentoria è la posizione del presidente della commissione Esteri del Senato, Vito Petrocelli, ex senatore del Movimento 5 Stelle, nella bufera per un messaggio in cui si è espresso decisamente a favore di Putin:

"L'unica scelta politica vera è fermare l'invio di tutte le armi e togliere la fiducia a Draghi".

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