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Truppe di pace e sfiducia a Nordio: aumenta la distanza fra Calenda e il resto dell'opposizione

Azione si sfila dalla votazione sul ministro, Conte e Avs critici sui peacekeeper in Ucraina. Intanto Meloni assicura: "Soldati italiani per Kiev solo se con l'Onu"

Truppe di pace e sfiducia a Nordio: aumenta la distanza fra Calenda e il resto dell'opposizione
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La distanza tra Carlo Calenda e il resto dell’opposizione continua ad aumentare. Il leader di Azione ha scelto di non partecipare alla mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio, presentata da Pd, M5S e Avs. Una decisione che ha suscitato critiche da parte degli altri partiti d’opposizione. Non solo, ad infiammare il dibattito politico nelle ultime ore c'è anche l'invio delle truppe di pace in Ucraina.

Calenda: "Così rafforziamo solo il governo"

Gli altri partiti dell'opposizione, saputo della scelta di Carlo Calenda di non partecipare alla mozione di sfiducia contro il ministro della Giustizia Carlo Nordio, hanno accusato Azione di smarcarsi in modo sistematico dalle iniziative unitarie.

Il leader di Azione Carlo Calenda

"Non possiamo andare avanti con una mozione di sfiducia al mese - ha ribattuto Calenda - perché così non si fa altro che rafforzare il governo. Serve un'opposizione seria e concreta".

Il capogruppo di Azione, Matteo Richetti, ha ribadito la linea del partito: pur criticando l’operato di Nordio, in particolare sulla gestione del caso Almasri, Azione ritiene che presentare mozioni di sfiducia "sia un regalo alla maggioranza", come già dimostrato nel caso Santanchè. Per questo, mercoledì 2 aprile 2025, il partito uscirà dall’Aula al momento del voto.

Il dibattito sulle truppe di pace

Ad infiammare il dibattito politico - e al contempo aumentare questa distanza tra Azione e gli altri partiti di opposizione - vi è la posizione dell'Italia sull'invio di truppe di pace in Ucraina. Il governo Meloni, in una riunione a Palazzo Chigi in preparazione del Vertice sulla pace e la sicurezza dell’Ucraina a Parigi, ha ribadito che l’Italia non parteciperà con propri soldati sul terreno, se non nell’ambito di una missione sotto l’egida delle Nazioni Unite.

Antonio Tajani

"Non invieremo militari in missioni che non siano delle Nazioni Unite, questa è l’unica condizione per noi", ha assicurato il ministro degli Esteri Antonio Tajani, facendo riferimento all’ipotesi di un articolo 5 bis della NATO per garantire la sicurezza europea e l’integrità territoriale dell’Ucraina.

Questa posizione non convince però il Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra, che si oppongono a qualsiasi forma di coinvolgimento italiano in missioni militari in Ucraina.

"Si preparano ad alimentare una nuova escalation con l'invio di truppe, mentre gli italiani devono affrontare tagli e nuove tasse", ha attaccato Giuseppe Conte, accusando il governo di non avere una strategia chiara e di piegarsi alle richieste della NATO.

Nel frattempo invece, Azione ha presentato una propria mozione sulla guerra in Ucraina, in cui chiede al governo di confermare il sostegno a Kiev, aumentare la spesa militare al 2% del PIL e partecipare attivamente alla costruzione di una difesa europea sempre più integrata.

"Vogliamo sapere chi è d’accordo e chi no, senza ambiguità", ha dichiarato Calenda, ponendo ulteriore distanza fra Azione e gli altri partiti dell'opposizione.

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