Proposta di legge

Troppi parrucchieri e barbieri: la Lega vuole “tagliare” le licenze

Il rilascio della licenza dipenderà non solo dal numero disponibile, ma anche dalle qualifiche, dalle esperienze documentate e dal grado di innovazione dei servizi offerti

Troppi parrucchieri e barbieri: la Lega vuole “tagliare” le licenze

La Lega punta a mettere un freno alla crescita incontrollata di parrucchieri e barbieri, soprattutto nei centri urbani. È questo l’obiettivo del disegno di legge presentato alla Camera dei Deputati dal deputato Gianpiero Zinzi, con la firma del capogruppo Riccardo Molinari. La proposta, depositata a maggio e ora assegnata alla Commissione Attività produttive, prevede un contingentamento progressivo delle licenze per i prossimi cinque anni.

Un tetto alle nuove licenze comunali

Il provvedimento affida al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT) il compito di stabilire, d’intesa con Regioni e associazioni di categoria, il numero massimo di nuove licenze rilasciabili in ciascun Comune ogni anno.
Il limite verrà definito sulla base di diversi criteri:

  • densità delle attività già presenti,
  • popolazione residente,
  • flussi turistici,
  • equilibrio territoriale dell’offerta.

Il decreto potrà essere aggiornato annualmente per tenere conto delle variazioni del mercato e delle esigenze locali. Nei Comuni montani, rurali o con carenza di servizi, saranno previste deroghe per evitare squilibri territoriali.

Gianpiero Zinzi

Abilitazioni e criteri più severi

Il testo prevede anche una stretta sulle abilitazioni professionali: il rilascio della licenza dipenderà non solo dal numero disponibile, ma anche dalle qualifiche, dalle esperienze documentate e dal grado di innovazione dei servizi offerti.

Secondo quanto chiede la Lega, il ministero guidato da Adolfo Urso dovrà inoltre adottare un Piano nazionale di riduzione del numero degli esercenti, da aggiornare ogni tre anni.

Il piano includerà:

  • incentivi per la cessazione volontaria dell’attività,
  • progetti di riconversione e riqualificazione professionale,
  • sospensione temporanea delle nuove abilitazioni nei Comuni ad alta densità di saloni.

Sanzioni più dure per chi lavora senza licenza

Il disegno di legge introduce multe molto più salate per chi esercita la professione senza i necessari titoli: da 5.000 a 50.000 euro, con la possibilità di chiusura del locale e divieto di esercizio fino a cinque anni in caso di recidiva.

È prevista anche la nascita di una Commissione di vigilanza nazionale incaricata di monitorare l’andamento del mercato e segnalare eventuali anomalie o abusi.

Le motivazioni politiche ed economiche

Secondo la Lega, la misura mira a contrastare una presunta “liberalizzazione indiscriminata” che avrebbe portato a una saturazione del mercato, specialmente nelle aree metropolitane.

“Vogliamo garantire concorrenza leale, qualità dei servizi e sostenibilità economica per gli operatori del settore”, spiegano i promotori.

Il partito di Matteo Salvini ritiene infatti che l’eccessiva concentrazione di saloni metta a rischio la redditività delle imprese e la qualità del lavoro.

I dati del settore

Ma davvero il settore è così in espansione da meritare uno “stop” alle licenze?

I numeri più recenti a disposizione risalgono a un paio d’anni fa. Secondo Unioncamere, nel 2023 in Italia risultavano attivi poco meno di 94.000 parrucchieri e barbieri, circa 4.000 in meno rispetto al 2018, segno di una leggera contrazione del comparto piuttosto che di una crescita fuori controllo.

L’ultima cifra “ufficiale” diffusa dalle associazioni di categoria per i soli saloni di acconciatura (Codice ATECO 96.02.01) è invece 102.784 imprese (dato Infocamere al dicembre 2022, riportato dalla Camera Italiana dell’Acconciatura).

Le associazioni descrivono un calo nel 2020 per l’effetto-pandemia, seguito da recupero tra 2021 e 2023 e una stabilità/leggera crescita dell’intero comparto benessere (acconciatura + estetica). La CNA quantifica il perimetro “benessere della persona” in 137.846 imprese nel 2023 (tutto il comparto, quindi un’area più ampia dei soli parrucchieri), segnalando il rimbalzo post-Covid.

La distribuzione geografica vede il Nord Italia in testa con il 46,4% delle attività, seguito dal Sud (24%), dal Centro (19,9%) e dalle Isole (9,7%). In media, ogni salone serve circa 650 clienti.

Verso una riforma complessiva del settore

La proposta della Lega non è l’unico tentativo di riforma. Nei mesi scorsi anche Fratelli d’Italia, con il senatore Renato Ancorotti, ha presentato un disegno di legge per aggiornare la normativa di settore, risalente a oltre 25 anni fa.
Il testo prevede nuove figure professionali come l’onicotecnico e il truccatore tecnico, l’obbligo di corsi di formazione regionali da almeno 600 ore e sanzioni più severe per chi opera abusivamente, sempre comprese tra 5.000 e 50.000 euro.

Cosa succede adesso

Il dibattito ora passa alla Commissione Attività produttive, dove il testo inizierà il suo percorso parlamentare.

La misura divide il mondo politico e professionale: da un lato chi chiede regole più stringenti per tutelare la qualità e la concorrenza, dall’altro chi teme un freno all’imprenditorialità e all’accesso al mercato.

Il confronto è solo all’inizio, ma la discussione sulle licenze di parrucchieri e barbieri promette di far dibattere ancora a lungo.