intervista

Transizione ecologica, l'ex ministro Pecoraro Scanio: "Dobbiamo fare di più"

Dal 2 dicembre 2001 al 19 luglio 2008 è stato presidente del partito dei Verdi italiani.

Transizione ecologica, l'ex ministro Pecoraro Scanio: "Dobbiamo fare di più"
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Al Festival del Giornalismo Alimentare che si è tenuto a Torino il 31 maggio e il 1 giugno, ha partecipato l'ex ministro delle Politiche Agricole e Forestali e dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Alfonso Pecoraro Scanio.

Transizione ecologica, parla l'ex ministro Pecoraro Scanio

I colleghi di Prima Torino lo hanno incontrato e intervistato (intervista a cura di Ottavio Currà).

E' tornato all'ombra della Mole dopo molti anni...

"E' sempre un piacere tornare in questa città. Ho tanti amici e amiche qui, mi trovo bene".

A che punto è la transizione ecologica in Italia?

"L'Italia ha avviato la transizione ecologica già nel 2007 e 2008 quando facemmo sia il conto energia che l'ecobonus. Poi è stata sospesa in modo anche marchiano durante il governo di Berlusconi che voleva le centrali nucleari e il governo di Renzi che puntata sulle trivellazioni petrolifere".

E se tutto fosse rimasto sulla linea da lei tracciata, oggi che cosa avremmo?

"Se si fosse investito seriamente sulle rinnovabili allora noi oggi avremmo probabilmente metà della nostra dipendenza dai combustibili fossili che abbiamo. Perché gli italiani avevano e hanno risposto: sono passati da 50 megawatt a 23 mila di energia prodotta dal sole".

E sull'eolico?

"Su questo stiamo dimostrando la capacità di progettare dei grandi impianti di eolico offshore che possono dare moltissimi gigawatt. Abbiamo per di più la condizione particolare che, il nostro paese, nell'idroelettico aveva già una grande storia, una tradizione in questa tecnologia e in generale sulle rinnovabili".

Dobbiamo far funzionare meglio le cose ci sta dicendo?

"Dobbiamo evitare i blocchi contro le rinnovabili. Io aderisco alla domanda della senatrice Loredana De Petris di  avere un commissario nazionale  che sblocchi quelle che sono non le giuste preoccupazioni sugli impianti sbagliati (per esempio quelli sui terreni agricoli). Ma nemmeno quella degli impianti sui terrazzi che stanno sui palazzi storici che non hanno nessun valore storico.

L'altra cosa importante è che la parte di Confindustria delle rinnovabili ha proposto di investire 80 miliardi di fondi propri per fare in tre anni  60 gigawatt di energie rinnovabili. La transizione quindi si può fare peccato però che le lobby del carbone, del petrolio, del gas insistano a cercare di utilizzare il dramma della guerra per ottenere un risultato diverso, cioè quello di ottenere la riapertura delle centrali a carbone e di prolungare la nostra dipendenza dai combustibili fossili".

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