Toscana, primo suicidio medicalmente assistito dopo la legge sul fine vita (poi impugnata dal Governo)
Grazie alla legge regionale approvata a febbraio 2025, un sessantenne affetto da Parkinson ha potuto scegliere con lucidità di porre fine alle proprie sofferenze. L'Associazione Luca Coscioni: "Un atto di civiltà"

Il primo caso di suicidio medicalmente assistito in Toscana è avvenuto lo scorso 17 maggio 2025 nella provincia di Siena. A rendere possibile questo passo è stata la nuova legge regionale approvata a febbraio 2025, che definisce tempi e modalità per l’accesso alla morte volontaria assistita. Una normativa che, pur impugnata dal Governo, resta pienamente applicabile in virtù del precedente costituzionale della sentenza 242/2019 della Corte.
A dare notizia dell’evento è l’Associazione Luca Coscioni, da anni impegnata nella tutela dei diritti civili e nella promozione della libertà di scelta sul fine vita.
La scelta di Daniele Pieroni
Il protagonista di questa vicenda è Daniele Pieroni, scrittore toscano di 60 anni, colpito dal morbo di Parkinson dal 2008. Negli ultimi anni la malattia era progredita al punto da costringerlo a vivere attaccato a un dispositivo di alimentazione (PEG) per 21 ore al giorno, a causa di una grave disfagia. Una condizione di sofferenza continua, fisica e psicologica, che lo ha spinto a considerare la possibilità di porre fine alla propria vita.
La sua richiesta è iniziata formalmente ad agosto 2023, quando, tramite un amico, aveva contattato il Numero Bianco dell’Associazione Luca Coscioni. Da quel momento è iniziato un percorso regolato e trasparente, che ha incluso consulenze, verifiche mediche, e il rispetto di tutte le condizioni previste dalla sentenza "Cappato – DJ Fabo" della Corte costituzionale.
Il 31 agosto 2023 Pieroni ha presentato la domanda all'ASL Toscana Sud Est. Dopo le necessarie valutazioni, il 22 aprile 2025 ha ricevuto l’esito positivo, che confermava il rispetto delle quattro condizioni stabilite dalla Corte per accedere legalmente al suicidio medicalmente assistito: patologia irreversibile, sofferenza fisica o psicologica insopportabile, piena capacità di intendere e di volere, e dipendenza da trattamenti di sostegno vitale.
Una morte serena, nel rispetto delle norme
Meno di un mese dopo, Daniele ha confermato la volontà di procedere. Il tutto è avvenuto nella sua abitazione, nel pieno rispetto della legge toscana e del quadro costituzionale. È stato preparato un farmaco letale, che Daniele si è autosomministrato tramite un dispositivo a doppia pompa infusiva.
L’atto è avvenuto alle 16:47 del 17 maggio 2025. Tre minuti dopo, Daniele ha smesso di respirare, serenamente, come ha raccontato chi gli era vicino in quei momenti. Erano presenti, su base volontaria, due dottoresse e un medico legale dell’ASL, insieme ai familiari, alle badanti, al suo fiduciario Leonardo Pinzi, e a Felicetta Maltese, coordinatrice toscana dell'Associazione Luca Coscioni.
Maltese ha sottolineato come "sia fondamentale che la legge abbia funzionato e che l'ASL abbia agito con serietà e rispetto dei tempi".
Una legge sotto attacco, ma che funziona
La legge toscana, frutto di una proposta popolare sostenuta da oltre 11.000 cittadini, rappresenta oggi un esempio concreto di applicazione dei diritti sanciti dalla Corte Costituzionale. Tuttavia, la sua approvazione è stata accolta con contrasto dal Governo centrale, che ne ha disposto l’impugnazione, sollevando dubbi sulla legittimità costituzionale.

Secondo Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, si tratta di “una scelta ideologica e giuridicamente infondata, che ostacola un diritto già riconosciuto dalla Consulta”. I due attivisti sottolineano come troppe persone, in assenza di leggi applicabili, siano costrette a “emigrare per morire con dignità”.
L'appello alle Regioni
Alla luce del primo caso toscano, l’Associazione Luca Coscioni lancia un appello alle altre Regioni italiane affinché si dotino di normative analoghe, capaci di garantire tempi certi e rispetto della volontà dei cittadini.
“Serve responsabilità istituzionale e coraggio politico – affermano Gallo e Cappato – per assicurare libertà di scelta e un accompagnamento dignitoso nel momento più difficile della vita”.
Pro Vita: Toscana è la Svizzera d'Italia
Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia onlus, è intervenuto sulla questione:
"La legge regionale toscana sul fine vita ha iniziato a produrre le prime derive di morte dopo appena tre mesi dalla sua approvazione, con il caso del 60enne Daniele Pieroni, affetto dal morbo di Parkinson, che ha messo fine alla sua vita lo scorso 17 maggio, la cui notizia è stata diffusa oggi. Lo avevamo detto e purtroppo si sta già verificando, la Toscana è diventata la Svizzera d’Italia, ma rischia in realtà ancora peggio, di diventare come Belgio, Olanda e Canada, tanto per fare alcuni inquietanti e drammatici esempi. Auspichiamo quindi che il prima possibile la Corte Costituzionale esamini, e accolga, il ricorso presentato dal Governo proprio contro la legge toscana sul fine vita, che è palesemente incostituzionale per conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato, affinché sia spenta sul nascere questa deriva. Ci auguriamo inoltre che la maggioranza di centrodestra in Parlamento rifletta su questo caso e stia ben lontana da qualsiasi tentativo di legiferare in materia".
La legge annunciata dall'Esecutivo
Il calvario di Pieroni, viene resto pubblico in contemporanea con un annuncio dell'Esecutivo. Per la prima volta, il tema delicato e divisivo del fine vita è approdato ufficialmente al tavolo dei leader del centrodestra. Durante una riunione a Palazzo Chigi con la premier Giorgia Meloni, i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani, e altri esponenti di rilievo della maggioranza – tra cui Maurizio Lupi, il ministro della Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario Alfredo Mantovano – si è discusso del possibile impianto normativo di un disegno di legge che finalmente affronti la questione in maniera organica.
La necessità di legiferare è stata sollecitata con forza anche dalla Corte costituzionale. Il suo monito al Parlamento è chiaro: dopo anni di stallo e di interventi giudiziari isolati, è tempo di dotare il Paese di una legge organica, chiara e rispettosa della dignità della persona. Qualsiasi norma futura dovrà garantire tutele contro gli abusi, un sistema sanitario equo e meccanismi di controllo che evitino arbitrarietà.