IL PUNTO

Terzo mandato, altro no alla Lega (e la fronda veneta vuol correre da sola). In Basilicata il centrosinistra trova il candidato (ma non Calenda)

Decreto Elezioni: le norme e le novità. Pd e M5S in Basilicata puntano su Domenico Lacerenza per spodestare il generale Vito Bardi

Terzo mandato, altro no alla Lega (e la fronda veneta vuol correre da sola). In Basilicata il centrosinistra trova il candidato (ma non Calenda)
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Via libera al Senato, ora tocca alla Camera.

La fumata bianca al Decreto Elezioni non comporta solo il recepimento delle norme e delle indicazioni tecnico-logistiche per il voto delle Europee e delle Regionali dell'8-9 giugno, ma inevitabilmente andrà a "tenere caldo" il dibattito politico all'interno del Centrodestra e del Centrosinistra di queste ultime settimane.

Decreto Elezioni, ecco le norme e le novità

Il documento ha avuto il via libera nel suo primo passaggio in Parlamento con 79 voti a favore, 39 contrari e 6 astenuti.

Come detto, sono numerose le norme (alcune adottate per la prima volta per gli Enti Locali) al suo interno: in primis appunto il voto di sabato e domenica, alle Europee di giugno. Poi come ormai noto da tempo, l'election day, l'accorpamento delle elezioni amministrative con il voto per Bruxelles e Strasburgo.

E poi ancora, lo stop al limite dei mandati per i sindaci dei piccoli Comuni, il voto nelle città di domicilio temporaneo per gli studenti fuorisede. 

Cosa c'è da sapere in vista dell'8 e 9 giugno

Per il prossimo appuntamento elettorale di giugno, i seggi saranno aperti sabato dalle 15 alle 23, e domenica dalle 7 alle 23. Lo spoglio inizierà subito dopo la chiusura delle urne.

Come detto, il Governo aveva già scelto l'opzione dell'Election Day: insieme alle Europee, si voterà dunque anche per le Amministrative che interesseranno 3.900 Comuni.

Le elezioni per le Province (affidate ancora al voto dei rappresentanti proprio delle Amministrazioni comunali) sono state invece fissate per il 29 settembre.

Le novità per i Comuni

Proprio per i Comuni, la novità più rilevante riguarda le realtà locali con meno di 5mila abitanti: i sindaci infatti non avranno più alcun limite ai mandati (finora era di tre).

Nei comuni tra 5.000 e i 15.000 abitanti il limite da due sale a tre. In quelli oltre i 15mila invece rimane il limite.

Firme ed eleggibilità

Infine, alcuni "tecnicismi".

Il Decreto prevede infatti che siano esentati dalla raccolta delle firme per presentare le liste alle Europee, tutti i partiti che abbiano un gruppo parlamentare nel Parlamento italiano o che abbiano almeno un eletto, purché abbiano presentato il proprio simbolo alle elezioni.

Sono esentati anche i partiti aderente ad uno dei partiti europei che abbiano nel Parlamento europeo un deputato eletto nelle circoscrizioni italiane.

Per i partiti o movimenti non esentati, il numero delle firme necessarie per presentare le liste è stato "dimezzato".

Per le Regionali sono esentati i partiti presenti in almeno uno dei rami del Parlamento.

Infine, sono ineleggibili nei Consigli regionali non più i dipendenti delle stesse Regioni, come era sinora, ma solo quelli che "svolgono funzioni e attività amministrative".

Restano i ballottaggi, altro no alla Lega

Come detto, l'approvazione del Decreto porterà anche "ricadute" nel dibattito politico.

Fresca della bocciatura in Parlamento sul terzo mandato delle Regioni, la Lega ha doto incassare il "no" allo stop ai ballottaggi.

Il partito di Matteo Salvini aveva infatti proposto di cancellare la seconda votazione nei Comuni sopra i 15mila abitanti se un candidato al primo turno superasse il 40% dei voti.

Il Carroccio ha però accettato di trasformare la proposta in un ordine del giorno dopo la richiesta di Fratelli d'Italia di ritirare l'emendamento.

Elly Shlein

Una proposta che era stato accolta con scetticismo dall'Anci (l'associazione dei Comuni) e con un giudizio ancor più negativo dal Partito democratico dove il segretario Elly Schlein ha commentato senza mezzi termini:

"Uno sfregio alle basilari regole democratiche".

Massimiliano Romeo, Matteo Salvini

Sul fronte leghista, il capogruppo al Senato Massimiliano Romeo ha però provato a vedere il bicchiere "mezzo pieno", andando di fatto a smorzare i toni:

"Abbiamo accolto l'invito alla trasformazione dell'emendamento in ordine del giorno. Su questo tema possiamo comprendere che a due mesi dal voto sarebbe non corretto, quindi ci può stare. Per noi era importante porre la questione".

Lega-FdI, resta la tensione: il caso Veneto

Tra Lega e FdI resta però la tensione. Il "caso Veneto" rischia di portare all'estremo una convivenza che negli ultimi mesi è davvero ai minimi termini tra i due partiti.

Il "no" al terzo mandato per i Governatori è solo la punta di un iceberg di "malessere" e tra l'altro la Lega deve anche fare i conti con i suoi "mal di pancia" interni.

Fatto sta che a lanciare benzina sul fuoco in queste ore ci ha pensato Roberto Marcato, assessore allo Sviluppo Economico proprio nella Giunta della Regione Veneto guidata da Luca Zaia.

Roberto Marcato
Roberto Marcato

Il rappresentante leghista ha avanzato lo spauracchio di una clamorosa rottura con FdI:

"Se il partito della premier, Fratelli d'Italia, dice 'noi o noi' e basta, dobbiamo andare al voto da soli, senza gli alleati di centrodestra. Costruiamo un'alleanza con la lista Lega, la lista Zaia, che già esiste da moltissimi anni, più una lista autonomista veneta e vinciamo di sicuro sia contro il resto del centrodestra sia contro Pd e alleati".

E gli altri? Il "terremoto" in Basilicata e il rebus Calenda

Guardando agli altri partiti, la situazione non è certo più fluida.

Dopo il colpo gobbo in Sardegna, l'esperimento del Campo Larghissimo provato in Abruzzo (con risultati pessimi) sembra già morto e sepolto.

E la scelta dell'asse Pd-M5S (con +Europa) di puntare in Basilicata su Domenico Lacerenza (una candidatura pare imposta dal Movimento 5 Stelle) pare abbia sgretolato qualsiasi possibilità di alleanze e collaborazioni nella sfida al Centrodestra.

Domenico Lacerenza

Sia Renzi (Italia Viva) che Calenda (Azione) non hanno mancato critiche alle strategie di dem e pentastellati.

Il generale Vito Bardi

Entrambi hanno manifestato la possibilità di appoggiare il candidato del Centrodestra Vito Bardi (governatore uscente), anche se non è escluso che il Centrosinistra possa in extremis cambiare il suo candidato.

Carlo Calenda

In questo momento decisamente "agitato" a tenere banco è soprattutto il rebus Calenda. Il leader di Azione in questi ultimi giorni è dato in clamoroso "avvicinamento" a Forza Italia e addirittura a Giorgia Meloni.

Del resto, nei mesi scorsi le voci di un ritorno di Mariastella Gelmini in FI si erano fatte insistenti, così come quelle (pare subito dopo le Europee) di Mara Carfagna.

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