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Tajani: "Le Lega è la Lega, FI è FI… altrimenti avremmo fatto il partito unico"

Prove di pace nella maggioranza, intanto domani Meloni vola a Parigi da Macron e "Volenterosi"

Tajani: "Le Lega è la Lega, FI è FI… altrimenti avremmo fatto il partito unico"
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Un weekend ad alta tensione per il governo italiano, segnato da attriti tra Lega e Forza Italia, ha visto scontrarsi apertamente i vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani.

La telefonata a Vance e le affermazioni di Durigon

Il casus belli? Una telefonata tra Salvini e il vicepresidente degli Stati Uniti JD Vance, che ha irritato Forza Italia. La Lega ha presentato l'iniziativa come un passo per rafforzare la partnership tra Roma e Washington, ma Tajani ha subito ricordato che la politica estera spetta al ministro degli Esteri.

A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stato Claudio Durigon, vicesegretario della Lega, che ha sostenuto che Tajani "deve farsi aiutare" nella gestione dei rapporti con gli Stati Uniti.

Parole che il ministro degli Esteri non ha preso bene, replicando in modo secco: "Non mi sento in difficoltà, lo giudicheranno gli elettori". Tajani ha poi rincarato la dose in un evento a Milano organizzato dai giovani di Forza Italia: "Un partito quaquaraquà parla senza studiare e riflettere", un attacco non troppo velato ai leghisti del gruppo dei Patrioti all'Europarlamento.

L'attacco delle opposizioni e l'intervento di Meloni

Le tensioni hanno scatenato le opposizioni, con la segretaria del Pd, Elly Schlein in prima linea, che ha dichiarato: "Il governo non sta più in piedi". Anche Riccardo Magi di +Europa ha criticato la spaccatura nell'esecutivo: "Meloni non ha una maggioranza in politica estera, ci sono due linee diverse". Ma Forza Italia ha minimizzato le tensioni: "Le opposizioni si illudono, il governo andrà avanti", ha assicurato Tajani.

Nel tentativo di spegnere l'incendio, Giorgia Meloni ha contattato Tajani per cercare di ricomporre i rapporti con Salvini. Il leader della Lega ha teso una mano: "Con Tajani abbiamo rapporti splendidi. Leggo i giornali e sorrido". Un tentativo di gettare acqua sul fuoco, mentre dietro le quinte le frizioni tra i due restano forti. Fonti di maggioranza raccontano che i vicepremier non si parlano quasi più, incrociandosi solo nei Consigli dei ministri.

Raffaele Nevi, Forza Italia
Raffaele Nevi

E nella coalizione nel frattempo c'è chi auspica un vertice fra i leader per provare ad abbassare le tensioni, in parte legate al passaggio del deputato Davide Bellomo dalla Lega a FI, e alla concorrenza fra alleati sui territori. Intervistato da Affaritaliani.it, il portavoce nazionale di Forza Italia e vice-capogruppo vicario alla Camera, Raffaele Nevi ha però smentito questa possibilità.

"Nessun vertice di maggioranza, non serve. I leader della coalizione di governo si vedono e si sentono continuamente e non ci sono problemi di fondo se non enunciazioni per rimarcare le proprie posizioni e la propria identità - ha spiegato -. I toni sono diversi, ovvio, ma non è una novità. Così come le differenze che abbiamo in Europa e infatti siamo in famiglie diverse. Tajani ieri ha spiegato che vuole fare un partito serio e non superficiale e non fatto di quaquaraquà, ma non ha detto che la Lega è un partito di quaquaraquà - ha precisato Nevi -. In Parlamento la settimana scorsa abbiamo votato uniti la risoluzione della maggioranza, quello conta. Non ci sono problemi nella maggioranza e non ci sarà nessun vertice per fare chiarezza. Tajani semmai è molto dispiaciuto per gli attacchi di bassissimo livello ricevuti dal Pd e da personaggi come Zingaretti. È a sinistra che ci sono le divisioni, non nel centrodestra".

Tajani: "Rapporti positivi con Salvini"

A provare a mettere un punto sul suddetto gelo tra Forza Italia e Lega è stato lo stesso Antonio Tajani, intervenuto sull'argomento a margine di una conferenza. Il Ministro degli Esteri ha accertato l'esistenza di un clima disteso con Matteo Salvini ma ha comunque puntualizzato la distanza tra i due partiti, affermando la propria identità distinta nonostante l'alleanza di governo.

Antonio Tajani

"Con Salvini ci sentiamo sempre, le sue parole sono state chiare come le mie: i rapporti sono più che positivi, lavoriamo insieme al governo, poi che siamo forze politiche diverse questo si, altrimenti avremmo fatto il partito unico, la Lega è la Lega, Forza Italia è Forza Italia", ha detto Tajani.

"I partiti seri approfondiscono tutti i temi e gli argomenti, i populisti sono tanti nel mondo, sono quelli che non affrontano seriamente i problemi e lavorano soltanto con slogan, da parte mia non c’è stato nessun riferimento specifico, era un riferimento teorico a come un partito deve muoversi per essere serio neo confronto degli elettori – ha continuato Tajani -. Alternative fùr Deutschland è un partito populista, il M5S è un partito populista, mai parlato della Lega o fatto alcun riferimento e credo che Salvini lo abbia capito molto bene".

Secondo quanto raccolto da Askanews inoltre, prima di partire per Parigi, Meloni avrebbe organizzato un vertice con i suoi vice Antonio Tajani e Matteo Salvini per un chiarimento sulla linea di politica estera, dopo le tensioni dei giorni scorsi.

Meloni a Parigi da Macron e "Volenterosi"

La premier Giorgia Meloni è attesa questa sera nella capitale francese per partecipare domani - giovedì 27 marzo 2025 - al vertice dell'Eliseo con la cosiddetta coalizione dei "volenterosi", un summit convocato da Emmanuel Macron per discutere la possibilità di una forza di interposizione militare in Ucraina.

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio e leader di FdI
Giorgia Meloni

Al tavolo di Parigi siederanno i leader di 31 Paesi, dall'Europa al Commonwealth fino all’Asia, per valutare strategie di supporto a Kiev e le condizioni per un cessate il fuoco monitorato da una missione internazionale. La premier italiana, in linea con la sua posizione espressa nei consessi europei, ribadirà il "no" all’invio di truppe italiane sul terreno, pur restando aperta a un eventuale intervento sotto l’egida dell’ONU solo dopo un accordo tra le parti. Tra i temi chiave dell’incontro anche la necessità di mantenere un fronte occidentale compatto, evitando divisioni tra Stati Uniti e Unione Europea.