COLPO DI SCENA

Stop motori benzina e diesel nel 2035, ora L'Ue "frena" e Meloni esulta: "Ogni Paese possa decidere per sè"

L'adozione del regolamento è per il momento rinviata a data da destinarsi. La soddisfazione del nostro presidente del Consiglio

Stop motori benzina e diesel nel 2035, ora L'Ue "frena" e Meloni esulta: "Ogni Paese possa decidere per sè"
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Alla fine il caso, almeno per il momento, si è sciolto come neve al sole. Come spesso accade, tutto è stato rinviato a data da destinarsi.

L'Unione Europea, dopo aver ascoltato gli ambasciatori dei vari Stati membri, ha infatti deciso di rinviare l'adozione del regolamento sulle emissioni di Co2 per auto e furgoni nuovi a un prossimo Consiglio.

Una (non) decisione che ha fatto esultare il premier Giorgia Meloni (ma poche ore prima era stata anche la Lega a rivendicare il rinvio) che ha parlato apertamente di "successo dell'Italia".

Rinvio per le emissioni di Co2, esulta la Meloni

Il presidente del Consiglio, impegnata in una missione all'estero in India è stata chiara nel manifestare la sua soddisfazione:

"Il rinvio, a data da destinarsi, del voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove diesel e benzina è un successo italiano."

Il leader di Fratelli d'Italia ha spiegato quelle che sono state le strategie che di fatto avevano messo il nostro Governo tra i Paesi più contrari al provvedimento elaborato dall'Ue.

Stop alla Co2 di auto e furgoni, la posizione dell'Italia

Nella fattispecie, il presidente del Consiglio ha evidenziato la posizione dell'Italia e le strategie che l'Esecutivo intende portare avanti nel breve e nel medio periodo.

In particolare, la considerazione condivisa all'interno della maggioranza di Governo che una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione.

Sotto la lente erano infatti finite fin da subito le tematiche legate alle dinamiche produttive e occupazionali che avevano fatto scattare un grido d'allarme in un momento particolarmente delicato con l'Europa impegnata a fronteggiare la ripartenza da crisi economica e Covid, ma anche le conseguenze della guerra in Ucraina e del caro bollette.

La scadenza del 2035, di cosa si tratta

Del resto, del regolamento in procinto di essere adottato dall'Ue si parla addirittura dall'estate del 2021.

Ma lo stop alle emissioni di anidride carbonica dal 2035 per auto e furgoni rischiava di diventare un tormentone potenzialmente in grado di divedere l'Europa su più fronti proprio in un momento in cui è invece fondamentale l'unità di intenti.

Il regolamento messo nero su bianco prevede lo stop delle immatricolazioni dal 2035. Un provvedimento decisamente in rampa di lancio perché il documento concordato con il Parlamento europeo era già stato approvato con il voto contrario di Polonia e l'astensione della Bulgaria.

A Polonia e Bulgaria si era ultimamente allineata anche l'Italia (a fine febbraio), che aveva finora invece dato il suo assenso, mentre non c'era ancora stata una presa di posizione decisa e definitiva da parte della Germania.

Proprio la posizione di Berlino, quando tutto sembrava aver preso una certa direzione, è quella che al momento ha portato al rinvio e tiene in stand by la vicenda: Il Governo tedesco appare infatti ora a sorpresa diviso: i liberali spingono per inserire una serie di condizioni a tutela dei carburanti puliti, mentre verdi e socialdemocratici sarebbero per un via libera allo stop del 2035.

 

Il premier soddisfatto: "Avanti così"

Il rinvio a data da destinarsi ha dunque soddisfatto il presidente del Consiglio:

"La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata".

Un concetto rimarcato dal premier che comunque non ha certo mostrato disinteresse verso il tema, mettendo piuttosto in discussione metodo e soprattutto i tempi:

"Giusto puntare a zero emissioni di Co2 nel minor tempo possibile, ma deve essere lasciata la libertà agli Stati di percorrere la strada che reputano più efficace e sostenibile. Questo vuol dire non chiudere a priori il percorso verso tecnologie pulite diverse dall’elettrico. È questa la linea italiana che ha trovato largo consenso in Europa".

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