"tornare a carta e penna"

Stop ai cellulari a scuola: il piano del ministro Valditara per vietarli anche alle superiori

Valditara annuncia nuove misure contro l’uso degli smartphone tra i banchi: proposte a livello europeo e un appello per vietare i social sotto i 15 anni

Stop ai cellulari a scuola: il piano del ministro Valditara per vietarli anche alle superiori
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Una nuova stretta sull’uso dei cellulari nelle scuole italiane potrebbe entrare in vigore già dal prossimo anno scolastico. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, nel corso della trasmissione “Cinque Minuti” su Rai1, anticipando l’intenzione del governo di estendere il divieto attualmente in vigore nel primo ciclo scolastico anche agli istituti superiori.

“Dal punto di vista scolastico, l’impatto degli smartphone è negativo. I dati che abbiamo sono sconvolgenti”, ha dichiarato Valditara.

Stop ai cellulari a scuola: il piano di Valditara per vietarli anche alle superiori

Secondo quanto spiegato dal ministro, il divieto sarà formalizzato attraverso una circolare ministeriale che verrà emanata nelle prossime settimane. Il provvedimento includerà non solo l’uso personale dei telefoni cellulari, ma anche quello per fini didattici, un aspetto che segna una discontinuità rispetto a precedenti normative più permissive.

L’obiettivo è chiaro: disintossicare gli studenti dall’uso compulsivo della tecnologia e riportarli a modalità di apprendimento più tradizionali, come lo studio su carta e l’utilizzo della scrittura manuale. Valditara ha citato dati allarmanti: un incremento triplo dei casi di bocciatura tra i ragazzi che fanno un uso smodato del cellulare, disturbi del sonno nel 38% degli adolescenti e persino l’accesso a contenuti pornografici da parte di bambini di appena sei anni.

Una proposta anche a Bruxelles

Il piano italiano, però, non si ferma ai confini nazionali. Il ministro ha infatti presentato il 12 maggio a Bruxelles una proposta per introdurre una raccomandazione europea che vieti l’uso dei cellulari nelle scuole fino ai 14 anni. Una misura che ha già ottenuto l’appoggio formale di diversi Paesi tra cui Austria, Francia, Ungheria, Slovacchia e Svezia. Altri, come Belgio, Grecia e Lituania, hanno manifestato interesse a seguire la stessa direzione.

La Francia è stato il primo Paese a muoversi in questa direzione nel 2018, seguita da altri Stati che, con varie modalità, hanno iniziato a regolamentare l’uso degli smartphone negli ambienti scolastici. In Italia, il divieto per le scuole del primo ciclo è già in vigore, mentre la Finlandia ha recentemente approvato una legge che limita l’uso dei dispositivi elettronici durante le lezioni, salvo eccezioni per motivi educativi o sanitari.

I social sotto accusa: vietarli ai minori di 15 anni

Nel corso dell’intervista, Valditara ha rilanciato anche un altro tema sensibile: quello dell’accesso ai social network da parte dei minori. Il ministro ha definito “urgente” un intervento legislativo per vietarne l’uso ai ragazzi sotto i 15 anni, appoggiando una proposta di legge bipartisan attualmente in discussione in Parlamento.

Stop ai cellulari a scuola: il piano del ministro Valditara per vietarli anche alle superiori
Cellulare e minori

Secondo Valditara, l’esposizione precoce ai social comporta gravi rischi per lo sviluppo psico-emotivo dei giovani: difficoltà di concentrazione, aumento di ansia e depressione, perdita di empatia e isolamento sociale sono alcune delle conseguenze segnalate da numerosi studi scientifici.

Il caso del docente e la riflessione sul ruolo educativo

Infine, il ministro ha commentato il caso di un docente autore di un post minaccioso nei confronti della figlia della premier Giorgia Meloni. Pur non entrando nel merito del procedimento disciplinare, Valditara ha affermato che chi utilizza i social per incitare alla violenza o diffondere odio si rende “incompatibile con l’insegnamento”. Il rispetto del ruolo educativo e della responsabilità che ne deriva è stato ribadito come valore imprescindibile per il mondo della scuola.

E' evidente che il piano punti ad una riforma culturale, prima ancora che normativa. Ridurre la dipendenza digitale fra i giovani, tutelare la loro salute mentale e restituire centralità al rapporto diretto con la conoscenza sono gli obiettivi dichiarati.

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