Il "grande malato" sportivo

Stadi, pubblicità di scommesse, vivai: come il Governo vuole riformare il calcio

Salvini: "Basta comprare stranieri brocchi, si investa sui vivai. Poi la Nazionale ne risente"

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Non solo i risultati, ma anche le strutture e l'attività di base. Che il calcio italiano - al di là di qualche sporadico exploit - sia in crisi da tempo è evidente. E proprio a questa situazione vuole mettere mano il Governo, con una risoluzione presentata dal senatore Paolo Marcheschi (Fratelli d'Italia) che tratta la questione a 360° e che è stata approvata dalla Camera.

Come il Governo vuole riformare il calcio

Uno dei problemi da sempre evidenziati è l'assenza quasi totale di impianti di proprietà delle società in Italia. Soltanto in rari casi (Juventus, Atalanta, Udinese, Sassuolo) le squadre sono proprietarie degli stadi in cui giocano, potendo dunque disporre senza particolari trafile di operazioni di ammodernamento.

Perché, è innegabile, uno dei grandi mali del calcio azzurro è proprio la situazione degli stadi, in molti casi vecchi e fatiscenti.

Gli stadi

La commissione Cultura, dopo un ciclo di audizioni di oltre 40 stakeholders, ha suggerito al Governo di intervenire sia sulle concessioni, sia sulla possibilità di ammodernare gli impianti. Impossibile pensare che siano le Amministrazioni locali a farsi carico degli interventi, e dunque è necessario favorire investimenti pubblici e attrarre capitali privati per l’ammodernamento di strutture sportive obsolete e la realizzazione di nuovi impianti, anche attraverso misure di semplificazione normativa, per avere in tempi certi le autorizzazioni e le licenze necessarie per gli investimenti.

Un occhio di riguardo viene dato, nella risoluzione, a sostenibilità ambientale, riqualificazione delle strutture nei territori più svantaggiati, possibilità di uso gratuito per chi vive condizioni di disagio (sul modello Caivano, per capirci).

Il testo approvato dalla Commissione, poi, si pone l'obiettivo di  favorire la cessione degli impianti pubblici, in particolar modo quelli di proprietà dei comuni, quando l’ente locale non è in grado di effettuare interventi di manutenzione o di ammodernamento.

La pubblicità delle scommesse

E se su questo primo punto possono più o meno essere tutti d'accordo, è destinato a far maggiormente discutere il capitolo dedicato al via libera alla pubblicità delle società di scommesse (vietata nel 2018 dal Decreto Dignità).

"Il divieto imposto ha portato a un aumento, soprattutto online, del gioco di azzardo anche nelle fasce dei più giovani e un aumento del gioco illegale nel settore delle scommesse. La misura adottata ha ampiamente disatteso le aspettative del legislatore non risultando affatto efficace al contenimento dei fenomeni di ludopatia a fronte, invece, di una riduzione delle entrate per le società sportive che ha penalizzato il sistema calcio italiano rispetto al contesto europeo".

E dunque, via libera nuovamente alla pubblicità diretta e indiretta per i concessionari del gioco, con un orecchio alle richieste delle società, che da tempo chiedono di destinare una quota annuale dei proventi derivanti da giochi sullo sport e scommesse sportive agli organizzatori degli eventi sui quali si scommette.

Nel testo il contributo di scopo è quantificato almeno all'1%, e deve essere destinato alla costruzione di nuovi stadi e all’ammodernamento di quelli vecchi. Il contributo verrebbe gestito dallo Stato con un apposito fondo.

La condizione è che sia vincolata al finanziamento di interventi in favore dei settori giovanili, dell’impiantistica sportiva e del calcio femminile.

Sgravi fiscali

Il testo suggerisce anche di valutare l’opportunità di introdurre sgravi fiscali per gli investimenti in infrastrutture sportive dedicati, in particolare, al settore giovanile, dilettantistico, amatoriale e femminile. Si chiede di prevedere un meccanismo premiale per le società di calcio che raggiungano risultati di bilancio virtuosi e che impieghino in prima squadra gli atleti e le atlete che hanno prestato attività nei propri vivai da almeno cinque anni.

Salvini: "Investire nei vivai, non negli stranieri scarsi"

Alla conferenza di presentazione ha partecipato anche il vicepremier Matteo Salvini, che ha parlato non solo da ministro ma anche da tifoso (è notoriamente un supporter del Milan), riproponendo un "mantra" che si sente in Italia da qualche lustro:

"Ci sono troppi stranieri scarsi nelle nostre squadre. Un conto è avere qui Maradona, Platini o Gullit, ma non mi sembra il caso. Più che chiedere sconti per bidoni dall'estero, investiamo sui vivai".

"Anche perché la nazionale ad alto livello poi ne risente. Se riempi la squadra di brocchi senza italiani in campo poi la nazionale poi fa quello che può".

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