Il ritorno dalle vacanze porta buone notizie al Centrodestra e in modo particolare per il partito che ormai da tre anni fa da traino a questo Governo.
Secondo l’ultima rilevazione Swg, Fratelli d’Italia, con leader e presidente del Consiglio Giorgia Meloni guadagna infatti lo 0,3% e raggiunge il 30,2%, confermandosi ampiamente primo partito non solo della coalizione, ma nel panorama politico del Paese.

Il “potere” non logora chi ce l’ha, FdI primo partito
Evidentemente, parafrasando un po’ una storica espressione dell’allora presidente del Consiglio e leader della Democrazia Cristiana, Giulio Andreotti, oggi si potrebbe dire che “il potere non logora chi ce l’ha”.
Il Governo si appresta a tagliare il traguardo dei tre anni di legislatura (uno dei più longevi nella storia della Repubblica) e nel frattempo non solo Fratelli d’Italia non vede scalfito il suo consenso, ma l’ha addirittura incrementato.
E negli ultimi giorni, i dati Istat sull’occupazione e le parole di apprezzamento della presidente della Bce Lagarde hanno evidentemente dato un’ulteriore spinta nel gradimento degli italiani verso l’Esecutivo.
Tutto questo nonostante alcune criticità che la coalizione di Centrodestra sta comunque affrontando ad esempio su nodi di politica estera (tensioni e battibecchi tra Lega e Forza Italia) e nelle strategie per le Regionali, soprattutto per quanto riguarda il Veneto.
Il competitor del Centrosinistra: Pd in calo
Il Partito Democratico invece perde terreno: quasi mezzo punto in meno, che lo porta al 22%.

In questo senso pur rimanendo ampiamente il primo partito nel Centrosinistra, la distanza da Fratelli d’Italia è ormai considerevole dopo che in alcuni momenti di rilevazioni passate (quando FdI era attorno al 27%) tra i dem si era iniziato a progettare di tallonare e insidiare in maniera più concreta Meloni e i suoi.
Probabile che le ultime critiche esternate anche da personaggi autorevoli riguardo le linee del partito (negli ultimi giorni l’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, ma anche l’ex deputata Anna Paola Concia, ora emigrata in Germania, e l’ex ministro Rosy Bindi) stiano condizionando le riflessioni all’interno degli iscritti, simpatizzanti e più in generale degli elettori.

Senza contare il pressing sempre asfissiante dei riformisti sull’attuale segretario Elly Schlein e le “beghe” in Toscana, Puglia e Campania per le scelte dei candidati governatori.
Quelli che stanno nel “limbo”: Forza Italia, Lega e Movimento 5 Stelle
Poi ci sono quelli nel limbo. Che una volta sono stati “grandi” e vorrebbero ridiventarlo.
Nell’ambito del Centrosinistra e comunque dell’attuale opposizione, è stabile il Movimento 5 Stelle al 13,3%, pur con un lieve calo (-0,1%).
Il nuovo corso ormai collaudato dell’ex premier Giuseppe Conte non sta portando balzi particolari, ma nemmeno un tracollo o l’estinzione anche se in alcuni Comuni o Regioni il movimento fatica a far le liste.

L’espressione di una propria figura alla guida della Sardegna e soprattutto la prossima ormai quasi ufficiale candidatura dell’ex presidente della Camera Roberto Fico alla guida della Campania potrebbero portare nuova linfa di consenso.

Tra gli alleati di Governo piccoli segnali positivi: la Lega sale all’8,6% (+0,2) e Forza Italia all’8,2% (+0,1), in crescita ma comunque lontanissimi da quando il Carroccio toccò il 40% o dai fasti del consenso dei tempi berlusconiani.

La posizione dei due leader Matteo Salvini e Antonio Tajani non sembra in discussione o in pericolo nel breve periodo, ma la “base” sul fronte Lega e Piersilvio Berlusconi sul fronte azzurro non hanno risparmiato bordate ai due segretari.
Gli altri riscontri del panorama politico: i partiti “minori”
Naturalmente, guardando i risultati del sondaggio Swg è d’obbligo uno sguardo ai partiti “minori”.
Tra questi, Alleanza Verdi-Sinistra resta al 6,7%, Azione (che strizza sempiù l’occhio al Centrodestra) cresce al 3,5%, Italia Viva arretra leggermente, mentre +Europa e Noi Moderati rimangono invariati.
Ma c’è un partito ancora più “forte”: lo spauracchio astensionismo
Il dato forse più significativo riguarda però i cittadini che non si esprimono. Quello degli astensionisti si conferma infatti ancora il “primo partito” nel nostro Paese.
Secondo il sondaggio pubblicato nelle scorse ore, l’area del non voto o dell’incertezza sale addirittura al 33%, evidenziando quattro punti percentuali in più rispetto all’ultima rilevazione di fine luglio.
Un segnale di crescente distanza tra politica e opinione pubblica nonostante la consapevolezza dei partiti riguardo questo trend di disaffezione che ormai da tempo interessa tutte le tornate elettorali (in passato solo i referendum ne venivano condizionati) senza più distinzioni geografiche tra Nord e Sud Italia.