Sit-in del Pd davanti alle sedi Rai. "Referendum oscurati"
A Roma Schlein, Conte, Bonelli e Fratoianni: "Il quorum è possibile"

Nel pomeriggio di lunedì 19 maggio 2025, Piazza Vittorio a Roma è diventata teatro di una mobilitazione politica e sindacale contro quello che i promotori definiscono un "oscuramento mediatico" da parte del servizio pubblico radiotelevisivo.
L’iniziativa, lanciata dal Partito Democratico, ha visto la partecipazione congiunta della segretaria Elly Schlein, del leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte e del segretario generale della CGIL Maurizio Landini, uniti in una protesta che punta il dito contro la Rai, accusata di non dare adeguata visibilità ai cinque referendum in programma l’8 e 9 giugno.
In parallelo, si sono svolti presìdi in tutte le sedi regionali dell’emittente.
Elly Schlein: “La Rai non deve orientare, ma informare”
“La Rai ha il dovere di informare i cittadini su cosa e quando si vota. Il servizio pubblico deve garantire pluralismo e trasparenza, non tacere”.
Con queste parole Elly Schlein ha aperto il presidio davanti alla sede centrale della Rai a Roma. Il bersaglio principale della protesta è il silenzio dell’emittente nazionale sui quesiti referendari, quattro dei quali riguardano lavoro e precarietà, mentre il quinto punta ad ampliare i criteri per ottenere la cittadinanza italiana.

“La Rai non deve dire come votare, ma deve dare spazio al confronto, soprattutto su temi così centrali per la vita dei cittadini. Noi, come Partito Democratico, sosteniamo il Sì su tutti i cinque quesiti e saremo in piazza anche stasera, alla maratona contro l’astensionismo, insieme a tutte le forze politiche, sociali e sindacali che condividono questa battaglia”, ha aggiunto Schlein.
Sandro Ruotolo: “TeleMeloni viola il pluralismo, serve riforma della Rai”
A rilanciare l'accusa è stato anche Sandro Ruotolo, responsabile dell’informazione nella segreteria nazionale del Pd, che ha parlato apertamente di “vergognoso oscuramento” da parte della Rai. In una nota, ha dichiarato:
“Il silenzio della Rai è il risultato diretto del diktat del Governo Meloni, che spinge apertamente all’astensione temendo il raggiungimento del quorum. Proprio per questo è importante votare: chi ha paura della democrazia prova a spegnerla”.

Ruotolo ha inoltre ricordato l’imminente entrata in vigore del Media Freedom Act europeo, prevista per l’8 agosto, che impone standard più rigorosi su indipendenza e pluralismo dei media pubblici. “Il Parlamento e il Governo devono adeguarsi. È il momento di una vera riforma della Rai, che la renda autonoma e al servizio dei cittadini, non del potere”.

La fronda interna al Pd e il caso Madia
Nonostante l’unità di facciata, la linea del Partito Democratico sui referendum ha rivelato delle crepe. Una lettera firmata da esponenti dell’ala riformista del partito – tra cui Lorenzo Guerini, Pina Picierno, Giorgio Gori, Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filippo Sensi – ha annunciato il sostegno al solo referendum sulla cittadinanza, esprimendo contrarietà agli altri tre quesiti che mirano ad abrogare parti del Jobs Act.
“Voteremo sì solo sullo ius scholae. I problemi del lavoro si affrontano guardando al futuro, non con rese dei conti col passato”, hanno spiegato.
La maratona oratoria, asse con Conte
In serata, in Piazza Vittorio, si è tenuta una “maratona oratoria” in sostegno dei cinque referendum. Oltre 100 interventi da tre minuti ciascuno si sono alternati sul palco. Fra i protagonisti: Elly Schlein, Giuseppe Conte, Maurizio Landini, Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Nicola Magi.
Il presidente del M5S, Giuseppe Conte, ha espresso sostegno personale al referendum sulla cittadinanza:
“Lo ius scholae è la vera soluzione. Accorciare il percorso da 10 a 5 anni può essere rischioso. Se questo referendum fallisce, il tema resterà congelato per anni. Io voterò sì”. Ha inoltre ribadito la posizione di libertà di voto adottata dal suo partito.
Non sono mancati gli attacchi al presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha annunciato l’intenzione di fare campagna per l’astensione. Fratoianni (Avs) ha replicato:
“L’8 e 9 giugno andate a votare. Votare significa decidere, altrimenti decidono gli altri per voi. Cinque sì contro la precarietà e per ricostruire diritti”.
Bonelli ha aggiunto con sarcasmo: “Più La Russa parla, più gente andrà a votare. Sarà bello vedere il suo appello disatteso”.
Infine, Magi ha sfidato il leader leghista:
“Vorrei discutere con Salvini sul referendum per la cittadinanza. Forse ha paura che chi la otterrà conosca la Costituzione meglio di molti suoi parlamentari”.
"In questi anni è passata un'idea per cui c'è qualcuno che pensa che tutto si può comprare e tutto ha un prezzo. Chi ha cambiato l'articolo 18 questo pensava. Noi non siamo in vendita e nessuno ci può comprare né vendere. Questa è la nostra forza". Così il segretario generale della Cgil Maurizio Landini dal palco di piazza Vittorio.
"Il voto è la nostra rivolta. Democratica. Mettere una croce è la cosa più semplice e rivoluzionaria che possiamo fare - ha ribadito Landini - E' un errore politico dire di non andare a votare. E chi oggi pensa che queste leggi vanno bene è chi non sa cosa vuol dire lavorare ed essere precario. Oggi abbiamo una possibilità vera. C'è bisogno di uno sforzo ulteriore in questi ultimi 20 giorni".
Il clima politico attorno ai referendum si surriscalda, mentre l’asse Schlein-Conte-Landini prova a spingere sulla partecipazione e contro l’astensione. Con il quorum come obiettivo esplicito e la Rai nel mirino, la sfida si gioca non solo sul contenuto dei quesiti, ma anche sulla capacità di farli conoscere.