Torna a parlarsi di sistema carcerario. Quello italiano mostra conclamate lacune a livello sia strutturale sia gestionale.
L’infrastruttura penitenziaria è vetusta: il 35% delle carceri è stato costruito prima del 1940 e il 56% presenta celle prive di riscaldamento, doccia o acqua calda garantita. Una situazione che non risponde né ai requisiti minimi di dignità umana né agli standard europei, che impongono spazi minimi di almeno 3 m² per persona, standard sistematicamente violato in circa il 32% degli istituti nazionali.
L’attenzione alla tutela della salute mentale è del tutto inadeguata. Il 12% dei detenuti soffre di patologie psichiatriche gravi e il 40% assume con frequenza sedativi o ipnotici, spesso senza alternative terapeutiche. Questo quadro ha portato al record negativo, nel 2024, di 91 suicidi in carcere e 246 decessi complessivi, numeri drammatici mai registrati prima.
Altro aspetto critico è la scarsità di personale educativo: a maggio 2025, gli educatori erano 963 contro una pianta organica di 1.040, equivalente a meno di 1 educatore ogni 64 detenuti. Ciò mina profondamente la funzione rieducativa della pena sancita dalla Costituzione.
Infine, le recenti iniziative (decreto Caivano, Codice Rosso e d.d.l. “sicurezza”) hanno contribuito ad aumentare l’uso della custodia cautelare e introdotto nuovi reati (come quello di rivolta in carcere), con il rischio di aggravare la situazione senza affrontare le cause strutturali del malessere carcerario.
Secondo il report “Senza respiro” presentato da Antigone il 29 maggio 2025, il totale dei detenuti al 30 aprile era di 62.445, mentre la capacità effettiva delle carceri era di circa 47.000 posti, esclusi gli oltre 4.500 inagibili. Questo comporta un tasso di affollamento medio del 133%, con 58 istituti su 189 che superano il 150%. Tale affollamento riduce drasticamente gli spazi personali: in 30 istituti visitati da Antigone le celle non raggiungono i 3 m² minimi per persona. L’esposizione prolungata a condizioni insalubri e mancanza di attività provocano tensione, aggressività, aumento di suicidi e autolesionismo (autolesionismi +4,1 %, tentativi di suicidio +9,3 %).
La riforma del sistema penitenziario invocata da Meritocrazia Italia
Da sempre Meritocrazia Italia invoca una riforma organica del sistema penitenziario, che non si limiti a gestire l’emergenza, ma che affondi le radici in un impianto strutturale coerente con i principi costituzionali. La detenzione deve tornare a essere una extrema ratio e occorre far ricorso maggiormente alle misure alternative alla detenzione, soprattutto per condanne brevi e per reati non violenti. Così si attuerebbe un decongestionamento delle strutture carcerarie dando luogo a esecuzioni pena in regime alternativo.
Sarebbe, altresì, auspicabile
- snellire le procedure burocratiche per l’affidamento e la semilibertà, e definire criteri trasparenti e rapidi per consentirne la piena applicazione;
- l’impiego massiccio della messa in prova educativa e di programmi di recupero, così come integrare misure specifiche per tossicodipendenti, come l’ospedalizzazione o centri di recupero (REMS o servizi esterni), riducendo la detenzione puramente punitiva;
- la realizzazione di protocolli di ascolto e selezione con l’ausilio della Magistratura di Sorveglianza, per permettere uscite anticipate dei detenuti, funzionali all’obiettivo di contenimento;
- investire in infrastrutture e manutenzione delle celle esistenti attuando manutenzioni programmate e rapide per riaprire sedi inutilizzabili, con ristrutturazioni che aumentino gli spazi disponibili ed eliminino il rischio di inagibilità cronica;
- rafforzare il personale educativo e di polizia penitenziaria, assumendo e formando prioritariamente educatori, psicologi e operatori penitenziari;
- ampliare opportunità di formazione e lavoro: oggi soltanto circa il 6 % dei detenuti accede a corsi o attività lavorative;
- attuare collaborazioni con enti locali per inserimenti lavorativi esterni, cooperazione sociale e progetti di comunità per ex detenuti, onde ridurre la recidiva.
Solo con un approccio integrato si potrà restituire al carcere una funzione realmente riabilitativa e umana.