L’integrazione dell’intelligenza artificiale nel sistema scolastico incontra, in Italia, ostacoli significativi.
Secondo i dati più recenti, circa il 66% dei docenti non ha ricevuto alcuna formazione specifica sull’IA. A ciò si aggiunge la diffidenza delle famiglie, con appena il 22% favorevole all’introduzione della tecnologia in classe, per il timore che si perda il rapporto umano con gli insegnanti e tra gli stessi studenti. Ulteriore elemento critico è rappresentato dalle disparità territoriali: nelle Regioni del sud risulta molto ridotto l’accesso agli strumenti digitali.
Sì all’integrazione dell’IA nelle Scuole, ma…
Il primo problema è di natura culturale. Secondo il movimento politico Meritocrazia Italia serve un cambio di paradigma, che trasformi la diffidenza in curiosità educativa e apra a un uso consapevole delle nuove tecnologie.
Per affrontare queste criticità, il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha pubblicato la Versione 1.0 delle Linee guida per l’introduzione dell’Intelligenza Artificiale nelle scuole. L’obiettivo dichiarato è fare dell’IA uno strumento di competitività e inclusione, capace di migliorare i processi organizzativi, gestionali, didattici e amministrativi delle scuole, senza mai sostituire il docente, ma rafforzandone il ruolo. È poi in corso di approvazione una legge delega in materia di intelligenza artificiale, già approvata dal Senato e modificata dalla Camera, che affida al Governo il compito di disciplinare l’uso delle nuove tecnologie.
Il modello ministeriale di introduzione dell’IA a scuola si fonda su quattro pilastri:
- 1) principi di riferimento: centralità della persona; equità, cioè pari accesso alle opportunità e ai benefici derivanti dalla tecnologia; innovazione etica e responsabile, accompagnata da un uso trasparente e consapevole; sostenibilità nel lungo periodo, anche in relazione all’impatto ambientale; tutela dei diritti fondamentali; sicurezza dei sistemi e dei modelli di IA;
- 2) requisiti di base: l’IA deve essere utilizzata nel rispetto della normativa europea e nazionale, con sistemi conformi agli standard di sicurezza più elevati. Va sempre garantita la protezione dei dati personali e assicurata la presenza di un intervento e di una sorveglianza umana costante;
- 3) framework di implementazione: per l’attivazione dei programmi viene proposto uno schema articolato in definizione (individuazione delle aree di applicazione), pianificazione (del progetto e della gestione dei rischi), adozione, monitoraggio (verifica e miglioramento continuo) e conclusione dei progetti, con valutazioni d’impatto (Data Protection Impact Assessment e Fundamental Rights Impact Assessment per i sistemi ad alto rischio);
- 4) comunicazione e governance: sono necessarie trasparenza verso studenti e famiglie nonché una mappatura dei progetti sulla piattaforma digitale “Unica” e la partecipazione attiva delle comunità scolastiche. Sono inoltre ribaditi i divieti previsti dall’AI Act, come i sistemi di social scoring e il riconoscimento delle emozioni negli istituti scolastici.
Se introdotta con equilibrio, l’IA può diventare un alleato prezioso: fornire feedback immediati, stimolare la curiosità degli studenti, offrire percorsi personalizzati di apprendimento e ridurre il carico amministrativo per i docenti. Ma senza formazione e risorse adeguate, il rischio è quello di accentuare le disuguaglianze già esistenti.
Meritocrazia Italia reputa le linee guida ministeriali un primo passo necessario per valorizzare al meglio le nuove tecnologie, ma sempre che l’intelligenza artificiale diventi uno strumento a disposizione del docente, non un suo sostituto. Per questo crede necessario insistere su:
• un piano nazionale di formazione obbligatoria per i docenti, con percorsi certificati e riconoscimento professionale;
• la riduzione delle disparità territoriali attraverso un fondo di riequilibrio per infrastrutture e strumenti digitali nelle aree più deboli;
• una migliore collaborazione tra Istituzioni, aziende e comunità educative.
La vera sfida non è introdurre l’IA nelle scuole, ma costruire fiducia intorno al suo utilizzo. Solo così la tecnologia potrà diventare una leva per rafforzare la qualità, l’equità e la competitività del sistema educativo italiano.