Secondo Beppe Grillo il potere ha ormai logorato anche il Movimento 5 Stelle
Rinnegata completamente dall'assemblea di Roma la linea del "padre" fondatore. La coppia scoppia e si annuncia una battaglia legale
L'avviso di sfratto si è consumato ieri. Le polemiche invece sono destinate ad andare avanti. Forse fino addirittura per finire a carte bollate.
Fatto sta che ormai Beppe Grillo e il Movimento 5 Stelle (la sua creatura politica, inventata e plasmata praticamente dal nulla insieme a Gianroberto Casaleggio) sono praticamente due separati in casa.
E la linea del fondatore è stata ormai rinnegata in toto.
Tanto che l'ormai ex guru dei pentastellati ha tuonato duro contro gli iscritti del Movimento:
"Da Francescani a Gesuiti".
Tradotto e fuor di metafora, dare ai francescani dei gesuiti significa dire che hanno rinnegato il voto di purezza cedendo alle lusinghe del potere.
Dall'altra parte, però, si potrebbe anche citare Giulio Andreotti e la sua celeberrima massima:
"Il potere logora chi non ce l'ha".
L'assemblea del Movimento, il siluramento del fondatore
E' accaduto ieri, domenica 24 novembre 2024, durante l'assemblea costituente del M5S a Roma.
Agli iscritti al partito è stato chiesto attraverso una piattaforma digitale di votare online su due questioni decisamente "spinose" e forse cruciali per provare a disegnare il futuro dei pentastellati:
- abolire dallo statuto la carica del “garante”, che fin dalla costituzione era stata ricoperta da Beppe Grillo.
- abolire la regola dei due mandati, che impediva ai politici del Movimento di candidarsi più di due volte.
Il 62,3 per cento degli iscritti per l’abolizione del ruolo del garante, mentre il 70% si è espresso contro la regola dei due mandati.
Un "matrimonio" burrascoso, la fine del garante
L'esito della consultazione di ieri segna (forse) la fine del burrascoso "matrimonio" tra il fondatore del Movimento (era il 2009) e l'attuale presidente (dal 2021).
Ma cosa rappresentava per il Movimento il “garante”?
Beppe Grillo era di fatto il "custode" dei valori fondanti dell’azione politica del M5S. Aveva inoltre il potere "di interpretazione autentica, non sindacabile" dello statuto e poteva indire una votazione tra gli iscritti per chiedere la sfiducia del presidente del partito.
Cosa succederà ora
In soldoni, di Conte. Per uno strano, ma non troppo, scherzo del destino è accaduto il contrario: è stato sfiduciato lui (Grillo).
L’abolizione della figura del “garante” azzera di fatto i poteri del padre fondatore, e darà all'ex presidente del Consiglio piena autonomia nella gestione del partito.
I poteri che erano di Grillo, sempre secondo il risultato delle votazioni, passeranno a un nuovo organo appositamente eletto.
Il commento di Conte
Ma sulla vicenda si alzerà un polverone, forse anche legale. Specie dopo i commenti dei due protagonisti.
Conte parlando dell'assemblea che si è svolta al Palazzo dei Congressi di Roma ha osservato:
"Ci siamo incontrati, abbiamo discusso, ci siamo stretti in un grande abbraccio. Aver già raggiunto il quorum necessario per il voto è un bel segnale contro la disaffezione e l'indifferenza. Non mi sarei però mai aspettato che il garante si mettesse di traverso ed entrasse a gamba tesa".
La reazione di Grillo: francescani, gesuiti e la (quasi sicura) battaglia legale
La reazione di Grillo era già arrivata tra sabato e domenica quando era stato ufficializzato il raggiunto quorum (50%) per le votazioni dei quesiti.
Il comico genovese aveva infatti cambiato l'immagine del suo status whatsapp mettendo una foto che ritrae la reliquia di San Francesco nella chiesa di San Francesco a Ripa a Roma, con la targa che recita: "Sasso dove posava il capo il serafico padre San Francesco".
La foto postata da Grillo era accompagnata da un commento: "Da francescani a gesuiti".
Come detto, una dura accusa, ovvero appunto aver rinnegato il voto di purezza cedendo alle lusinghe del potere.
Il M5S è nato infatti ufficialmente il 3 ottobre (del 2009) giorno in cui si celebra San Francesco d'Assisi.
Nel frattempo, secondo i bene informati Grillo potrebbe apparire in un video oggi, mentre ai suoi fedelissimi rimasti avrebbe confidato l'intenzione di "non dar tregua a Conte".
Un piano d'intenti che culminerà in una quasi sicura battaglia legale.
Il commento dell'ex presidente della Camera Fico
Particolar non da poco, l'esito del quesito sulla figura del garante è stato accolto dall'assemblea con un boato.
Uno scenario che ha portato la reazione dell'ex presidente della Camera Roberto Fico:
“Non condivido il boato. Gli iscritti non hanno votato contro una persona, ma hanno chiesto più partecipazione e condivisione e maggiore responsabilizzazione nella scelta degli iscritti per tutti i ruoli. Le cose cambiano però Beppe Grillo è il fondatore del Movimento 5 Stelle insieme a Gianroberto Casaleggio e per me, Beppe se è con noi è con noi".