Scontro tra maggioranza e opposizione sullo sciopero "politico" contro la finanziaria indetto da Cgil e Uil
Mobilitazione generale annunciata dalle parti sociali nonostante martedì sia in programma un confronto con il Governo
Le proteste di ieri, giovedì 31 ottobre 2024, in 40 città con cortei e flash mob, lo sciopero generale indetto per il 29 novembre dai sindacati di Cgil e Uil nonostante l'incontro in programma il 5 novembre a Palazzo Chigi con il Governo.
E' scontro aperto tra sindacati e Governo. Tanto che le manifestazioni di ieri hanno avuto un'altissima adesione, basti pensare all'80% raggiunto ad esempio a Livorno.
Sotto la lente della protesta, la manovra di bilancio preparata dal Governo.
E a fine mese si farà il "bis" con una mobilitazione generale. I sindacati hanno annunciato che incroceranno le braccia non solo per chiedere di cambiare la manovra, giudicata negativamente e non in grado di risolvere i problemi del Paese.
Non solo "manovra", la protesta delle parti sociali
Ma non solo. I sindacati scenderanno in piazza anche per rivendicare l'aumento del potere d'acquisto di salari e pensioni e il finanziamento di sanità, istruzione, servizi pubblici e politiche industriali.
Anche se dalla Uil arriva una mano tesa all'Esecutivo guidato da Giorgia Meloni attraverso le parole del segretario generale Pierpaolo Bombardieri:
"Se il Governo dovesse accettare le nostre proposte, siamo pronti a rivedere la decisione dello sciopero".
"Manovra inadeguata", tutti in piazza a fine novembre
Dunque dopo le manifestazioni di ieri che avevano nel mirino il settore dell'istruzione e il ministro Valditara, la protesta generale, con manifestazioni organizzate sui territori, si concentrerà appunto soprattutto sui contenuti della Manovra, oggi Legge di bilancio e che una volta era chiamata semplicemente Finanziaria.
Come detto, lo sciopero è stato indetto per la fine di nonostante i sindacati siano stati convocati martedì 5 novembre a Palazzo Chigi per confrontarsi con il Governo.
Un atteggiamento stigmatizzato dal vicepresidente del Consiglio Antonio Tajani che non ha usato troppi giri di parole nel suo giudizio verso le parti sociali:
"Due sindacati hanno proclamato lo sciopero. Cisl, autonomi e Ugl non l’hanno proclamato. Sono solo due. È singolare che lo si faccia prima che si discuta con il Governo e prima che il Parlamento approvi, visto che il Parlamento è sovrano”.
E ha aggiunto:
"Forse ha ragione il segretario della CISL quando dice che questi sindacati sembrano più un partito di opposizione che un’organizzazione che difende i diritti dei lavoratori. Sono stati convocati tardivamente? Il dibattito è aperto, in parlamento deve ancora cominciare”.
Ma lo stesso Bombardieri ha tirato dritto, lasciando però aperto lo spiraglio per un possibile ripensamento:
"Siamo stati convocati la prossima settimana con una manovra già consegnata alle Camere, che ha pochissimi margini di cambiamento. Andremo ad ascoltare, se il Governo dovesse accettare le nostre proposte, siamo pronti a rivedere la decisione dello sciopero".
Lo sciopero dei sindacati, il commento della premier
Anche la premier Giorgia Meloni alla notizia dello sciopero e in vista del confronto di martedì ha commentato gli scenari che hanno portato alla decisione delle parti sociali:
"Direi che c'è un piccolissimo pregiudizio da parte di Cgil e Uil. Lo sciopero generale è stato convocato qualche giorno prima della convocazione del Governo".
E ancora:
"I sindacati confederali volevano la riduzione del precariato, ed è diminuito. Volevano l'aumento dei salari, abbiamo tagliato il cuneo e messo più soldi sui redditi più bassi. Volevano l'aumento dell'occupazione ed è aumentata. Volevano l'aumento dell'occupazione femminile, ed è aumentata. Volevano che pagassimo i provvedimenti della legge di bilancio prendendo i soldi dalle banche e lo abbiamo fatto con 3,6 miliardi".
La posizione del leader della Cgil
Ma in sede di conferenza stampa con Bombardieri proprio per annunciare lo sciopero del 29 novembre, anche dal leader della Cgil Maurizio Landini è arrivata una stroncatura durissima alle strategie dell'Esecutivo soprattutto per quanto concerne l'automotive.
Un settore che guarda al futuro con tanta preoccupazione (per l'Italia si tratta di 170mila posti di lavori a rischio) confidando che l'Ue possa rivedere lo stop nel 2035 per le auto a motore endotermico.
Ecco allora che Landini ha commentato:
"Dentro la finanziaria, il taglio di 4,6 miliardi di euro al fondo automotive grida vendetta. Non è un pugno in faccia a Stellantis ma ai settori automotive e componentistica".
E ancora:
"In questo Paese la metà dei cittadini non va a votare, vuol dire che la metà del Paese non si sente più rappresentata da nessuno. La politica deve tornare a occuparsi dei problemi reali".