DIBATTITO INTERNO

Scontro Meloni-Conte sulle spese militari: "Le hai firmate", "Non è vero"

A favore dell'aumento Calenda ma anche alcuni parlamentari della minoranza dem

Scontro Meloni-Conte sulle spese militari: "Le hai firmate", "Non è vero"
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Il nuovo target NATO del 5% del Pil per armi e sicurezza domina il dibattito a Palazzo Madama. Giorgia Meloni ha rivendicato l’impegno decennale, definendolo "sostenibile, flessibile e credibile", pur senza spiegare come trovare le risorse.

Meloni: "Conte aveva firmato"

La premier ha condito l’intervento con una stoccata ironica: "Vorrei tanto essere Giuseppe Conte, ma sono Giorgia Meloni", ha detto in Aula.

Poi l’affondo diretto: "Una firma è una firma, signori. Conte ha sottoscritto questo impegno e poi ha ritenuto di sottoscriverlo senza rispettarlo, questo non è il mio modo di fare politica".

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Meloni durante l'intervento al Senato

Conte: "Io non ho firmato nulla"

Conte ha risposto da La7, durante un collegamento con una delegazione del M5S all’Aja, respingendo l’accusa al mittente e bollando la bordata della presidente come "falsità storica".

"Io non ho firmato nulla. L’accordo sul 2% fu preso nel 2014 quando io insegnavo a Firenze, non ero in politica. L’impegno l’ho ereditato, ma dissi chiaramente a Trump: “Non affamerò il mio popolo per comprare armi”. E così ho fatto", ha dichiarato l'ex premier.

Conte risponde a Meloni su La7

Nel merito, rivendica di aver portato la spesa solo dall’1.2 all’1.4% destinando invece 12 miliardi alla sanità e 8.5 alla scuola e accusa Meloni di voler triplicare la spesa sulla pelle degli italiani mentre rifiuta il salario minimo e taglia il welfare.

Calenda e alcuni del Pd aprono al sì

Sul fronte parlamentare, la maggioranza resta compatta ma l’opposizione si spacca. Carlo Calenda (Azione) ha già aperto al sì alle spese militari, chiedendo però che il ministro Guido Crosetto presenti un piano dettagliato prima del voto.

Nel Partito democratico prevale il no, ma la componente riformista annuncia l’appoggio all’aumento: tra i favorevoli figurano Giorgio Gori ed Elisabetta Gualmini.

Al contrario, Movimento 5 Stelle e Alleanza Verdi-Sinistra annunciano voto contrario e promettono mobilitazioni. L’M5S denuncia "una follia da 1000 miliardi in dieci anni", mentre i Verdi parlano di "favore a Trump" a discapito dei servizi sociali.

Commenti
Filippo

Stanno a discutere se uno le ha firmate e l altro no ma dove siamo arrivati? La Meloni non può gestire situazioni così delicate con la sua preparazione. È sempre all ombra di qualcuno o Trump o l Europa e sta' portando il paese verso una rivoluzione.Non può stare con entrambi deve scegliere.

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