Scontri di piazza a Milano, Roma, Torino e Bologna, il papà di Ramy: "Basta strumentalizzare il nome di mio figlio"
Rischia di trasformarsi in una vera e propria bomba sociale, la morte di Ramy, il ragazzo di origini egiziane morto in moto a Milano durante un inseguimento dei Carabinieri nel quartiere Corvetto con un amico tunisino. Ai disordini di periferia subito dopo il fatto sono seguiti negli ultimi giorni turbolente manifestazioni di piazza a Milano, Torino, Bologna e Roma: la questione è diventata più generale, in campo collettivi studenteschi e centri sociali, sul piatto richieste di verità e critiche alle Forze dell'ordine. Intanto anche il dibattito politico si fa sempre più acceso.
L'accusa da un lato è che i Carabinieri abbiano volontariamente fatto cadere la moto su cui viaggiava Ramy, uccidendolo. Dall'altra parte della barricata c'è la difesa delle Forze dell'ordine, che stavano facendo il loro lavoro: i due ragazzi, non si erano fermati all'alt e avevano innescato una fuga pericolosa per le strade di Milano.
C'è un punto. Gli ultimi istanti di Ramy sono stati ripresi da una telecamera, ma il fatto è che la relazione della Polizia locale (che si è occupata dei rilievi sull'incidente) ha decretato che fra l'auto dei carabinieri e la moto non c'è stato contatto.
Al Tg3 il video ripreso dall'auto dei carabinieri dell'inseguimento di Ramy morto a Milano durante la fuga il 24 novembre. Le immagini dell'impatto. Le frasi choc dei militari pic.twitter.com/y7de8EOTlV
— Tg3 (@Tg3web) January 7, 2025
Certo, c'è anche il filmato della telecamera interna a una delle macchine dell'Arma impegnate nell'inseguimento, con le voci dei militari che sembrano rammaricarsi del fatto che la moto non fosse caduta prima, ma anche il padre chiede che il nome di Ramy non sia strumentalizzato e che d'ora in avanti ci siano solo manifestazioni pacifiche.
Scontri e tafferugli nelle piazze
A Torino, quella che doveva essere una manifestazione di solidarietà per la morte di Ramy Elgaml, si è trasformata in una serata di violenza quando 400 manifestanti sono partiti da Piazza della Repubblica, per assalire due commissariati e una caserma.
A Milano centinaia di persone hanno preso parte a una manifestazione in ricordo di Ramy Elgaml. Il corteo ha attraversato le strade con uno striscione che recitava “Verità e giustizia per Ramy e Fares”. I presenti hanno anche realizzato graffiti e una scritta incendiata con il nome del ragazzo.
A Roma, durante il corteo per Ramy sono stati lanciati fumogeni e bombe carta, causando otto agenti feriti e un manifestante colpito.
Bologna è stata messa e ferro e fuoco, tafferugli e atti vandalici in pieno centro. Tra Piazza San Francesco e Via del Pratello sono state lanciate pietre sulle Forze dell'Ordine, bombe carta e cassonetti dati alle fiamme. Sul fatto che sia stata presa d'assalto anche la Sinagoga di Bologna, la Questura precisa che non ci sono stati atti vandalici diretti.
Il videoservizio di èTV Bologna, televisione del nostro gruppo editoriale Netweek:
Il monito della premier Meloni: non usare una tragedia per fare violenza
Sui disordini e gli scontri nella Capitale è intervenuta in prima battuta ieri mattina, domenica 12 gennaio 2024, la premier Giorgia Meloni:
"Abbiamo assistito all'ennesimo, ignobile episodio di disordine e caos ad opera dei soliti facinorosi scesi in piazza non per manifestare per una causa, bensì per puro spirito vendicativo. Non si può utilizzare una tragedia per legittimare la violenza. Alle Forze dell’Ordine va la nostra solidarietà, insieme agli auguri di pronta guarigione agli agenti feriti".
Dalla parte delle forze dell'ordine: il sindaco di Bologna e gli altri sindaci del Pd
A schierarsi dalla parte delle forze dell'ordine anche il sindaco di Bologna Matteo Lepore.
Lo ha fatto dopo gli incidenti che hanno interessato anche la sua città, davanti a quella che si annuncia una conta dei danni piuttosto ingente.
"Non ci sono ragioni giuste per devastare la nostra città, che non se lo merita. In questa manifestazione non autorizzata non abbiamo visto cortei, sono passati subito alle mani, spaccando tutto. Ha ragione il questore quando dice che il movente politico in questo caso pare essere stato solo una giustificazione”.
E lo stesso primo cittadino ha annunciato che la vicenda non si chiuderà qui:
"A nome dei cittadini bolognesi chiedo che i responsabili vengano individuati, anche perché molte sono le immagini a disposizione. Come Amministrazione denunceremo e chiederemo i danni. Solidarietà ai commercianti e lavoratori che hanno subito danneggiamenti, saremo al loro fianco".
Bologna, la polemica nella polemica
Ma quanto ha avvenuto ha scatenato però ulteriori polemiche perché tra le zone prese di mira dai manifestanti, c’è anche via de’ Gombruti, dove ci sono gli uffici e alcune residenze della Comunità ebraica.
E la vicenda rischia di aprire il fronte ad altri scenari e dibattiti.
Come si evince dalle parole del presidente della Comunità Ebraica di Bologna, Daniele De Paz, che ha chiesto al sindaco Lepore di togliere dalla facciata del Comune la bandiera palestinese, che campeggia sul Palazzo del Comune dalla scorsa primavera:
"Una vera e propria guerriglia urbana dalla quale non è stata fortunatamente interessata la Sinagoga. Non bastano gli interventi del giorno dopo come quelli del sindaco. Siamo molto preoccupati per la giornata della memoria del 27 gennaio. Intanto dalle comunità ebraiche va la totale solidarietà alle forze dell'ordine".
Il padre di Ramy: non strumentalizzate il nome di mio figlio
Nel frattempo, come già accaduto dal giorno della tragedia in cui Ramy perse la vita, Yehia Elgaml il padre del 19enne tiene un profilo basso e anche in queste ore ha invitato tutti a non strumentalizzare il nome del figlio, in nessun contesto.
E in particolare a evitare disordini e violenza, confermando d i continuare ad avere fiducia nella giustizia italiana:
"Quando ci sono persone che fanno manifestazioni per chiedere giustizia e verità per mio figlio, non devono fare casino né cose brutte. Per favore, fate manifestazioni pacifiche. Non strumentalizzate il suo caso, ricordatelo in maniera costruttiva".
No, alle strumentazioni, il Governo sostenga i sindaci
Nel frattempo, nella polemica è intervenuta a gamba tesa anche il segretario del Partito democratico Elly Schlein, specie dopo la presa di posizione di ieri mattina della premier Meloni.
"La destra al Governo la smetta di fare politica sulle violenze e sostenga invece i sindaci nel contrastarle. Gli stessi sindaci cui chiedono di garantire sicurezza proprio mentre l’esecutivo taglia miliardi di euro agli enti locali".
Malgrado la presa di posizione dei sindaci (tutti del Pd) delle quattro città contro gli scontri e le violenze e le parole del papà di Ramy, il leader della Lega e vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini è andato all'attacco dei manifestanti, parlando di "criminali rossi".