Elezioni Europee, Schlein ci mette la faccia... ma niente nome. Passo indietro dopo la bufera nel Pd
Clima di tensione tra i dem, Conte va all'attacco ma Calenda lo stronca per la pace nel simbolo M5S. E intanto nel Centrodestra...
AGGIORNAMENTO DELLE 16.00: Niente nome di Elly Schlein sul simbolo del Pd alle Europee. Lo ha detto la stessa segretaria dem:
"Simbolo Pd senza il mio nome, proposta divisiva, ma grazie a chi ci ha pensato".
Pd, il caos sul nome di Schlein di fianco al simbolo
Il Partito democratico sembra confermare un certo gusto masochista nel crearsi problemi. Come se non ne avessero. L'ultima "grana" in ordine di tempo l'ha confezionata addirittura il segretario nazionale. Elly Schlein è finita al centro delle polemiche interne sia per la sua decisione di candidarsi alle Elezioni Europee sia per l'eventualità di inserire il suo nome nel simbolo del partito sulla scheda (come fanno da tempo Meloni e Salvini per intenderci).
Perché nel mondo "dem" non solo la sua decisione di "correre" alle Europee non sta convincendo del tutto, ma addirittura la questione del simbolo del partito sta provocando più di un mal di pancia.
Elly ci mette la faccia e il nome, ma quanti malumori
Schlein ha deciso in buona sostanza non solo di metterci la faccia in vista del voto europeo dell'8 e 9 giugno 2024, ma di metterci (in maniera forse un po' troppo autoritaria e vanitosa, secondo alcuni) anche il nome.
Che, secondo quanto appunto appunto pensato dal segretario nazionale potrebbe essere inserito nel simbolo del partito.
In buona sostanza, come accade per Forza Italia (che ha ancora il nome dello storico fondatore, Berlusconi), Fratelli d'Italia e Lega, che hanno rispettivamente la scritta Giorgia Meloni e Salvini Premier.
Schlein in corsa e nel simbolo, Prodi non ci sta
La voce più autorevole di "dissenso" è stata quella dell'ex presidente del Consiglio Romano Prodi che già in altre situazioni non è stato "tenero" nei suoi giudizi riguardo la linea e le strategie di Schlein.
Il "professore" ha espresso tutte le sue perplessità, parlando addirittura di schiaffo alla democrazia:
"Onestamente quello che sta succedendo nelle candidature alle europee vuol dire che non mi dà retta nessuno. Io faccio dei ragionamenti sul buon senso perché così si chiede agli elettori di dare il voto a una persona che di sicuro non ci va a Bruxelles se vince. Queste sono ferite alla democrazia che scavano un fosso".
Anche se poi Prodi ha puntato il dito anche contro altri leader di partito che in queste ore praticamente in contemporanea hanno deciso di buttarsi in pista:
"Questo ragionamento riguarda Meloni, Schlein, Tajani e tutti i leader che si candidano: non è un modo per sostenere la democrazia".
No anche dai dirigenti
Pollice verso anche da Gianni Cuperlo, membro della direzione nazionale, che ha motivato il suo parere contrario:
"Elly guiderà questa campagna elettorale e sarà più forte se non metterà il nome nel simbolo perché è una cosa che non abbiamo mai fatto. Unica eccezione è stata nel 2008 per le Politiche quando nel simbolo c’era la dicitura Pd e Veltroni premier, ma era un'esigenza dettata dalla legge elettorale che prevedeva si indicasse il nome del candidato premier. In questo caso, le Europee prevedono un voto proporzionale, dunque dove non c’è necessità di un'indicazione di questo tipo”.
Sulla stessa lunghezza, anche il senatore Walter Verini, dirigente di partito e parlamentare di lungo corso del Pd.
L'unico sì... Boccia promuove il nome Schlein nel simbolo
Paradosso dei paradossi, Francesco Boccia, di fatto "braccio destro" della Schlein è stato l'unico a promuovere la linea della candidatura della e del nome nel simbolo, cercando di spiegare in maniera che però non ha convinto tutti. Anzi.
Fatto sta che Boccia ha spiegato sottolineando che non c'è in ballo il ruolo di leadership del partito:
"E' stata trovata una soluzione che dà un'ampia delega al segretario nazionale. Non c'è comunque in discussione la guida del partito. Queste elezioni europee non devono darci un riscontro in questo senso. Anzi l'attuale segretario ha portato il Pd dal 14 al 20%".
Ad ogni modo potrebbe non essere ancora stata detta la parola fine alla vicenda. Liste e simboli vanno infatti consegnati entro le 16 di oggi, lunedì 22 aprile.
E gli altri? Da Azione al M5S quante polemiche
Non si naviga in acque tranquille altrove. Tra attacchi e punzecchiature.
Ad esempio come quella lanciata dall'ex premier Giuseppe Conte nel presentare lista e simbolo del Movimento 5 Stelle ha osservato ironicamente:
"Non ci sarà il mio nome, ma ci sarà il simbolo della pace. Nella nostra comunità non è pensabile che esibisci il tuo nome sulla scheda elettorale. Lasciamo ad altri le discussioni su dove scrivere il nome del leader o in quale circoscrizione candidarlo per prendere più voti. Io non farò votare il mio nome nella scheda elettorale perché sono stato già eletto al Parlamento italiano e non intendo prendere in giro gli elettori".
Un'uscita testimonianza di un rapporto ai minimi termini dopo la bufera per i casi giudiziari in Puglia e l'annullamento delle primarie a Bari.
Ma a sua volta proprio riguardo la pace inserita nel simbolo di partito, il leader dei pentastellati è stato attaccato da Carlo Calenda di Azione che non ha usato mezze misure né diplomazia per bollare l'iniziativa elettorale dei 5S:
"Che vergogna, la strumentalizzazione della parola pace che in questo caso vuol dire resa a un dittatore fascista. L’essenza del qualunquismo. Disgustoso".
I tre big che fanno?
Nel frattempo, si attende di veder completate e definite le mosse dei big di partito e delle formazioni che compongono la maggioranza di Centrodestra.
Sabato è arrivata l'ufficialità della candidatura di Antonio Tajani di Forza Italia che ha poi scelto come prima uscita elettorale l'avvio della campagna per le Europee di Letizia Moratti al Teatro Manzoni di Milano.
Giovedì 25 aprile, in occasione della presentazione del suo libro, si dovrebbe invece sapere cosa deciderà il leader della Lega, Matteo Salvini, che tuttavia sembra aver deciso di non correre, sulla stessa linea d'onda di Conte (e sorprendentemente d'accordo con il pensiero di Romano Prodi).
Infine, dovrebbe arrivare a fine mese, domenica la definizione della posizione del presidente del Consiglio e leader di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni.