Milano-gate, oggi il "Sala day": sostegno dal Pd, pronte le dimissioni dell'assessore all'Urbanistica
Sembra andare verso le dimissioni invece l'assessore Tancredi, per cui i pm hanno chiesto i domiciliari

Oggi, lunedì 21 luglio 2025, è il giorno della verità. Nel pomeriggio, alle 16.30, il sindaco di Milano Beppe Sala sarà presente in Consiglio comunale. Gli scenari al momento sono due: o rassegnerà le dimissioni oppure sceglierà di andare avanti sino alla naturale scadenza del mandato, nel 2027.
Beppe Sala oggi in Consiglio a Milano: gli scenari
Dopo l'esplosione del caso sono seguiti giorni di incontri serrati con gli esponenti della maggioranza meneghina, soprattutto il Pd. Poi, da sabato 19 luglio 2025, il primo cittadino si è chiuso nel silenzio (e probabilmente manterrà questa posizione sino a lunedì), per riflettere sul da farsi.
Oggi, poi, Sala riferirà in Consiglio comunale, di fronte alla sua maggioranza e soprattutto a quell'opposizione (o meglio, a quella parte di opposizione, Lega e Fratelli d'Italia) che giovedì ha chiesto a gran voce le sue dimissioni.

L'accordo col Pd e il "sostegno" del Centrodestra
Ad ogni modo, salvo sorprese dell'ultimo minuto, sembra che Sala proseguirà. Si sarebbe arrivati a un accordo con il Pd nel pomeriggio di domenica 20 luglio 2025. Il partito ha richiesto però alcune "condizioni" per mantenere il sostegno al sindaco, a partire da un cambio di passo visibile proprio a partire dall'urbanistica.
Sala ha chiesto l'appoggio sulla vendita di San Siro, che potrebbe slittare ai primi giorni di settembre per garantire maggiormente la presenza dei consiglieri del Pd favorevoli all'operazione.
Dal punto di vista nazionale, invece, non c'è stato il "tiro al bersaglio" da parte del Centrodestra. La premier Meloni, il ministro Crosetto e altri hanno comunque mantenuto posizioni garantiste nei suoi confronti.
Tra le tante voci a sostegno di Sala anche quella del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana (Lega):
"L’ho sentito venerdì e poi abbiamo parlato ancora un po’ sabato, gli ho voluto esprimere la mia vicinanza e il mio sostegno. Io sono garantista da sempre, a prescindere dalle appartenenze politiche. Esistono tre gradi di giudizio, ma prima esiste la presunzione di innocenza. Per tutti".
Nel Centrosinistra, fanno rumore anche le parole di Davide Faraone, deputato e vicepresidente di Italia Viva:
"Non ci si può dimettere e non si può fermare lo sviluppo di Milano per un'indagine. I magistrati facciano il loro lavoro, ma la classe dirigente che ha fatto funzionare la città continui a lavorare".
L'indagine scoperta sui giornali
Le accuse ipotizzate nei suoi confronti sono due: false dichiarazioni sulle qualità personali proprie o altrui, in relazione alla nomina del presidente della Commissione per il Paesaggio del Comune, Giuseppe Marinoni; e concorso in induzione indebita a dare o promettere utilità, nell’ambito del progetto di riqualificazione del cosiddetto “Pirellino”, promosso dall’architetto Stefano Boeri e dal presidente di Coima, Manfredi Catella.
Sala si è detto in prima battuta indignato per aver scoperto l'indagine dai giornali:
"Un metodo inaccettabile".
Poi, il silenzio (almeno pubblicamente).
L'assessore Tancredi verso le dimissioni
Chi invece sembra avere già deciso cosa fare è l'assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, per cui i magistrati hanno chiesto gli arresti domiciliari.
L'ex dirigente del settore Urbanistica del Comune ha già dato la sua disponibilità al primo cittadino a dimettersi durante uno dei tre faccia a faccia degli ultimi giorni. Per lui mercoledì 23 luglio 2025 ci sarà l'interrogatorio preventivo davanti al gip, dove ha intenzione di rispondere per puntualizzare la sua posizione.