L’ambizione di tornare a sedere sulla poltrona del Viminale non è mai scomparsa. E anche nelle sue ultime dichiarazioni, Matteo Salvini non la nasconde affatto, anzi. Parlando ai microfoni di Rtl 102.5, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti ha spiegato che, “se gli italiani ci risceglieranno nel 2027“, occuparsi di ordine pubblico, lotta alla mafia, contrasto agli spacciatori di droga e ai trafficanti di esseri umani “è qualcosa che ho fatto con discreti risultati da ministro dell’Interno e potrei tornare assolutamente a fare“.
Salvini: “Voglio finire bene il lavoro iniziato”
Salvini non rinnega però il lavoro che sta svolgendo oggi al Mit. Anzi, rivendica i numeri:
“Abbiamo oggi 236 miliardi di cantieri aperti in tutta Italia, fra strade, autostrade, ferrovie, porti e aeroporti. Io sono un testone e voglio finire bene il lavoro che ho cominciato: un ministero fondamentale come quello dei lavori pubblici”. Ma il sogno del ritorno al Viminale resta dichiaratamente vivo.
Nel frattempo il leader della Lega continua a marcare le proprie posizioni anche su altri dossier centrali dell’azione di governo. Sulla manovra economica chiede correzioni nette:

“Alcune scelte tecniche dal punto di vista della Lega devono essere modificate: niente allungamento dell’età pensionabile, niente rivalsa su chi riscatta la laurea, niente nuove norme e nuova burocrazia per i condomini e per gli inquilini che adempiono al loro dovere”.
Sul fronte internazionale, e in particolare sulla guerra in Ucraina, il vicepremier ribadisce una linea prudente e critica verso i toni bellici. “Ci sono troppe parole di guerra“, ha detto, definendo “inqualificabili” le dichiarazioni del premier polacco Donald Tusk — “o i soldi all’Ucraina oggi o il sangue domani”. Salvini invita ad “ascoltare il Santo Padre”, ad “aiutare il processo di Trump” e a puntare su “dialogo e diplomazia”, evitando “ricatti e minacce”.
L’assoluzione nel caso Open Arms
Forte dell’assoluzione definitiva nel caso Open Arms, Salvini rivendica anche la sua azione passata da ministro dell’Interno e rilancia la battaglia sulla giustizia.
“Cinque anni, decine di udienze, decine di testimoni e qualche milione di euro dei contribuenti per arrivare a decidere in tre tribunali diversi che difendere i confini dai trafficanti di esseri umani, far rispettare le leggi e ridurre sbarchi e reati non è un delitto“, ha sottolineato. “Non voglio la medaglia, era semplicemente il mio lavoro”.

L’assoluzione, confermata anche dalla Cassazione, rappresenta per Salvini “un sollievo” non solo politico ma personale:
“È un sollievo anche per i miei figli, che adesso sanno che il papà non è un pericoloso delinquente”.
Da qui l’affondo contro la sinistra che “ha votato per mandarmi a processo e sperava nella galera” e il rilancio dei referendum sulla giustizia di marzo: separazione delle carriere, sorteggio dei componenti del Csm e responsabilità civile dei magistrati.
“Negli ultimi anni – ricorda – sono stati 32.000 gli italiani ingiustamente incarcerati e poi assolti. È una battaglia degna di un Paese civile”.