Linea comune

Fra Salvini e Conte scoppia la pace grazie... al Superbonus

Entrambi chiederanno al premier Draghi una proroga che interessi non solo i condomini, ma tutti i singoli privati.

Fra Salvini e Conte scoppia la pace grazie... al Superbonus
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C'eravamo tanto amati. E potrebbero essere forse ancora così. Divisi su tutto, a riunire Matteo Salvini e Giuseppe Conte potrebbe ora essere il superbonus sulle ristrutturazioni.

Fra Salvini e Conte, scoppia la pace?

I rapporti M5S e Lega, mai ai minimi storici come in quest’ultimo periodo (a buttare benzina sul fuoco anche il libro di Luigi Di Maio dove Salvini viene definito “la persona più falsa al mondo” e “il responsabile della caduta di Conte), potrebbero clamorosamente rinsaldarsi in vista del Consiglio dei Ministri che dovrebbe essere convocato giovedì, 28 ottobre 2021.

Tutto merito delle agevolazioni previste i lavori di manutenzione ed efficientamento energetico sugli immobili. Perché entrambi, Lega e M5S, chiederanno al premier Mario Draghi di prevedere una proroga all'attuale provvedimento dedicato agli immobili. In pratica, non solo condomini: il fronte gialloverde chiede a gran voce di allargare l'agevolazione anche ai singoli privati.

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Proroga al superbonus, Lega e M5S di nuovo insieme

La proroga (senza limiti o "selezioni") alla misura attuata a suo tempo dal Governo per dare una spinta alla ripartenza del Paese sta infatti in queste ore rimettendo d'accordo le forze che avevano dato vita all'Esecutivo "gialloverde" fino alla fuoriuscita leghista provocata dalla questione sbarchi.

Più in generale, tutta la maggioranza dell'attuale Governo Draghi sta ritrovando una certa solidità grazie al superbonus. Ma il M5S, come per il reddito di cittadinanza, è una questione fondamentale per arginare l'erosione del consenso popolare e mantenere una certa credibilità anche di fronte alle altre forze politiche.

Superbonus, biglietto da visita pentastellato

"Il superbonus è una misura M5S", il "superbonus va confermato nella sua interezza", questo il coro che convintamente riecheggia in interventi nelle Aule di Parlamento o nelle trasmissioni Tv. Senza contare gli interventi a macchia di leopardo dei rappresentanti pentastellati regionali:

"Non prorogare il superbonus sarebbe un grave danno per Lombardia", "Non confermare la misura sarebbe controproducente per la Liguria" e via dicendo, a confermare quanto i grillini rivendichino la paternità delle agevolazioni e la ritengano fondamentale per il Paese.

Un concetto che il neo leader del Movimento, l'ex premier Conte, ha ulteriormente chiarito attraverso i numeri: "Secondo uno studio del Cni, il superbonus nel 2021 contribuisce alla formazione di 12 miliardi e alla creazione di 153mila posti di lavoro".

L'appoggio leghista

Sul tema, i pentastellati possono più o meno inaspettatamente contare sull'appoggio leghista. A cominciare proprio da Matteo Salvini. In particolare, riguardo l'ipotesi dal 2023 di un'esclusione delle case unifamiliari:

"Questa previsione consentirebbe di non escludere i piccoli Comuni dove più difficilmente c'è la presenza di tanti condomini".

In buona sostanza, la Lega chiede la conferma di tutti i bonus per il 2022 e del superbonus per il 2023, ma senza "selezione" di beneficiari.

Pd, Forza Italia e Fratelli d'Italia

Della bontà del provvedimento è convinto anche il Partito democratico. Non solo attraverso i suoi rappresentanti alla Camera e al Senato, ma anche per bocca del Ministro alla Cultura, Dario Franceschini ("E' un provvedimento che sta funzionando, rende le città più belle"). Stesso discorso per Forza Italia, mentre dall'opposizione Fdi ha chiesto un po' chiarezza in più in particolare riguardo alla parola "ristrutturazione" e alla disciplina sugli edifici "non vincolati".

Da superbonus a superMario: la parola al Premier

L'ultima parola spetterà al capo del Governo, Mario Draghi. Per il momento il premier ha rimandato tutte le istanze dei partiti in sede di manovra. Dai corridoi di Palazzo Chigi filtra l'orientamento a ridurre progressivamente la portata delle agevolazioni, al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025. Del resto, finora l'ex presidente della Banca centrale europea si è dimostrato uomo tutto di un pezzo, ma potrebbe non sembrargli vero di ritrovarsi davanti Lega e M5S completamente allineati. Un ragionamento non di poco conto anche in vista proprio della manovra.

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