"Salva Milano": il consiglio comunale dice sì. Proteste dentro e fuori dall'aula
Nonostante le divisioni, il Partito Democratico e la giunta di Milano sono riusciti a far approvare il sostegno alla legge in vista della sua discussione al Senato
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Il Consiglio comunale di Milano ha votato a favore dell'ordine del giorno a sostegno della norma "Salva Milano", con una maggioranza che, sebbene sufficiente, ha mostrato alcune crepe. Il sindaco Beppe Sala, che aveva auspicato un fronte compatto tra i suoi sostenitori, ha ottenuto 22 voti favorevoli contro 7 contrari. Tuttavia, la coesione della sua coalizione ha vacillato, con alcuni consiglieri che hanno scelto di schierarsi contro la proposta.
Ad inasprire ulteriormente il clima anche l'assenza del sindaco, a Roma per precedenti impegni, durante la votazione.
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"Salva Milano": voto tra tensioni e proteste
Il provvedimento ha incontrato l'opposizione di tre consiglieri di Europa Verde (Carlo Monguzzi, Francesca Cucchiara e Tommaso Gorini), di uno del Partito Democratico (Alessandro Giugni) e di Enrico Fedrighini del gruppo misto, tutti membri della coalizione che sostiene la giunta. Il centrodestra, invece, ha adottato una strategia diversa: ad eccezione di due esponenti della Lega (Alessandro Verri e Annarosa Racca) che hanno espresso voto contrario, il resto della compagine ha preferito non partecipare alla votazione.
Le tensioni non si sono limitate all'aula consiliare. All'esterno del municipio, gruppi di cittadini e ambientalisti hanno manifestato con cori di protesta, gridando ripetutamente "vergogna" contro la misura.
Il significato politico del voto
Nonostante le divisioni, il Partito Democratico e la giunta di Milano sono riusciti a far approvare il sostegno alla legge in vista della sua discussione al Senato. Tuttavia, il dibattito sulla "Salva Milano" potrebbe avere ripercussioni politiche future. Il tema dell’urbanistica e la gestione dei progetti edilizi saranno probabilmente centrali nel dibattito politico in vista delle elezioni del 2027, quando si definirà la nuova coalizione di centrosinistra.
Un altro elemento di discussione è stata l’assenza del sindaco Sala durante la seduta, impegnato a Roma per altri appuntamenti istituzionali. La sua mancata presenza è stata criticata sia dai consiglieri contrari alla misura, come Tommaso Gorini, sia dall'opposizione. Riccardo Truppo di Fratelli d'Italia ha ironizzato sulla situazione, dichiarando di essere disposto ad attendere il ritorno del primo cittadino "anche a mezzanotte".
Le posizioni in campo
Nel corso della discussione in aula, diversi esponenti della maggioranza hanno cercato di difendere la misura dalle accuse di essere un "condono edilizio" o un favore agli sviluppatori immobiliari. La difesa della norma è arrivata anche da esponenti del governo nazionale, come il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha dichiarato: "Fosse stato per me, il Salva Milano sarebbe già stato approvato l’estate scorsa, ma il PD e la sinistra hanno avuto qualche dubbio". Sulla stessa linea, Maurizio Lupi, leader di Noi Moderati, ha affermato: "In Parlamento noi faremo la nostra parte, ma ci auguriamo che la faccia anche la sinistra".
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Dall'altra parte, i consiglieri di Europa Verde hanno ribadito la loro contrarietà, con Tommaso Gorini che ha sollevato dubbi sull’utilità di proseguire in una direzione che favorisce nuovi sviluppi edilizi senza rispondere ai bisogni reali della città. Ha inoltre criticato la gestione degli oneri urbanistici, sottolineando come la mancanza di questi fondi possa tradursi in tagli ai servizi pubblici.
Cosa prevede la "Salva Milano"
Il disegno di legge "Salva Milano" non rappresenta un "liberi tutti" in ambito edilizio, ha assicurato il sindaco Sala durante un’audizione in Senato. La norma, pensata per sbloccare circa 150 progetti edilizi fermi a causa delle inchieste della Procura di Milano, introduce una disciplina transitoria per regolamentare gli interventi urbanistici ed edilizi.
Il punto centrale della legge è l’eliminazione dell’obbligo di approvare piani attuativi comunali per la demolizione e ricostruzione con modifiche di sagoma e volumetrie, purché gli interventi avvengano in "ambiti edificati e urbanizzati". In pratica, per sostituire un edificio di pochi piani con un grattacielo, basterà presentare una Segnalazione certificata di inizio attività (Scia) per ristrutturazione, semplificando notevolmente le procedure.
Il provvedimento, già approvato dalla Camera dei Deputati con 172 voti favorevoli e 41 contrari, è ora in discussione presso la commissione Ambiente del Senato.