Forse, c’è un po’ di incertezza e “partita aperta” in Campania.
Ma in molti giurano che anche sul Golfo di Napoli e dintorni non ci sia contesa (e dopo scopriremo il “sottile” perché).
Per il resto, a pochi giorno dal voto (domenica 23 e lunedì 24 novembre 2025), le Regionali in Veneto, Puglia (e appunto Campania) sembrano procedere su un binario paradossale: risultati quasi scontati a favore delle Amministrazioni uscenti (nessuno dei tre governatori si ricandida per via del vincolo di un terzo mandato consecutivo), ma una competizione tra i partiti e addirittura interna ai partiti che appare decisamente più accesa e accanita della sfida tra coalizioni.
Regionali 2025:
| REGIONE | CENTRODESTRA | CENTROSINISTRA |
| Marche | 52,4% | 44,4% |
| Calabria | 57,2% | 41,7% |
| Toscana | 40,9% | 53,9% |
| Campania |
23‑24 novembre 2025
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| Puglia | ||
| Veneto | ||
Veneto, Stefani nuovo governatore, ma quante spine
In Veneto, come detto l’aspettativa è zero sorprese.
Tutte le rilevazioni convergono: Alberto Stefani, fedelissimo di Matteo Salvini, candidato leghista sostenuto dal Centrodestra, è avviato verso una vittoria che oscilla tra il 57% e il 60% contro Giovanni Manildo del Centrosinistra.

Un trionfo, almeno in apparenza. Perché quel 57%, nel contesto politico veneto (roccaforte leghista e della questione del Nord ancor più della Lombardia), somiglia più a un campanello d’allarme che a un successo.

Basti pensare che alle precedenti Regionali il “Sistema Zaia” frantumò ogni record: la sola lista del presidente superò il 44%, sfiorando il milione di voti, mentre la Lega aggiungeva un ulteriore 17%.
Numeri che oggi appaiono irraggiungibili.
La sfida Fratelli d’Italia-Lega, che rivalità
La partita, dunque, non è chi vincerà, ma con quale equilibrio interno.
Lega e Fratelli d’Italia sono ai ferri corti in tutti i sondaggi, impegnati in un testa a testa che potrebbe ridefinire i rapporti di forza nella futura giunta.
Del resto, fino a quasi all’ultimo Giorgia Meloni aveva coltivato l’ambizione di candidare a governatore a sua volta un suo fedelissimo, il senatore Luca De Carlo.

Una velleità poi “messa nel cassetto” con l’obiettivo di andare poi all’incasso a breve rivendicando il governatore della Lombardia dopo tre mandati leghisti (uno di Roberto Maroni e due di Attilio Fontana).

Certo, le tensioni restano. E non solo per il malcontento e la delusione espressi pubblicamente dallo stesso De Carlo.
Basti pensare al terremoto (politico) da poco registrato nella città di Treviso dove sono state “congelate” le deleghe di due assessori, Rosanna Vettoretti e Gloria Sernagiotto di Fratelli d’Italia, per decisione del sindaco leghista, e “zaiano”, Mario Conte.
La rivalità in casa Lega… Zaia contro Salvini
A complicare lo scenario, la tensione esplosa fra Luca Zaia e Matteo Salvini.

La suggestione — poi ridimensionata — di una candidatura del “Doge” alle suppletive per il seggio al Parlamento lasciato vacante proprio da Stefani è stata vissuta dal governatore come un tentativo di “metterlo da parte”, sottraendogli peso politico sia immediato che prospettico.
Anche se a dir la verità, se l’ormai ex governatore avrà intenzione di andare a Roma ci vorrà andare da Ministro (e di peso) e non certo da “semplice” parlamentare a poco più di un anno dalla fine della legislatura.
Zaia, che non ha potuto presentare una sua lista personale in Veneto, resta comunque la figura più popolare nella regione.
E nel partito tutti sanno che nessuno oserebbe davvero sfidarlo su un terreno che lui conosce meglio di chiunque altro: il territorio che ha amministrato e governato per dieci anni.
Ecco perché di fatto Stefani diventerà presidente col fantasma di Zaia dietro le spalle, anche se proprio in queste ore il “doge” ha ribadito per l’ennesima volta di non avere l’intenzione di fare il “grande fratello” o di volere un posto per sé in Giunta.
Che polverone, il servizio di Report
Tornando a Fratelli d’Italia, si è alzato invece un gran polverone dopo l’ultimo servizio mandato in onda su Rai da Report.
Il programma d’inchieste condotto Sigfrido Ranucci ha infatti intervistato un collaboratore di giustizia che ha spiegato come già in passato due esponenti del partito guidato da Giorgia Meloni sia già stati sostenuti in passato dalla ’ndrangheta.
Campania: alleanze fragili, obiettivi divergenti
Se in Veneto la vittoria è scontata, in Campania è la tensione politica a dominare la scena.
La distanza fra Roberto Fico (M5S) e Edmondo Cirielli (FdI) si è ridotta: dai dieci punti iniziali si è scesi a sette. Qualcuno dice anche meno.

Ma il clima è ben lontano dall’essere sereno. Soprattutto guardando alle tensioni interne ai partiti.
Nel Centrosinistra campano, l’unità è infatti appesa a un filo.
I rapporti personali tra i protagonisti sono logori: De Luca contro Mastella (storicamente personaggio forte in Campania e a Benevento), De Luca contro Manfredi (attuale sindaco di Napoli, M5S, ma vicinissimo al Pd), De Luca contro Fico, De Luca contro Schlein.

Al centro di tutto, l’assessorato alla Sanità, il vero cuore economico della regione, che assorbe il 90% del bilancio.
Un “bottino” politico che alimenta sospetti, trattative sotterranee e veti reciproci.
Il peso dei voti personali per governare la Regione, lo scenario da “fantapolitica”
La legge elettorale regionale aggiunge ulteriore pressione
Vale infatti la pena ricordare che chi vince porta a casa 30 consiglieri, chi perde 20, mentre la maggioranza scatta a 26.
In questo schema, i voti personali diventano decisivi.
E qui allora entra (o meglio rientra) prepotentemente in gioco Vincenzo De Luca, il vulcanico governatore uscente ed ex sindaco sceriffo di Salerno, che punta a far eleggere un manipolo di fedelissimi tra la sua lista “A Testa Alta” e la lista del PD, dove ha già piazzato due candidati di sua stretta fiducia.

Un obiettivo non di poco conto e forse con una strategia precisa e a più ampio respiro.
Perché dietro le quinte, circola un’ipotesi che molti definiscono “fantapolitica”, ma che a Napoli e dintorni più di qualcuno prende sul serio.
Se Fico diventasse governatore, partirebbe una nuova consiliatura e per De Luca decadrebbe il vincolo del terzo mandato.
Tradotto: lo “sceriffo” potrebbe tornare in campo l’anno successivo. Ecco perché…tirerà la volata a Fico.
Meloni e Schlein, le ricadute del voto in Campania
Infine, una lettura nazionale del voto in Campania.
Sia Giorgia Meloni che Elly Schlein guardano a Napoli e alle altre Province della Regione come al vero bivio politico del voto.

Per la segretaria del PD, una sconfitta in Campania significherebbe il rischio concreto di dover rimettere il mandato pressata dai riformisti e dai nuovi laboratori politici dem nati in questi mesi.
Per la Presidente del Consiglio, il prezzo sarebbe diverso ma non meno pesante.

Un eventuale successo di Fico rappresenterebbe una bocciatura diretta della sua scelta di puntare su Edmondo Cirielli, suo fedelissimo, candidato poco gradito a Forza Italia (che spingeva per un civico e avrebbe voluto il prefetto di Napoli Michele Di Bari) e in fondo accettato dallo stesso Cirielli solo dopo molte resistenze, per spirito di servizio.
Puglia, giochi fatti, il responso dei sondaggi
Infine, ma non certo da ultima la Puglia.
Il Centrodestra sta cercando di dare entusiasmo alla corsa elettorale di Luigi Lobuono, ex presidente della Fiera del Levante.

In questi ultimi giorni Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega stanno puntando molto sui temi della sanità (soprattutto Forza Italia), sulle infrastrutture (anche quelle digitali) e sul rilancio dell’occupazione e delle imprese per “consentire anche a tanti giovani di non trasferirsi al nord o all’estero”.
I sondaggi però sembrano delineare una partita senza storia.

Gli ultimi rilevamenti danno infatti l’ex sindaco di Bari e ora europarlamentare Antonio Decaro al 60%, mentre Lobuono è stimato al 40%.