SUMMIT

Roma fa storia: al G20 i leader trovano l'intesa sul clima

Minimun Tax globale per le multinazionali, volontà di vaccinare il 70% della popolazione globale contro il Covid. Ora si attende il Cop26 a Glasgow, ma intanto è sparito il riferimento al 2050 per l'obiettivo zero emissioni.

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Il G20 a Roma ha portato i grandi del mondo a certificare che quella sul clima non è più un'emergenza, ma un'urgenza. Tanto da richiedere uno sforzo comune e migliorativo rispetto agli obiettivi di Parigi. Ecco la quadra raggiunta al termine del summit capitolino del 30 e 31 ottobre 2021. Obiettivo centrato soltanto in parte.

G20 a Roma: gli accordi

Se tutti riconoscono l'importanza degli obiettivi da centrare, restano divergenze significative su tempi e modi.
Nella seconda e ultima giornata del G20 di Roma, è stato trovato l'accordo per evitare che la temperatura della Terra salga più di 1,5 gradi, ma la data entro cui raggiungere l'obiettivo resta ancora vaga. L'intesa si aggiunge a quelle di sabato su dazi, vaccini e minimum tax.

La minimum tax globale sulle multinazionali, approvata dai leader del G20 nel vertice di Roma dopo anni di trattative, andrà a colpire in particolare i colossi del web cresciuti in questi anni, da Amazon a Facebook. I leader mondiali si sono impegnati ad attuarla entro la data del 2023, fissata nel quadro Ocse dove era stata sottoscritta da 136 paesi su 140. La tassa avrà un'aliquota minima del 15% sugli utili delle multinazionali per evitare che queste continuino a trasferire la propria sede fiscale in un paese dove il trattamento è più favorevole.

E poi l'impegno a contribuire a vaccinare almeno il 40% della popolazione in tutti i paesi entro la fine del 2021 e il 70% entro la metà del 2022, soprattutto quelli in via di sviluppo.

Clima: resistenze di Cina, India e Russia

Cina e India, spalleggiate dalla Russia, sono riuscite a far togliere dalle conclusioni la data del 2050 come scadenza per l'azzeramento delle emissioni di CO2, il riferimento è a un più generico metà secolo, ma al contempo la presidenza italiana ha ottenuto un impegno da parte di tutti per rafforzare gli obiettivi di riduzione nazionali da qui al 2030. Importante è poi la moratoria sui nuovi investimenti internazionali per le centrali a carbone.

La promessa di 100 miliardi di dollari l'anno da qui al 2025 per aiutare i paesi in via di sviluppo ad affrontare le sfide della transizione ecologica. Tutti punti che permettono di lasciare aperta una strada del negoziato per la COP26, che si apre in queste ore, dove però per evitare il fallimento bisognerà passare dalle parole alle azioni, da qui anche le dichiarazioni del Segretario generale dell'ONU Antonio Guterres, che ammette di lasciare Roma con le sue speranze insoddisfatte, ma ancora non sepolte guardando verso Glasgow.

La ricerca del compromesso

D'altronde i vertici internazionali si trovano spesso a dover sacrificare risultati concreti sull'altare del compromesso. Compromesso tutt'altro che scontato quando attorno al tavolo ci sono attori così ostici come Cina e Russia, ma a Roma l'approccio multilaterale ha avuto il merito di smorzare alcune rigidità, permettendo ai grandi di arrivare ad una serie di comuni consapevolezze, e non solo sul clima: la lotta alle diseguaglianze, la necessità di una strategia più inclusiva per superare la pandemia sono stati perni altrettanto importanti della discussione.

Il successo di questo G20 a presidenza italiana è stato il rilancio del multilateralismo nel rispetto delle singole sensibilità, come unica possibile chiave per rispondere alle sfide senza confini del nostro tempo. Il premier Draghi, al termine del vertice:

"Il G20 è stato un successo, abbiamo riempito di sostanza il 'bla bla bla'. Nella lotta al cambiamento climatico, l'Italia triplicherà il suo impegno finanziario con 1,4 miliardi di euro all'anno".

Il presidente americano Joe Biden:

"Abbiamo ottenuto risultati tangibili su Covid, economia e clima. Draghi ha fatto un grandissimo lavoro".

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