Risoluzioni sulla difesa comune europea: si vota in parlamento martedì e mercoledì
Maggioranza al lavoro per un testo condiviso soprattutto da Lega e FI su posizioni distanti

L'appuntamento è per martedì 18 e mercoledì 19 marzo in Parlamento. Prima al Senato, poi alla Camera.
Per questi due giorni, tra inizio e metà settimana, sono infatti previste le comunicazioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni in vista del vertice previsto per il 20 e il 21 marzo a Bruxelles.

Il tema al centro del dibattito è la risoluzione sulla difesa comune europea che settimana scorsa, non senza polemiche, ha superato il vaglio del Parlamento Europeo convocato in sessione plenaria a Strasburgo.
Difesa comune europea, le tensioni nel Centrodestra e Centrosinistra
Questione spinosa perché nei giorni scorsi ha messo a dura prova le dinamiche interne di coalizioni e partiti.
Fratelli d'Italia (in Europa nel gruppo dei Conservatori) ha votato a favore della risoluzione pur con qualche "mal di pancia" tenuto debitamente nascosto.
Voto convintamente favorevole invece da Forza Italia (gruppo Partito popolare europeo) che dopo il voto ha ribadito la necessità di un maggior coordinamento e di una migliore ottimizzazione delle spese in campo militare rimandando al mittente il senso della parola nuda e cruda "riarmo" e soprattutto l'accusa di un'Unione Europea formata da Paesi "guerrafondai".
In ultimo, la Lega. Il partito di Salvini ha votato contro la risoluzione.
Il generale Vannacci nell'aula del Parlamento Europeo si è reso protagonista di un vero e proprio show all'indirizzo della presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Centrodestra, "diplomazia" al lavoro per ricucire gli strappi
Ora però è il momento della diplomazia e del tentativo di ricucire gli strappi.
Anche perché prima del Consiglio europeo, ci sarà da presentare una risoluzione di maggioranza su cui ad oggi risulta molto difficile trovare la quadra.
Immediatamente dopo il voto di Strasburgo già il Ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha provveduto a cercare di buttare acqua sul fuoco spiegando:

"Ci sono obiettivi che siamo tenuti a rispettare, ma nessuna risorsa economica che verrà prevista per la difesa comune europea verrà distolta da altri settori, men che meno per la Sanità. Per il governo il finanziamento della difesa non potrà avvenire a scapito di settori fondamentali per i cittadini, su tutti Sanità e servizi".
I paletti della Lega
Fermo restando, da parte della Lega, il "no" a ulteriori debiti per "armare l'Ue" come evidenziato in una nota stampa.
E a dir la verità, poco dopo l'esito della votazione in Europa, da Palazzo Chigi si erano affrettati a smentire un duro scontro che i ben informati assicuravano esserci stato proprio tra Giorgetti, Meloni e Salvini.

Proprio il vicepremier e leader del partito è stato categorico:
"No a deleghe sul riarmo Ue, prima pensiamo a rafforzare l'Italia".
Le distanze con Forza Italia
Fatto sta che le esternazioni della Lega stanno portando inevitabilmente a un ulteriore allontanamento tra Carroccio e Forza Italia.
Anzi tra gli azzurri e il segretario nazionale Antonio Tajani c'è stato un certo imbarazzo di fronte alle picconate leghiste.
Non è un caso che da più parti in questi giorni è stato ribadito ad oltranza che la politica estera la conducono la premier e il Ministro degli Esteri. Ovvero Meloni e Tajani.
L'asse FdI-Fi per tenere il punto in Europa e l'assist di Giorgetti
Ecco perché la presidente del Consiglio è impegnata con Tajani a tenere il punto in Europa e a non "avvantaggiare" e anzi cercare di ridimensionare l'asse Parigi-Berlino, ovvero Macron-Merz.

Le bordate arrivate e in arrivo dalla Lega, partito di governo, e da Salvini, vicepremier, rischiano di mettere in forte imbarazzo Meloni e Tajani.
Ecco allora che una mano potrebbe arrivare da Giorgetti che sugli investimenti del riarmo europeo (un piano complessivo da 800 miliardi) ha messo sul tavolo l'idea di coinvolgere soprattutto capitali di investitori privati senza incidere oltremisura sui conti pubblici.
Le tensioni nel Pd
Ma se nel Centrodestra il clima è teso, anche il Pd mica sorride.
Dopo lo strappo di Strasburgo, i dem si preparano al test dell'Aula sulle mozioni riguardanti il Consiglio Europeo della prossima settimana.
Sarà in quella sede che Elly Schlein verificherà la tenuta della sua maggioranza interna e della linea da lei dettata sul ReArm:
"La difesa comune per noi è una cosa ben diversa dal riarmo dei singoli 27 Stati membri, e che non deve andare a detrimento degli investimenti sul sociale e sulla coesione territoriale".
Una posizione chiara, ma secondo modi e temi da stabilire nel Partito democratico sembra segnata la strada che porterà a un confronto interno e forse a clamorosi scenari.