DEM IN SUBBUGLIO

Resa dei conti nel Pd, Schlein pronta a un confronto coi Riformisti (già anti Conte)

Tre ipotesi: azzeramento della segreteria, congresso o referendum fra la base sulla politica estera

Resa dei conti nel Pd, Schlein pronta a un confronto coi Riformisti (già anti Conte)
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Se nelle divisioni si concentrasse la loro forza probabilmente sarebbero (politicamente) imbattibili.

Fatto sta che invece al momento la diversità di pensiero e vedute (indipendentemente dalle correnti) su temi importanti di politica interna (i referendum e il tormentone Job Act) ed europea (difesa comune o riarmo che dir si voglia) stanno lacerando il partito.

E così ora nel Partito democratico si preannuncia una clamorosa resa dei conti.

Schlein all'angolo, lascia o raddoppia?

Il dato ormai più significativo e clamoroso è che la segretaria nazionale Elly Schlein è ormai messa all'angolo.

Il segretario del Pd Elly Schlein

Ancora freschi sono mugugni e dissapori emersi durante la segreteria nazionale di partito di qualche settimana fa, freschissimo è invece il tutto contro tutti che ha caratterizzato il voto dei dem a Strasburgo sulla risoluzione del riarmo europeo presentata dal presidente della Commissione Ursula von der Leyen.

Solo il "sacrificio" di Lucia Annunziata (costretta ad ammettere di aver sbagliato a votare e a chiedere così la rettifica del suo voto) e l'astensione dell'ex sindaco di Firenze Dario Nardella ("Per senso di responsabilità e rispetto verso il segretario", come ammesso da lui stesso) hanno evitato a Elly Schlein di essere messa clamorosamente in minoranza (ha più volte manifestato la sua contrarietà) sul tema della difesa comune europea.

Lucia Annunziata

E ora Elly che farà? Rimarrà al suo posto o potrebbe clamorosamente lasciare la segreteria?

Il confronto con i riformisti, la resa dei conti nel Pd

Al momento, preso atto della situazione interna e di quanto emerso a Strasburgo al Parlamento Europeo, Schlein ha subito messo sul tavolo la sua disponibilità a un confronto (ma in molti pensano a una resa dei conti) con i riformisti.

Proprio quelli che nel recente passato hanno già manifestato tutta la loro insofferenza verso l'azione politica di Giuseppe Conte. Guarda caso, il più battagliero contro la risoluzione Rearm Europe.

Prodi, Gentiloni, Fassino, Gori, Nardella e la vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno sono gli esponenti dem che (favorevoli alla linea europea) hanno maggiormente messo in discussione le posizioni della segretaria.

L'ex presidente del Consiglio Romano Prodi

Senza contare il vice (ed ex competitor al congresso) Stefano Bonaccini e poi ancora Lia Quartapelle, Marianna Madia, Gianni Cuperlo e Sandra Zampa: tutti hanno chiesto un confronto.

Stefano Bonaccini, vicesegretario Pd
Stefano Bonaccini, vicesegretario Pd

Nei giorni scorsi poi c'era stato anche il "pasticciaccio" dei complimenti a Salvini (anche il leader della Lega e tutta la Lega sono contrari al riarmo) attraverso le pagine ufficiali social del Pd che aveva contribuito ad alimentare ancor  di più le tensioni.

Come era andato il voto a Strasburgo

In tutto questo polverone di tensioni e polemiche vale la pena ricordare come è andato a metà settimana il voto al Parlamento Europeo sulla risoluzione della presidente von der Leyen.

E vale la pena anche ricordare che l'indicazione di Schlein inizialmente era appunto di votare "no". Una contrarietà poi diventata astensione.

La squadra degli eurodem per metà (11 voti) ha seguito l'indicazione di Schlein che, smussando l'originaria intenzione, ha chiesto l'astensione.

E per metà (10 voti) è rimasta ferma sul "sì" con i voti di Bonaccini, Antonio Decaro, Giorgio Gori, Elisabetta Gualmini, Giuseppe Lupo, Pierfrancesco Maran, Alessandra Moretti, Pina Picierno, Irene Tinagli e Raffaele Topo.

Hanno invece seguito la linea dell'astensione il capodelegazione Nicola Zingaretti, Annalisa Corrado, Alessandro Zan, Brando Benifei, Dario Nardella, Matteo Ricci, Sandro Ruotolo e Camilla Laureti. 

E così anche gli indipendenti Cecilia Strada e Marco Tarquinio, intenzionati all'inizio a votare "no"

Con poi appunto il giallo di Lucia Annunziata che inizialmente aveva votato sì, ma ha poi chiesto di cambiarlo nell'astensione, "per un errore nello schiacciare il pulsante".

Gli scenari, azzeramento della segreteria e congresso anticipato?

Lo scenario più clamoroso potrebbe essere quello di un azzeramento della segreteria del partito e della programmazione in calendario di un congresso anticipato.

Proprio Dario Nardella ieri a Radio 24 ha però un po' allontanato questa ipotesi con una motivazione tutto sommato condivisibile:

Dario Nardella

"Non è che ogni volta che nel partito ci sono diversità di vedute e pensiero si può ricorrere a un congresso. Secondo il nostro Statuto i congressi ci sono ogni quattro anno. Sarebbe meglio concentrarsi su un confronto approfondito su temi importanti quando si presenta l'occasione".

A far da contraltare nelle scorse ore clamorosa è stata anche l'esternazione dell'ex senatore Luigi Zanda che ha chiesto un congresso straordinario, ma soprattutto ha buttato una tanica di benzina sul fuoco delle polemiche dem rincarando la dose contro Schlein:

L'ex senatore Pd Luigi Zanda

"Non sarebbe mai in grado di poter ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio".

L'ex Ministro (e candidato governatore alle Regionali in Liguria) Andrea Orlando ha invece invocato un congresso tematico.

Che potrebbe di fatto aprire la strada ad un'ulteriore ipotesi: quella di un referendum all'interno della base riguardo la politica estera. 

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