Il giorno dell’appuntamento è già stato segnato in agenda. E c’è anche fissata la priorità: il Veneto.
Dopo le vacanze estive (anche se complici la guerra in Ucraina e la drammatica situazione a Gaza una vera e propria pausa dell’attività politica non c’è mai stata), il Centrodestra riparte dal tormentone delle Regionali e delle scelte dei candidati governatori.
L’incontro fissato tra i leader nazionali Meloni, Tajani, Salvini, a margine del Consiglio dei ministri, potrebbe finalmente sciogliere i nodi che da settimane frenano l’accordo.

Nodi non di poco conto nonostante il vento in poppa dei sondaggi a livello nazionale con Fratelli d’Italia a far da traino e la premier che vede ancora granitico il suo gradimento popolare dopo ormai tre anni a Palazzo Chigi.
Ma che la situazione sia delicata lo si evince anche dal fatto che proprio la presidente del Consiglio, consapevole del peso politico della partita, ha deciso di rinviare il viaggio programmato nell’Indopacifico per seguire personalmente i dossier sul tavolo a Palazzo Chigi: dalla ripartenza post-estiva all’agenda economica, fino alla partita elettorale che rischia di incidere sugli equilibri interni della coalizione.
Partite aperte, i nodi da sciogliere: il rebus Veneto
La tornata delle Regionali non sta mettendo a dura prova solo la tenuta e gli equilibri nel Centrosinistra, che cerca disperatamente, ma pare senza successo, di presentarsi col Campo largo o larghissimo.
Anche il Centrodestra ha le sue spine. Una su tutte, lo si sa da tempo, il Veneto dove non si riesce a trovare una quadra e tutti i tre principali partiti della coalizione, oltre al governatore uscente Zaia, sono fermi sulle proprie posizioni e non sembrano disposti a fare passi indietro.
Uno stato dell’arte che sta alimentando tensioni piuttosto pesanti soprattutto tra Lega e Forza Italia con gli azzurri che non solo continuano a sponsorizzare la candidatura dell’ex sindaco di Verona (ed ex leghista) Flavio Tosi, ora europarlamentare, ma hanno già più volte dichiarato la propria contrarietà all’ipotesi di una lista del governatore uscente.

Anche se a dir la verità proprio Tosi nei giorni scorsi ha osservato che, sondaggi e consensi alla mano, il candidato spetta a Fratelli d’Italia.
Da parte sua Meloni vorrebbe come nuovo governatore un suo fedelissimo, Luca De Carlo, bellunese, titolare di un’azienda agricola, sindaco da tre mandati Calalzo e senatore dal 2018.

Del resto, come noto, in Veneto la ricandidatura di Luca Zaia non è sul tavolo per limiti di mandato, e la Lega spinge per conservare la roccaforte storica proponendo un proprio nome di peso.
Lo stesso Zaia, per rinunciare alla presentazione di una propria lista (che alcuni sondaggi addirittura attesterebbero tra il 30 e 40%, nelle regionali del 2020 Zaia fu riconfermato governatore con il 76,8% dei voti e la sua lista ottenne il 44,6%) si aspetta una “dimostrazione di buona volontà” dai vertici della coalizione: tradotto, la candidatura a sindaco di Venezia o un posto nel Governo.

Ipotesi quest’ultima non solo poco praticabile perché innescherebbe un rimpasto nell’Esecutivo (che Giorgia Meloni non vuole), ma forse poco appetibile per lo stesso Zaia visto che ormai mancano due anni alla scadenza della Legislatura del Governo Meloni.
Le altre partite, Puglia e Campania
Ma la fumata bianca deve arrivare anche in altre due Regioni non certo di secondo piano.
In Campania Forza Italia rivendica un ruolo di primo piano dopo il buon risultato delle europee e l’assenza di candidature forti del Carroccio.
E proprio per FI Fulvio Fulvio Martusciello, seguendo di poche ore una dichiarazione di Giovanni Donzelli di Fdi, ha manifestato ottimismo:
“Siamo ormai vicini alla chiusura sul civico per il candidato presidente: tutti i tasselli stanno andando al loro posto”.
Il nome del candidato dovrebbe essere quello del prefetto di Napoli, Michele Di Bari.
La Puglia resta invece il terreno più delicato, con il Centrodestra chiamato a ricompattarsi dopo le divisioni del passato e a individuare un profilo in grado di contendere la regione al Centrosinistra, guidata da Michele Emiliano (e prima ancora da Nichi Vendola) e che dovrebbe avere nell’ex sindaco di Bari Antonio Decaro (anche lui ora europarlamentare) il suo candidato forte.

I partiti potrebbe chiedere una candidatura per spirito di servizio a Marcello Gemmato (FdI, attuale sottosegretario alla Sanità) o a Mauro D’Attis, Forza Italia.

L’intesa non è semplice: ogni partito difende il proprio spazio, e la scelta dei governatori diventa anche un test di leadership interna alla coalizione. Meloni punta a mantenere l’unità del centrodestra e ad assicurare candidature competitive, mentre Salvini e Tajani vogliono far valere il proprio peso specifico sui territori.