Le reazioni al voto

Referendum flop, Renzi esulta: "Quesiti ideologici rivolti al passato". Salvini: "La cittadinanza non si regala"

Prime critiche anche all'interno del Centrosinistra

Referendum flop, Renzi esulta: "Quesiti ideologici rivolti al passato". Salvini: "La cittadinanza non si regala"
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Il referendum non passa, e già piovono le prime reazioni. Esultano Matteo Renzi e Matteo Salvini, due tra i più grandi oppositori - per diversi motivi - dei quesiti referendari.

Il referendum non passa, esultano Renzi e Salvini

Matteo Renzi, già stamattina esultava per l'esito delle consultazioni:

"Ormai è evidente che il quorum non ci sarà, come del resto era facilmente prevedibile vedendo i precedenti"

"I quesiti sul lavoro erano infatti ideologici e rivolti al passato come abbiamo detto in tutte le varie tribune televisive".

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Matteo Renzi, leader di Italia Viva

Poi il messaggio al Centrosinistra:

"Spero che sia chiaro che per costruire un centrosinistra vincente bisogna parlare di futuro, non di passato. Ingaggiare battaglie identitarie, infatti, fa vincere i congressi ma non fa vincere le elezioni: se vogliamo costruire un’alternativa a Giorgia Meloni bisogna essere capaci di allargare al ceto medio, non chiudersi nel proprio recinto ideologico. Sono convinto che riusciremo a farlo".

Esulta anche Matteo Salvini, parlando sul palco della "Festa della Vittoria" dei Patrioti Ue:

 "Oggi in Italia si votano dei referendum che non passeranno: la cittadinanza non è un regalo, chiediamo regole più chiare e severe per essere cittadini italiani, non basta qualche anno in più di residenza".

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Matteo Salvini

Sempre in quota Lega, Silvia Sardone parla di "devastante sconfitta" per il Centrosinistra.

"Risultato dell'affluenza per i referendum lontanissimo dai desideri della sinistra e della Cgil. Devastante sconfitta per Schlein, Landini, Conte e compagni. Altro che segnale di sfratto, gli italiani hanno evitato, giustamente, di ascoltarli".

Fazzolari (FdI): "Governo rafforzato"

Gongola anche Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega per l'Attuazione del programma di governo:

"Le opposizioni hanno voluto trasformare i 5 referendum in un referendum sul governo Meloni. Il responso appare molto chiaro: il governo ne esce ulteriormente rafforzato e la sinistra ulteriormente indebolita".

Fratelli d'Italia in un post attacca di promotori del referendum:

"L'unico vero obiettivo di questo referendum era far cadere il Governo Meloni. Alla fine, però, sono stati gli italiani a far cadere voi".

Dal Governo, parla anche il vicepremier di Forza Italia Antonio Tajani, che punta a cambiare le regole sui referendum:

"Forse bisogna cambiare la legge sui referendum, servono probabilmente più firme, anche perché abbiamo speso tantissimi soldi per esempio per portare centinaia di migliaia, milioni di schede per gli italiani all'estero che sono tornate bianche".

"Intanto grande rispetto per chi è andato a votare perché è sempre una forma di partecipazione al referendum. Detto questo, è stata una sconfitta della sinistra e dell'opposizione che voleva tentare l'assalto al governo utilizzando il grimaldello dei referendum. La cosa è andata male, il governo si è rafforzato, l'opposizione si è indebolita".

Mastella: "La sinistra ha dimenticato il centro"

Critico con la sinistra anche Clemente Mastella:

"Appare evidente, dai dati pubblicati, che il quorum sul referendum non c'è. Non servivano particolari doti di preveggenza politica per prevedere. Ogni volta che prevalgono divisioni, tentazioni autarchiche della sinistra ed emarginazione dei moderati e delle loro sensibilità culturali, il risultato non arriva".

Clemente Mastella, sindaco di Benevento ed ex leader dell'Udeur

"Gli errori del resto sono stati evidenti. Su temi di natura tipicamente sindacale, i sindacati confederali sono andati in ordine sparso: è mancata l'unità necessaria. Ormai è chiaro, d'altronde, che l'ottenimento del quorum è possibile solo con fronti ampi e coesi che riescano a tenere dentro più anime della cultura del Paese. Si è preferito invece torcere a sinistra il referendum, nell'illusione di ricavarne un dividendo di visibilità e identità. Ma il verdetto dell'aritmetica politica continua a essere implacabile, ogni volta che la sinistra dimentica il centro e insegue il miraggio di un'autosufficienza che non c'è nel Paese".

Sul tema dell'astensionismo è tornato invece il governatore del Friuli Massimiliano Fedriga (Lega):

"I cittadini avevano tre scelte: votare sì, votare no, astenersi. Una scelta, quest'ultima che ho visto è stata quasi criminalizzata dalla sinistra. Questo è qualcosa di assurdo, perché in altri referendum la stessa sinistra ha detto di astenersi, e legittimamente lo aveva fatto, non si capisce perché oggi, invece, sembra antidemocratico chi legittimamente decide di astenersi. Nei referendum l'astensione è un'opzione. Un'opzione che evidentemente la maggioranza dei cittadini sta utilizzando".

Stessa posizione espressa anche dal ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin prima di partecipare all'assemblea annuale dell'Unione parmense degli industriali.

"Anche il non voto era una scelta di voto, perché io credo che i quesiti sono stati bocciati dalla maggioranza degli italiani".

Tra i governatori, ha commentato anche il veneto Luca Zaia:

"Quello appena archiviato è stato un referendum pensato male, proposto peggio e terminato con un chiaro responso popolare: l'assenza di consenso. L'esito di oggi rafforza non solo la legittimità dell'azione di governo, ma anche la coesione e la credibilità della coalizione di centrodestra, che esce da questa prova ulteriormente consolidata nel rapporto con i cittadini".

Le critiche interne al Pd

Critico sull'utilizzo dello strumento referendario, invece, il governatore Campano Vincenzo De Luca (PD):

"C'è stato un elemento di ideologizzazione eccessivo, che è stato sbagliato, e una politicizzazione eccessiva, ed è stato sbagliato anche questo. E c'è il problema che, quando si affrontano problemi complessi, lo strumento referendario non è quello più adatto".

Critica anche l'eurodeputata Pd Elisabetta Gualmini.

"Aver mobilitato tutto il partito (democratico), tutti i circoli, tutti i dirigenti su un referendum che doveva "correggere gli errori del vecchio Pd" si è rivelato un boomerang. Un referendum politico contro se stessi. Aver rotto l'unità sindacale in una rinnovata cinghia di trasmissione con un solo sindacato (Cgil), pur con rispetto, un altro errore. Con quesiti rivolti al passato e pochissimo legati alle patologie del mercato del lavoro di oggi. Doveva essere uno sfratto a Meloni. Non pare vada cosi. Auguriamoci almeno una discussione franca magari anche con quelli del vecchio Pd".

Magi: "Noi non sconfitti"

Il segretario di +Europa Riccardo Magi in una conferenza stampa al comitato per il quesito sulla cittadinanza ha parlato di "astensionismo organizzato" e prova a vedere il lato positivo.

"Ha vinto l'astensionismo organizzato che si è fatto forte dell'astensionismo spontaneo e della mancanza di informazione ma non ci sentiamo sconfitti perché abbiamo rimesso al centro della discussione pubblica un tema che non c'era più: quello della riforma della legge sulla cittadinanza".

 

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