Referendum, il promotore Magi: "Sull'affluenza ci saranno sorprese". Salvini: "Pregiudizio Cgil si ritorcerà contro"
Evento finale a Milano per il Comitato del Sì. Libertà di voto dei Cinque Stelle su cittadinanza. Maggioranza compatta per l'astensione (tranne Lupi)

La campagna referendaria per i cinque quesiti popolari dell’8 e 9 giugno 2025 è ormai alle battute finali. I partiti e i comitati promotori si preparano al silenzio elettorale con un ultimo slancio, cercando di mobilitare gli indecisi e mantenere alta l’attenzione dei cittadini. Il nodo centrale resta uno: l’affluenza. Senza il raggiungimento del quorum del 50% più uno degli aventi diritto, nessun quesito potrà essere valido, a prescindere dall’esito.
Magi: "Mobilitazione tra giovani e nuovi elettori. Il quorum è possibile"
Tra i protagonisti di questa fase finale c’è Riccardo Magi, segretario di +Europa e presidente del comitato promotore del referendum sulla cittadinanza.
Intervenuto a Milano durante l’evento conclusivo della campagna elettorale, Magi si è detto fiducioso sulla partecipazione:
“Credo che ci sarà una sorpresa sull'affluenza. Stiamo vedendo una mobilitazione straordinaria tra giovani, giovanissimi e persone che non hanno mai votato prima. È un segnale che il Paese è pronto per cambiare”.
Magi ha ricordato che il quesito sulla cittadinanza non riguarda l’immigrazione irregolare, ma persone che risiedono legalmente in Italia, senza precedenti penali, che pagano le tasse e parlano correttamente l’italiano.
“È un referendum ragionevole ed equilibrato, non ha nulla a che vedere con i barconi, la criminalità o l’insicurezza. Riguarda persone che già fanno parte della nostra società”, ha spiegato.
Ha poi rivendicato con orgoglio il risultato ottenuto nella fase di raccolta firme:
“Abbiamo raccolto 640mila firme in sole tre settimane, un risultato straordinario, soprattutto a Milano e in Lombardia, dove il tema è molto sentito”. La città, ha sottolineato, rappresenta bene il senso della proposta: una metropoli cosmopolita con il 21% dei residenti non cittadini italiani.
Magi ha infine criticato la posizione della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ha annunciato di recarsi alle urne ma senza ritirare le schede referendarie: “Noi chiediamo ai cittadini di ritirare tutte le schede. Meloni sarà un fantasma che si aggirerà nei seggi della Repubblica”, ha ironizzato.
Sala: "Milano è la città aperta che dice sì alla cittadinanza"
Presente all’iniziativa anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che ha ribadito il suo sostegno convinto al referendum:
“È un quesito che riguarda direttamente la nostra città, dove un cittadino su cinque non è italiano. Dire sì alla cittadinanza dopo cinque anni di permanenza regolare significa rafforzare il senso di appartenenza e responsabilità”.
Sala ha sottolineato come il dibattito pubblico rischi di essere distorto da false narrazioni: “Si cerca di confondere il tema della cittadinanza con quello dell’immigrazione irregolare. Sono due cose completamente diverse. È doveroso andare a votare, è un diritto e un dovere democratico”.
Salvini all’attacco della Cgil: “Opposizione ideologica, si ritorcerà contro”
Sul fronte opposto, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha lanciato un attacco diretto alla Cgil, criticando l'atteggiamento del sindacato nei confronti di un altro tema caldo: il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.
“La Cgil è forse l’unico sindacato che si oppone alla creazione di posti di lavoro. Vorrei che spiegassero ai siciliani e ai calabresi perché sono contrari a un’opera che potrebbe creare sviluppo, ridurre traffico e inquinamento, e rilanciare il turismo”, ha dichiarato dal palco de “Il Giorno della Verità” a Roma.
Secondo Salvini, l'opposizione della Cgil è puramente ideologica:
“Qualsiasi cosa faccia Salvini sembra non vada mai bene. È un no a prescindere. E sabato e domenica ne vedremo i risultati anche nelle urne”. Il leader della Lega è convinto che l’atteggiamento del sindacato finirà per ritorcersi contro, anche all’interno della stessa base sindacale.
Le posizioni dei partiti: un fronte politico diviso
Il referendum ha messo in luce divisioni profonde tra e dentro i partiti. Il centrodestra – Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia – ha adottato una linea ufficiale per l’astensione su tutti e cinque i quesiti. Unica eccezione nel centrodestra è Maurizio Lupi, che invita ad andare a votare, pur non condividendo i contenuti.
Diversa la posizione del Partito Democratico, ufficialmente schierato per il “sì” a tutti i referendum, anche se con alcune differenziazioni interne. La segretaria Elly Schlein ha duramente criticato Giorgia Meloni per l’invito all’astensione:
“Noi puntiamo al quorum e crediamo in questa battaglia di democrazia”.
Più articolata la posizione del Movimento 5 Stelle. Il presidente Giuseppe Conte ha concesso libertà di coscienza, dichiarando però il suo sostegno personale al quesito sulla cittadinanza.
“La nostra proposta rimane lo Ius scholae, perché garantisce un percorso d’integrazione. Ma andrò comunque a votare sì”.
Anche Azione e Italia Viva hanno espresso posizioni differenziate: Carlo Calenda ha annunciato il suo sostegno solo al quesito sulla cittadinanza, mentre Matteo Renzi ha invitato a votare sì su cittadinanza, no su alcuni quesiti legati al lavoro, lasciando libertà di scelta sugli altri.
Mentre il mondo ragiona su intelligenza artificiale in #Italia ci accingiamo a votare un referendum per ripristinare l’articolo 18, che non ripristina l’articolo 18, per combattere il lavoro precario, che però è diminuito da quando è in vigore il #JobsAct. Ovviamente voterà… pic.twitter.com/O6xsiaDUhD
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) June 5, 2025
Alleanza Verdi-Sinistra ha invece aderito al fronte del “sì” su tutti i quesiti, così come l’associazione Luca Coscioni e numerosi esponenti del mondo accademico e della società civile.
Il destino dei referendum si giocherà tutto sull’affluenza. I promotori confidano nella mobilitazione dell’ultima ora, puntando soprattutto sui giovani, sugli elettori più sensibili ai temi civili e sul clima acceso del dibattito politico. Dall’altro lato, chi invita all’astensione spera che il quorum non venga raggiunto per far decadere l’efficacia delle consultazioni.