Referendum cittadinanza, "Alzare la soglia": per la Lega, raggiunte troppo facilmente online le 500mila firme
"Se si mette la firma digitale allora anche uno che vuol abolire il cappuccino se ha abbastanza followers si può svegliare e con quattro clic ci arriva. O si alza il numero delle firme o si cancella la raccolta firme online"
Alla fine quota 500mila è arrivata. Esulta il segretario di + Europa Riccardo Magi. Ma quante polemiche. E forse la vicenda non è neppure finita qui.
Perché sul referendum proposto da Più Europa per ridurre gli anni di residenza per la cittadinanza italiana il dibattito si presenta decisamente acceso e non mette d'accordo neppure chi dovrebbe stare dalla stessa parte.
Ma andiamo con ordine.
Traguardo raggiunto, ecco le 500mila firme
Negli ultimi giorni la petizione per il quesito referendario che punta a dimezzare da 10 a 5 anni di residenza legale continuativa il termine dopo il quale gli stranieri possono diventare cittadini italiani ha avuto un'impennata quasi clamorosa.
E' accaduto attraverso una mobilitazione generale che, dopo il mondo della politica, ha visto esporsi in prima persona anche numerosi esponenti del mondo della cultura, dello spettacolo, della musica, dello sport, del giornalismo.
Basti pensare a Roberto Saviano, Zerocalcare, Matteo Garrone, e poi Ghali, Malika Ayane, Julio Velasco.
Un risultato che ha portato appunto Riccardo Magi a rivendicare già una sorta di prima vittoria:
"Gli italiani dimostrano una grande voglia di partecipazione e di non essere rassegnati al modo ideologico con cui questo Governo tratta temi centrali per il futuro del paese. Grazie a tutti quelli che hanno creduto nella possibilità del referendum in condizioni difficilissime. Anche perché inizialmente eravamo pochissimi".
Mobilitazione generale, eppure c'è chi ha detto no...
Una mobilitazione generale che ha visto però il paradosso di non trovare d'accordo chi politicamente dovrebbe stare dalla stessa parte.
Tanto più in un periodo storico politico dove va tanto di moda l'espressione e il concetto di campo largo.
Ecco allora che non può certo passare inosservato come il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte abbia declinato di porre la sua firma sul modulo della petizione.
L'ex presidente del Consiglio ha così rappresentato una sorta di voce fuori dal coro nel Centrosinistra giustificando la sua mancata adesione con la convinzione "che sia importante che il Movimento porti avanti una propria proposta di legge".
No referendum: come fanno (e cosa dicono) gli altri partiti
Né più né meno quello che sta facendo ad esempio Forza Italia che come ormai noto da settimane sta lavorando a un proprio testo.
Chi invece di toccare l'attuale legge proprio non ne vuol sentir parlare sono Lega e Fratelli d'Italia.
Tanto che nelle scorse ore ha preso apertamente posizione anche la premier Giorgia Meloni:
"L'Italia ha già un'ottima legge. Non vedo quindi la necessità di cambiarla".
Il convincimento della premier è anche quello di chi fa (all'interno del Centrodestra, ma a dir la verità non solo) valutazioni a più ampio respiro.
Il concetto ribadito da più parti è che, pur nel rispetto dell'istituzione del referendum, la posizione di Fratelli d'Italia e della premier sia coerente e lineare.
In buona sostanza, se il Centrosinistra avesse voluto cambiare la Bossi-Fini aveva avuto tutto il tempo per farlo.
Ecco perché allora il ragionamento di Meloni non fa una grinza:
"Per noi la legge va benissimo così, il Centrosinistra vinca le elezioni col sostegno degli elettori, poi cambi la legge".
L'ira della Lega: "Basta firme on line"
Nel frattempo proprio a fronte dell'impennata di firme nelle ultime ore (180mila arrivate nelle ultime 24 ore), la Lega ha tuonato duro contro il nuovo sistema di adesione via Internet che potrebbe presentare qualche anomalia.
Lo ha fatto attraverso Claudio Borghi che ha annunciato una proposta di legge per annullare le petizioni via web:
"Non ci vuole un genio per capire che se la Costituzione prevedeva 500mila firme per i referendum è perché pensava a una soglia alta per evitare consultazioni inutili. Solo questioni potenzialmente maggioritarie dovevano meritare un referendum nazionale".
E ha aggiunto:
"Se si mette la firma digitale allora anche uno che vuol abolire il cappuccino se ha abbastanza followers si può svegliare e con quattro click ci arriva. O si alza il numero delle firme o si cancella la raccolta firme con un click. Credo sia meglio questa seconda ipotesi. Depositerò proposta di legge in proposito e credo che la maggioranza dovrebbe prenderla in attenta considerazione".
Niente firme on line? Le reazioni
Alla proposta di Borghi non potevano mancare reazioni immediate.
La prima proprio di Magi, questa mattina ad Agorà su Rai Tre:
"Il leghista Borghi vuole presentare una legge per abolire la raccolta di firme on line: la Costituzione però non solo non prevede che i cittadini debbano firmare con dolore e con fatica, ma anzi dice che i cittadini devono essere agevolati nella partecipazione alla vita democratica del Paese. La verità è che la tecnologia al servizio dei cittadini e della democrazia fa paura e che il Parlamento è già in crisi per conto suo, con il governo che decide tutto. Ora vogliamo definitivamente uccidere anche lo strumento referendario? Non lo capisco e ci mobiliteremo contro riforme di questo tipo”.
E ancora:
"La cosa più bella è che per una volta i social che noi conosciamo come luogo di violenza verbale, aggressività, insulto, li abbiamo resi veicolo di una campagna politica e sociale collegata a uno strumento istituzionale. Finora lo strumento del Referendum è stato ostacolato, non tanto per i promotori dei quesiti, quanto per i cittadini, alcuni dei quali letteralmente impossibilitati a firmare. Di riformare la legge sulla cittadinanza si parla da decenni e il parlamento non ha mai trovato la forza per farlo. Questo referendum è uno strumento nelle mani dei cittadini per iniziare a cambiare la legge nella direzione giusta".
180.000 firme on line in 24 ore? Altro che qualche anomalia. La legge già c'è e, a mio parere, va bene così. Che poi tale Sig. Magi ed altri siano alla disperata ricerca di voti visto il loro scarsissimo appeal elettorale, problemi loro.