Reddito di cittadinanza: come il Governo vuole stanare i furbetti in sei punti
Il Governo farà probabilmente un ultimo tentativo per rimodulare la "bontà" del provvedimento di sostegno.
Reddito di cittadinanza, il Governo ci prova anche nel 2022: cosa cambia con il nuovo anno. I tentativi per scongiurare il fallimento di una delle misure più discusse e controverse degli ultimi anni. L'Esecutivo sa di giocarsi molto, sotto il profilo economico, ma anche sotto il profilo della credibilità del mercato lavoro.
Reddito di cittadinanza, tentativi di sopravvivenza
Il provvedimento, il biglietto da visita del Movimento 5 Stelle nella sua doppia esperienza di Governo sta per affrontare la sua fase cruciale. Fratelli d'Italia e Lega lo vorrebbero affossato da tempo, Pd e Forza Italia di certo non lo amano e non lo difendono facendo le barricate, ma molto democristianamente (e diplomaticamente) nicchiano in attesa degli eventi, aspettando forse che in fondo il reddito di cittadinanza si affossi da sé più che sotto le spinte dei partiti.
Dalla sua, Mario Draghi osserva, intento a dare un colpo al cerchio e uno alla botte, ovvero consapevole che così come prevista fin d'ora la misura di sostegno non abbia probabilmente senso di esistere, ma allo stesso tempo ben disposto a non offendere un progetto che sta tanto a cuore a una compagine comunque rilevante nell'Esecutivo e nei due rami del Parlamento.
Reddito di cittadinanza, cosa cambia
Ecco allora che, nonostante le stroncature come detto soprattutto di Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni, il Governo farà probabilmente un ultimo tentativo per rimodulare la "bontà" del provvedimento di sostegno. E dunque che se non di un vero e proprio giro di vite, poco ci manca, perché l'obiettivo principale è quello di arginare i "furbetti del reddito di cittadinanza".
L'elenco di (cattivi) esempi in questi anni è lungo più di Rosario dell'Ave Maria e se in qualche circostanza, davanti al malcostume di molti ci è scappato un mezzo sorriso, la maggior parte della volte, la gente, specie chi di sacrifici ne fa davvero, si è arrabbiata parecchio.
Le novità da gennaio
- La domanda in autocertificazione andrà sempre fatta all'Inps, ma a stretto giro di posta partiranno già i primi controlli. Anche incrociati.
- Solo dopo attente verifiche, arriverà il via libera all'erogazione del sostegno.
- Fin da subito andrà anche consegnata la dichiarazione di immediata disponibilità ad essere inseriti in un posto di lavoro. A questo proposito, diventeranno due invece che tre le proposte di lavoro che si potranno rifiutare.
- E il rifiuto avrà anche delle conseguenze: se non si accetta la prima proposta l'assegno di sostegno verrà "tagliato" di 5 euro ogni mese. Taglio di 5 euro al mese anche dopo i primi sei mesi di percezione del reddito di cittadinanza da parte dei soggetti occupabili (tranne che per le famiglie dove ci sono bambini sotto i tre anni o con disabili o non autosufficienti).
- E cambia anche la definizione di offerta congrua: la prima proposta sarà ritenuta tale entro 80 chilometri dal luogo di residenza, la seconda su tutto il territorio nazionale.
- Sul tavolo anche la proposta che si debbano accettare anche lavori "a tempo determinato" da una proposta minima di tre mesi. Sarebbero poi escluse dal sostegno le persone condannate in via definitiva per reati di una certa gravità.
Escort, Ferrari e le stroncature di Vissani: "E' una vergogna"
Quel che è certo è che, come detto, il reddito di cittadinanza, biglietto da visita del Movimento 5 Stelle ai tempi del super consenso popolare è una misura molto controversa.
E così, oltre al caso di questi giorni di escort pizzicata a percepirlo, oppure gente pizzicata a girare in Ferrari, a scagliarsi contro il reddito è stato nelle ultime ore lo chef Gianfranco Vissani che non ci è andato certo leggero:
"Il reddito di cittadinanza è una vergogna, non si trova più gente, soprattutto ragazzi, vogliano lavorare in cucina e nei ristoranti. Qui bisogna far tornare la voglia di fare i sacrifici, di rimboccarsi le maniche".
Uno sfogo arrivato al Ferrara Food Festival dove tra gli addetti ai lavori è stato lanciato l'allarme: nella sola Emilia Romagna mancano all'appello 10mila persone nel settore e nel Lazio addirittura 30mila.