Da un anno la Rai è senza presidente. Dal 26 settembre 2024, infatti, la Commissione parlamentare di Vigilanza non è riuscita a esprimere i due terzi necessari per confermare la nomina di Simona Agnes, indicata dal ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e sostenuta in particolare da Forza Italia.
Per evitare un voto destinato al fallimento, la maggioranza ha scelto sistematicamente di non partecipare alle sedute, facendo mancare il numero legale. Risultato: da quasi dodici mesi la Commissione non si riunisce e le funzioni di presidente sono svolte in via provvisoria dal consigliere più anziano, Antonio Marano, vicino alla Lega.
Uno stallo pericoloso
Lo stallo ha provocato la paralisi dell’attività di indirizzo e controllo sull’azienda. Sono rimaste bloccate le audizioni dei vertici Rai, delle direzioni editoriali e dei sindacati, mentre continuano a crescere le preoccupazioni per il calo degli ascolti e per le decisioni della governance sugli assetti editoriali e produttivi.

Nemmeno la riforma della governance, ritenuta necessaria per allinearsi allo European Media Freedom Act entrato in vigore l’8 agosto 2024, ha compiuto passi avanti. Il nuovo regolamento europeo, che impone garanzie di indipendenza e pluralismo per i media pubblici, rischia di entrare in conflitto con la normativa italiana che attribuisce al governo la nomina dell’amministratore delegato.
La nuova denuncia dell’Usigrai
Martedì 30 settembre 2025 l’Usigrai – Unione Sindacale Giornalisti Rai – è tornata a denunciare la situazione. In un comunicato ha definito “inaccettabile” l’assenza di una presidenza Rai e ha annunciato per oggi – mercoledì 1 ottobre 2025 – un incontro con la presidente della Commissione di Vigilanza, Barbara Floridia, “per chiedere che l’organismo torni a funzionare e dia subito, innanzitutto, una presidenza alla Rai”.
Il sindacato dei giornalisti del servizio pubblico ha ribadito la necessità di riaprire le audizioni sui vertici aziendali e di affrontare il quadro complessivo dell’azienda. Per informare i cittadini sullo stallo, l’Usigrai ha chiesto la pubblicazione di un comunicato sindacale a un anno esatto dalla vacanza della presidenza.
“Da un anno la Rai è senza presidente. La Commissione di Vigilanza non si riunisce con la Maggioranza che fa mancare il numero legale. La riforma per applicare alla Rai il regolamento Europeo sul Media Freedom Act rischia di naufragare per lasciare l’Azienda in mano alla maggioranza parlamentare.
Domani alle 15 l’Esecutivo Usigrai incontrerà la Presidente della Commissione di Vigilanza Rai, Barbara Floridia, per chiedere che l’organismo parlamentare di indirizzo e controllo sulla Rai torni a funzionare e dia subito, innanzi tutto, una Presidenza alla Rai. Chiederemo che si riaprano le audizioni di Vertici Rai, Direzioni editoriali e sindacati per affrontare la situazione complessiva dell’Azienda a partire dal preoccupante calo degli ascolti.
Per informare i cittadini su questo stallo istituzionale abbiamo chiesto per domani, un anno senza presidenza Rai, la pubblicazione di un comunicato sindacale”, questo il comunicato completo dell’Usigrai.
Tensioni politiche
La presidente della Commissione Vigilanza Rai Barbara Floridia, esponente del Movimento 5 Stelle, aveva già sollecitato più volte la ripresa dei lavori. In passato aveva tentato di favorire un accordo organizzando gli Stati generali della Rai, senza riuscire però a sbloccare le tensioni tra centrodestra e opposizioni. Forza Italia continua a insistere su Agnes, mentre le opposizioni rifiutano un nome considerato imposto. Nel frattempo, le sedute di Commissione convocate negli ultimi mesi si sono concluse tutte con un nulla di fatto.
La situazione, oltre a congelare la riforma della governance, ha anche un costo economico: l’ufficio di presidenza della Commissione, composto da presidente, vicepresidenti e segretari, riceve indennità aggiuntive che arrivano complessivamente a circa 70mila euro in dieci mesi, nonostante l’attività sia ferma.
Sullo stallo era intervenuto in estate anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che lo aveva definito “sconfortante”:
“La libertà vive del funzionamento delle istituzioni, non della loro paralisi”, ha ricordato, richiamando il Parlamento alla responsabilità di garantire il rispetto delle regole europee sulla libertà dei media e l’indipendenza del servizio pubblico.
Intanto, il tempo stringe: senza una riforma e senza una presidenza stabile, la Rai rischia di restare intrappolata in un vuoto istituzionale e normativo, con il rischio di sanzioni dall’Unione Europea e di ulteriori contraccolpi sulla sua credibilità e sul servizio offerto ai cittadini.