DIBATTITO INTESTINO

Qualcosa si è già rotto nel rapporto tra Matteo Salvini e Roberto Vannacci

“Ci fa perdere più voti di quanti ce ne fa guadagnare” la frase che avrebbe pronunciato il segretario della Lega, poi smentita da una nota del partito

Qualcosa si è già rotto nel rapporto tra Matteo Salvini e Roberto Vannacci

Se siamo già al momento del “C’eravamo tanto amati” forse è un po’ presto per dirlo.

Di sicuro, al di là delle smentite e delle frasi di circostanza, qualcosa si è già rotto nel rapporto tra Matteo Salvini e Roberto Vannacci.

Salvini-Vannacci

In queste ultime ore Il Foglio ha riportato attraverso indiscrezioni di corridoio o di qualche “gola profonda” il disappunto dello stesso Salvini (con tanto di virgolettati) verso le esternazioni e la linea, nei discorsi pubblici o sui social, del Generale.

E nonostante le smentite affidate a una nota stampa, la tensione si taglia a fettine nella Lega, tanto più che tra un mese c’è l’appuntamento al voto in Veneto (dove il Carroccio esprime il candidato governatore) e con all’orizzonte, più in là nel tempo, le Regionali in Lombardia.

Salvini e Stefani, candidato governato in Veneto

Le indiscrezioni, già finito l’innamoramento di Salvini per il Generale

Secondo quanto pubblicato dal quotidiano Il Foglio, infatti, Salvini avrebbe ammesso davanti ai suoi più stretti collaboratori che “Vannacci ci fa perdere più voti di quanti ce ne fa guadagnare”.

Una frase che in queste ultime ore il partito si è affrettato a bollare come “inventata”:

“I virgolettati attribuiti a Matteo Salvini riportati da Il Foglio in un articolo su Roberto Vannacci sono totalmente falsi. Il leader della Lega procederà in tutte le sedi”.

Ad ogni modo, le indiscrezioni che si susseguono quasi ormai quotidianamente attorno alla Lega riflettono comunque il clima di tensione che si respira ai vertici del Carroccio.

“Lega vannaccizzata”, il paradosso della Lombardia

Basti pensare che l’altra settimana era stato il governatore della Lombardia Attilio Fontana a ricacciare indietro lo spauracchio di una “Lega vannaccizzata”, invitando il popolo lumbard a ritrovare al più presto gli “antichi valori”.

fontana attilio rubrica gruppo lega
Attilio Fontana, attuale governatore della Lombardia.

Una presa di posizione non di poco conto quella arrivata dal governatore della Regione più popolata e più importante d’Italia (definita infatti la locomotiva del Paese), arrivata nei giorni in cui comunque proprio una persona dello staff leghista in Regione pubblicizza, e non poco, i Vannacci team in Brianza.

Una presa di posizione che si scontra però tra romanticismo e realtà perché dopo l’uscita di Fontana più di qualcuno (e non solo vicino a Salvini) ha osservato come “quella Lega degli antichi valori” era però scivolata desolatamente attorno al 4%.

“Lega vannaccizzata”, il paradosso della Lombardia 2

E a dir la verità proprio sulla Lombardia e sul pericolo di una dispersione di voti, sempre secondo Il Foglio si sarebbe espresso anche Salvini in un altro momento di sfogo confidenziale coi suoi:

“Vannacci, sui social, ogni minuto urla contro migranti, islamici, ma soprattutto denuncia l’invasione persino della Lombardia dove però governiamo noi”.

E ancora:

“Se diciamo che la sicurezza al nord è un disastro, la colpa su chi volete che ricada? Sulla Lega!”.

Il Generale fa spallucce e va per la sua strada

Come detto, anche senza le smentite delle note stampa, il Generale fa spallucce e va per la sua strada.

Del resto, non più tardi 24 ore fa ha ribadito che non solo l’attività dei Vannacci Team andrà avanti (l’obiettivo dichiarato è di arrivare a breve a 200 in tutta Italia), ma anche che gli iscritti ai club che portano il suo nome saranno liberi di candidarsi “dove, come e quando vorranno”. 

Insomma, se non è una situazione da separati in casa poco ci manca.

Anche perché non si sono ancora spente le polemiche riguardo le ultime tornate delle regionali.

Basti pensare che il generale è stato prima voluto, poi candidato, quindi promosso vicesegretario, e infine incaricato di guidare la campagna elettorale in Toscana.

Un azzardo che, però, non ha pagato.

Il flop toscano e i malumori interni

Proprio in Toscana, dove Salvini aveva affidato a Vannacci il compito di risollevare la Lega, il risultato è stato un fallimento.

Il partito è rimasto sotto le aspettative, lasciando sul campo consenso e generando malumori diffusi.

A Viareggio, in particolare, le tensioni si erano tradotte in un gesto eclatante: le dimissioni della segretaria cittadina, Maria Pacchini fino ad allora considerata una leghista (e salviniana) di ferro, esasperata dalle divisioni interne e dalla gestione della campagna.

Maria Pacchini, storica figura della Lega a Viareggio

Ne erano seguite le dimissioni dell’intero consiglio direttivo e analoghe azioni a Pisa.

Un segnale che fotografa la difficoltà di tenere insieme le varie anime del partito: da una parte Salvini, impegnato a difendere la sua leadership; dall’altra Vannacci, che continua a costruire una propria rete di sostenitori e a rivendicare libertà d’azione politica.

D’altra ancora i “bossiani” (Romeo, Zaia, Fedriga, Giorgetti) che vorrebbero tornare “alle origini”, magari abbandonando anche il “proselitismo” e l’attività politica nel sud del Paese e concentrandosi nuovamente e a pieno regime “nella partita del Nord”.

Luca Zaia Massimiliano Fedriga
Luca Zaia e Massimiliano Fedriga

Il fuoco di paglia? L’effetto Vannacci alle Europee

Eppure, è innegabile che alle ultime elezioni europee proprio la candidatura del Generale avesse contribuito a “tenere a galla” la Lega, garantendo una spinta di visibilità e voti personali che hanno bilanciato il calo complessivo del partito.

Un risultato che oggi, oltre che a un fuoco di paglia, sembra essersi trasformato in un boomerang politico.

L’alleanza tra Salvini e Vannacci, nata come scommessa elettorale, appare ora sempre più fragile.

La “ribellione controllata” del Generale segna un punto di non ritorno per la Lega, che si trova a dover scegliere se continuare a cavalcare la sua onda identitaria o tentare di ricucire un equilibrio interno ormai incrinato.