Il Pd che prova a cambiare

Primarie Pd: Bonaccini in testa, Schlein insegue

Ma la partita vera si gioca il 26 febbraio 2023

Primarie Pd: Bonaccini in testa, Schlein insegue
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Nessuna sorpresa dal "primo turno" delle Primarie del Partito democratico. Stefano Bonaccini, governatore dell'Emilia Romagna, è al momento il più votato, inseguito dalla sfidante più accreditata Elly Schlein.

Primarie Pd: primo round a Bonaccini

Secondo i primi dati ufficiali diffusi dai Circoli, nel fine settimana hanno votato 45.430 iscritti. Mancano quelli di Lazio e Lombardia, che avranno tempo per votare sino a domenica 19 febbraio 2023, per la concomitanza con le elezioni regionali.

Come detto, Stefano Bonaccini e la sfidante Elly Schlein si confermano i candidati più votati finora nelle primarie del Pd. Distantissimi Paola De Micheli e Gianni Cuperlo, che si devono accontentare delle briciole:

  • Bonaccini 52,54% (23.867)
  • Schlein 34,99% (15.898)
  • Cuperlo 7,83% (3.556)
  • De Micheli 4,64% (2.109)

Primarie Pd: come funzionano

Quello del voto dei circoli, però, è soltanto il primo round. Una sorta di "semifinale", che premierà i due più votati, che andranno poi al ballottaggio con le primarie vere e proprie previste per domenica 26 febbraio 2023, aperte pure ai non iscritti al partito.

Una volta che i dati saranno definitivi, i primi due candidati avranno tempo sino al 22 febbraio per comporre le proprie liste in ogni regione. Si vota poi ai gazebo domenica 26 febbraio 2023 dalle 8 alle 20.

Primarie Pd: cosa cambia

Ma cosa potrebbe cambiare nel Partito democratico dopo le primarie? La recente batosta elettorale ha provocato un vero  e proprio scossone. Da una parte Bonaccini potrebbe rappresentare una linea di maggiore continuità con il passato, mentre Schlein è decisamente più aperta verso sinistra, e in caso di sua vittoria potrebbe verificarsi anche il ritorno dei "transfughi" di Articolo Uno, con Roberto Speranza in testa.

Tra gli argomenti in discussione anche il nome del partito. Che detta così sembra una cosa da nulla, ma che in realtà ha un grandissimo significato. Perché cambiare il nome di un partito vuol dire modificarne radicalmente anche l'anima. Come andrà a finire lo sapremo dopo il 26 febbraio.

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