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Pillon, Paragone e altri parlamentari usciranno dall'aula quando parlerà Zelensky

Il presidente ucraino parlerà martedì 22 marzo alle 11. Ma non tutti lo ascolteranno.

Pillon, Paragone e altri parlamentari usciranno dall'aula quando parlerà Zelensky
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Martedì 22 marzo 2022 il premier ucraino Volodymyr Zelensky si collegherà con Montecitorio per parlare ai parlamentari italiani riuniti alla Camera dei deputati. E qualcuno si alzerà e lascerà l'aula. Le ragioni? Variegate. C'è chi vorrebbe ascoltare anche l'altra campana (ovvero quella di Vladimir Putin), chi non vuole proprio saperne di prestare orecchio a  entrambe le parti e chi ritiene che le richieste ucraine non vadano nella direzione della pace. Fra coloro che hanno già reso nota la volontà di disertare figurano il senatore leghista Simone Pillon e il giornalista ed ex pentastellato, oggi leader di Italexit, Gianluigi Paragone.

Pillon e Paragone  non ascolteranno Zelensky

Il Parlamento è convocato alle 11 in seduta comune, come per l'elezione del presidente della Repubblica, e dunque la partecipazione (a quello che non è considerato una seduta delle Camere, ma un incontro informale) sarebbe aperta a tutti. Ma qualcuno ha già annunciato che non ci sarà.

Pillon ha motivato all'Ansa la propria assenza parlando di altri impegni, ma ha anche spiegato che ritiene inopportuno ascoltare il leader ucraino:

“Martedì non sarò in aula a Montecitorio perché sarò in missione a Londra in occasione della nascita della fondazione dedicata a Tafida Raqeeb prevista il giorno dopo. In ogni caso sulla videoconferenza del presidente Zelensky ho forti perplessità perché credo che dovremmo collocarci in una posizione adeguata per promuovere la pace. Vendere armi a una delle parti in conflitto non favorisce il dialogo. Potremmo e dovremmo essere tra i pochi privilegiati che dialogano con entrambe le parti, mentre così ci autolimitiamo. Forse la questione meriterebbe maggiore riflessione”.

Tranchant Paragone, fondatore di Italexit:

"Alla Camera né Zelensky né Putin” .

Gli altri assenti

Ma se Pillon e Paragone sono i più "famosi", la schiera dei contrari è piuttosto nutrita. Ci sono Bianca Laura Granato (già protagonista di numerose uscite quantomeno controverse su vaccini e Covid), l'ex Cinque Stelle Veronica Giannone (ora in Forza Italia), che ha definito "spettacolarizzazione" l'intervento di Zelensky, Matteo Dall'Osso (anche lui in FI dopo un percorso nel M5S), Enrica SegneRri (M5S)  e altri che non lo hanno ancora anticipato ma che probabilmente non saranno in aula.

Non mancano, ovviamente, le polemiche. Il sottosegretario all'Interno Ivan Scalfarotto (Italia Viva) ci è andato giù duro:

"E' intollerabile che alcuni parlamentari del Movimento cinque stelle e della Lega dicano che dobbiamo ascoltare in Parlamento anche Putin. Credo che il livello di subordinazione alla propaganda russa da parte di alcuni parlamentari vada oltre ogni ragionevolezza".

La "gaffe" in Israele

La "comparsata" di Zelensky non sarà un unicum. Il presidente ucraino in questi giorni sta parlando a vari Parlamenti mondiali (mercoledì sarà collegato con la Francia, dove Marine Le Pen ha già annunciato la sua assenza). Da consumato attore adatta i suoi discorsi alle situazioni locali (probabile che con l'Italia parlerà dei partigiani). Ma domenica in Israele la sua citazione ha creato scompiglio. Zelensky (che peraltro è di origine ebrea) ha paragonato l'invasione dell'Ucraina da parte di Putin alla Shoah, parlando di "soluzione finale". Un parallelismo che non è piaciuto e in molti lo hanno contestato.

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