Piantedosi conferma: "I centri in Albania trasformati in CPR per i migranti irregolari"
Nel Consiglio dei Ministri di lunedì prossimo potrebbe essere sancita la conversione

Se non è un tormentone poco ci manca. E il Governo Meloni su questa "partita" sa di giocarsi moltissimo della sua credibilità e autorevolezza.
Non solo in politica interna. Ma anche agli occhi di tutta l'Europa e in particolare della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen.
Ecco perché l'ennesima novità riguardo sui centri migranti in Albania è attesa per i prossimi giorni con una certa curiosità.
Gli hub in Albania pronti a diventare Centri per i rimpatri (Cpr)
La novità era nell'aria, se ne era parlato. Ma ora e in maniera ancor più definita nei prossimi giorni prenderà i crismi dell'ufficialità attraverso un nuovo Decreto del Governo.
L'idea è infatti quella trasformare gli hotspot di Gjader e Shëngjin in Centri per il rimpatrio (Cpr).

Il documento approderà in Consiglio dei ministri nei prossimi giorni o più probabilmente lunedì 31.
Il Governo ritiene dunque che il nuovo sistema dell’Ue per i rimpatri degli irregolari con i cosiddetti "return hubs" sia perfettamente calibrato con la definizione dei luoghi già approntati.
Con un particolare non di poco conto considerando le tante polemiche con l'Associazione nazionale magistrati e il braccio di ferro continuo con i giudici.
La nuova "veste" dei centri permetterebbe di aggirare lo spauracchio della convalida dei giudici per i trattenimenti.
Cosa prevede il nuovo Decreto del Governo
Ecco allora che le due strutture allestite in Albania saranno convertite in Cpr per gli irregolari che sono già presenti in Italia e sui quali pende un decreto di espulsione.
In questo modo, l'idea del Governo Meloni è appunto quella di sottrarsi alle sentenze dei giudici che hanno contraddetto la legittimità dell'azione dell'Esecutivo azzerando di fatto le prime azioni del progetto migranti proprio nel momento in cui stavano catturando l'attenzione e l'apprezzamento della Commissione Europea.
Tra l'altro, vale la pena ricordare che il nuovo regolamento Ue prevede proprio gli hub nei paesi terzi.
La conferma del Ministro Piantedosi
In molti tra l'altro hanno colto l'analogia con la struttura di Guantanamo, la struttura detentiva degli Stati Uniti di massima sicurezza interna alla base navale di Guantánamo.

Ad ogni modo, la conferma della conversione dei centri è arrivata anche dal Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi in una intervista al quotidiano La Stampa:
"I centri in Albania potrebbero avere un ruolo per rafforzare il sistema per rimpatriare i migranti irregolari che non hanno diritto a rimanere in Italia. Grazie ai Cpr potremo riportare a casa i soggetti che, altrimenti, finiscono per rendere le nostre città meno sicure. I rimpatri sono un tema che sta affermandosi nel dibattito politico in tutto il mondo, anche oltreoceano. A noi, oramai, lo chiede l’Europa. Finalmente. Dovremmo esserne tutti contenti".
Niente nuovi investimenti o lavori, no chiusure dei Commissariati in Italia
Tra l'altro, dallo stesso numero uno del Viminale è arrivata anche la rassicurazione che i centri, nella loro nuova veste, non comporterà ulteriori investimenti o nuovi lavori,
Così come è stata smentita nell'ottica di mettere in rampa di lancio il nuovo progetto, che ci possa essere la chiusura di alcuni Commissariati di Polizia di Stato nel nostro Paese.
Gli hub in Albania, la "foto" di chi ne decreta il fallimento
Avversati all'unisono da praticamente tutta l'opposizione di Centrosinistra che su questo capitolo della strategia di Governo si è sempre trovata compatta, nei giorni scorsi anche le telecamere di Piazza Pulita, la trasmissione di La7 mai particolarmente tenera con l'Esecutivo Meloni e in generale il Centrodestra, hanno concentrato la loro attenzione sul centro migranti di Gjader.

Nelle fattispecie, il servizio ha raccontato di 77mila metri quadrati di container vuoti, spazi angusti, animale randagi ovunque, la denuncia della troupe di Corrado Formigli.
Il centro di Gjader, le criticità lamentate
Ma non solo. Alcune aree non sarebbero state ancora completate, e non mancherebbero neppure i primi guasti alla struttura e ai suoi impianti.
Tutta de decifrare anche la situazione del personale.
Dal servizio emergerebbe infatti i dipendenti dei due centri sarebbero stati quasi tutti licenziati dopo l’ultimo sbarco di fine gennaio.
Il tasto dolente dei costi
Infine, altro tasto dolente i costi. E del resto, forse non a caso, su questa voce del progetto sui migranti in Albania, il Partito democratico ha più volte paventato l'intenzione di rivolgersi alla Corte dei Conti.
Secondo la documentazione tecnica sul protocollo sui centri, il progetto costerà infatti alle casse statali 680 milioni nell'arco di cinque anni.
E a questo stanziamento potrebbe aggiungersi un0altra voce pesante, ovvero una spesa fino a 9 milioni di euro l’anno per vitto e alloggio in hotel 4 stelle destinati ai 300 agenti italiani impiegati nei centri migranti.