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Il Governo approva la riforma del Testo Unico dell’edilizia: polemiche su sanatorie e silenzio-assenso

La legge delega punta a semplificare procedure, digitalizzare i processi e ridurre i tempi burocratici, ma le opposizioni denunciano rischi di condoni e pericolo per il territorio

Il Governo approva la riforma del Testo Unico dell’edilizia: polemiche su sanatorie e silenzio-assenso

Ieri, 4 dicembre 2025, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge delega per la revisione del Testo Unico dell’edilizia e delle costruzioni (Tue). Il provvedimento, però, è già al centro delle polemiche: le opposizioni denunciano una vera e propria “sanatoria mascherata” e parlano di un “golpe contro il territorio”.

La legge, spiega il governo, mira a una riforma organica e ampia del settore, che superi la frammentazione normativa regionale e introduca procedure più snelle e digitalizzate.

Gli obiettivi della riforma

La delega punta alla semplificazione delle procedure, alla digitalizzazione dei processi e al riordino dei titoli edilizi, con particolare attenzione alla riduzione dei tempi di rilascio e alla lotta all’immobilismo burocratico.

Viene inoltre introdotta una sanatoria facilitata per gli abusi edilizi “storici”, cioè quelli antecedenti alla cosiddetta legge ponte sull’urbanistica del 1967. La relazione illustrativa al provvedimento sottolinea la volontà del governo di dare certezza normativa, ridurre i tempi dei procedimenti e valorizzare strumenti come il silenzio-assenso.

Il governo avrà ora 12 mesi per adottare i decreti legislativi attuativi, che dovranno garantire un quadro normativo certo, semplice e moderno, capace di sostenere lo sviluppo economico, la sicurezza dei cittadini e la riqualificazione del patrimonio immobiliare nazionale.

Principi guida della delega

La legge delega stabilisce alcuni principi fondamentali: tutela dei beni culturali e paesaggistici, rispetto delle norme igienico-sanitarie delle abitazioni e continuità con il decreto Salva Casa del 2024.

Viene rafforzato il meccanismo del silenzio-assenso o silenzio devolutivo, volto a ridurre i tempi per il rilascio o la formazione dei titoli edilizi. Contestualmente, i decreti dovranno prevedere termini perentori e strumenti sostitutivi per superare eventuali blocchi derivanti da ritardi o disaccordi tra amministrazioni competenti.

Procedure semplificate per gli abusi antecedenti al 1967

Fra le novità principali, la riforma razionalizza i procedimenti amministrativi finalizzati alla formazione dei titoli in sanatoria, senza modificare i requisiti sostanziali. Viene rivisto il regime sanzionatorio: le sanzioni saranno proporzionate all’entità della trasformazione edilizia, alla gravità della difformità e al valore delle opere realizzate, con l’obiettivo di rendere più efficiente il processo e ridurre i contenziosi.

Il punto di vista del Governo

Il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha definito il Testo Unico “un intervento necessario dopo 25 anni”, finalizzato a fornire una cornice unitaria e semplificare il settore. Salvini ha ricordato che il Salva Casa è stato solo un primo passo per rendere nuovamente vendibili, ristrutturabili e abitabili milioni di immobili con piccole difformità, senza compromettere la sicurezza strutturale.

L’obiettivo della legge delega, ha spiegato, è dare certezza sulle regole e sugli interventi edilizi, collaborando con Comuni e Regioni per garantire uniformità applicativa.

Anche la ministra per le Riforme istituzionali, Maria Elisabetta Alberti Casellati, co-proponente del ddl, ha sottolineato l’importanza della riforma per la semplificazione del settore edilizio, precisando che il provvedimento non interviene sugli abusi del passato.

Le critiche delle opposizioni

Le opposizioni hanno subito denunciato il rischio di una “sanatoria mascherata”. Angelo Bonelli, deputato di Avs e co-portavoce dei Verdi, ha definito il testo un condono edilizio che legittima abusi e mette a rischio il territorio, soprattutto nelle aree vincolate o soggette a rischio idrogeologico e sismico. Bonelli denuncia che la norma trasformerebbe in legge il modello Milano, consentendo grattacieli e interventi urbanistici rilevanti tramite Scia e senza piano attuativo.

Il deputato del Partito Democratico, Roberto Morassut, ha definito la delega un atto in favore dell’interesse privato, capace di riscrivere le norme urbanistiche e edilizie fondamentali dello Stato senza adeguati controlli. Entrambi gli esponenti sottolineano il rischio di compromettere la sicurezza dei cittadini e di incentivare ulteriori abusi.

Le reazioni delle associazioni di categoria

Sul fronte opposto, le associazioni di settore hanno accolto con favore la riforma. La presidente dell’Ance, Federica Brancaccio, l’ha definita un segnale di attenzione verso l’edilizia e la crescita delle città.

Il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, ha parlato di novità positiva per la razionalizzazione e la codificazione complessiva del settore.

Anche il presidente di Confindustria Assoimmobiliare, Davide Albertini Petroni, ha sottolineato l’importanza dell’adozione del Codice dell’edilizia e delle costruzioni come primo passo verso il riordino della disciplina.