Un decreto per "salvare" il centro migranti in Albania: è scontro fra Governo e Magistratura
"Meloni più pericolosa di Berlusconi": la premier posta sui social l'email di un giudice. L'Anm: "Bisognava riportare il testo per intero"
Sul "pasticcio" dei migranti in Albania tutta l'attenzione (mediatica e politica) è rivolta al Decreto che il Governo (se non ci saranno imprevisti o colpi di scena) formalizzerà questa sera, lunedì 21 ottobre 2024, attorno alle 18 (in copertina il centro italiano di permanenza di Gjader).
Si tratta di fatto del terzo capitolo di una vicenda che potrebbe avere anche una portata più ampia di quella iniziale, anche alla luce della polemica a distanza che non accenna a esaurirsi, anzi sembra divampare sempre di più con il passare delle ore, tra Governo e Magistratura.
Caos migranti in Albania, il Governo corre ai ripari
La vicenda è quella dei migranti in Albania incompatibili col diritto internazionale, secondo i giudici della sezione immigrazione del Tribunale di Roma, poiché in base a una recentissima sentenza della Corte di Giustizia Ue (del 4 ottobre 2024), se i migranti arrivano da un Paese considerato sicuro allora è possibile ospitarli temporaneamente anche fuori dai confini europei, altrimenti no.
Ma il fatto è che non esistono in pratica Paesi considerati sicuri fra quelli da cui provengono i migranti diretti in Europa: insomma il diritto internazionale di fatto rischia di rendere il centro migranti da 800 milioni costruito in Albania praticamente inutilizzabile.
Venerdì il Tribunale di Roma aveva contestato le procedure sul trasferimento di migranti di Bangladesh ed Egitto nei due centri allestiti in Albania, dal momento che la Corte di Giustizia non riteneva invece questi due Paesi "sicuri".
E allora la soluzione pensata dal Governo è quella di un Decreto che recepirebbe le indicazioni del Ministero degli Esteri nella redazione di una lista di "Paesi sicuri".
Da lì il ritorno in Italia del primo gruppo di profughi che era stato "smistato" in Albania e il pieno di polemiche con Pd e M5S decisi a rivolgersi alla Corte dei Conti per danno erariale.
Migranti e Paesi sicuri, ecco il Decreto legge
Subito, pur attaccando pesantemente i giudici per quanto accaduto, la premier Giorgia Meloni aveva annunciato la convocazione di Consiglio di ministri straordinario per trovare una soluzione.
Soluzione come detto trovata in un Decreto.
Ma quali saranno esattamente le sue disposizioni? Secondo fonti di Governo l'idea è quella di rendere norma primaria l’indicazione dei Paesi sicuri e non più secondaria, come è invece il decreto del Ministro degli Esteri.
Al momento infatti l'elenco viene aggiornato annualmente (l'ultima volta è stata a maggio) dalla Farnesina in stretta collaborazione con il Ministero dell'Interno e con quello della Giustizia.
Cosa prevederà la "nuova" strada presa dal Governo
Nella sostanza e nella forma si passerà dunque da un Decreto ministeriale a un Decreto legge.
Ma non solo. Il Governo, ma ne sapremo di più questa sera, pensa di rendere appellabili le ordinanze dei giudici.
E ancora: l'Esecutivo pensa a parametri in base ai quali considerare sicuro un Paese. Parametri che limiterebbero la discrezionalità dei giudici.
Si pensa poi di rivedere le procedure per la protezione internazionale dei richiedenti asilo. L'obiettivo è velocizzare i tempi e il trasferimento dei migranti non aventi diritto.
In ogni caso, fanno sapere da Palazzo Chigi, il progetto sui migranti in Albania andrà avanti.
Sarà davvero la soluzione?
E così mentre i giudici hanno osservato come già proprio a maggio avessero già sottolineato come il decreto ministeriale fosse una fonte normativa secondaria, subordinata a Costituzione, leggi ordinarie e normativa Ue.
Dunque, in soldoni, che spetti ai giudici verificare se il Paese sicuro "possa essere effettivamente considerato tale in base a quanto stabilito dalla legge".
Ecco allora che dubbi sembrano essercene ancora.
In particolare, se il Decreto legge riuscirà a risolvere il problema del rapporto con il diritto comunitario (superiore a quello nazionale in base all’articolo 11 della stessa Costituzione italiana).
Vale la pena infatti ricordare che la decisione del Tribunale di Roma deriva dalla sentenza del 4 ottobre della Corte di Giustizia Ue.
Una sentenza secondo la quale non si possono rimpatriare migranti provenienti da Paesi non sicuri e che ha contestato le previsioni degli elenchi evidenziando che la nozione di Paese sicuro necessita invece di una specificazione caso per caso.
L'altra polemica: le chat e le mail dei magistrati
Nel frattempo, a tenere incandescente la polemica c'è anche in queste ultime ore la polemica sulle chat e le mail dei magistrati.
Nella fattispecie, una mail dove "nel mirino" è finita la premier Giorgia Meloni.
A dar notizia della vicenda è stata proprio la presidente del Consiglio sui suoi canali social riportando una mail di Marco Patarnello, sostituto procuratore della Cassazione, giudice di Magistratura Democratica:
"Indubbiamente l’attacco alla giurisdizione non è mai stato così forte, forse neppure ai tempi di Berlusconi. In ogni caso oggi è un attacco molto più pericoloso e insidioso per molte ragioni. Meloni non ha inchieste giudiziarie a suo carico e quindi non si muove per interessi personali, ma per visioni politiche e questo la rende molto più forte, e anche molto più pericolosa la sua azione”.
Si tratta dello stralcio di una mail pubblicata oggi dal quotidiano Il Tempo e la premier ha commentato così:
"Finché avremo il sostegno dei cittadini, continueremo a lavorare con determinazione, a testa alta, per realizzare il nostro programma e aiutare l’Italia a crescere, diventare forte, credibile e rispettata. Lo dobbiamo agli italiani, a chi ci ha scelto e a chi, pur non avendo votato per noi, spera che facciamo bene il nostro compito. Al lavoro, senza sosta, senza paura".
La reazione degli alleati e dell'opposizione
A manifestare solidarietà a Meloni e a stigmatizzare l'accaduto anche il vicepresidente del Consiglio, ministro degli Esteri e segretario nazionale di Forza Italia, Antonio Tajani:
"Non c'è alcun conflitto tra Governo e toghe, ma le dichiarazioni su Giorgia Meloni nella mail dei magistrati, sono inaccettabili. C'è un piccolo gruppo, una corrente Magistratura democratica, storicamente legata all'allora partito comunista, che prima attaccava Silvio Berlusconi e ora attacca Meloni. Si lamentano del generale Vannacci, ma fanno la stessa cosa. Dicono che un generale non deve fare politica. Ma neanche un magistrato deve essere politicizzato".
Senza mezze misure il pensiero dell'altro vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini secondo cui Patarnello andrebbe addirittura licenziato:
"Non dovrebbe più essere al suo posto, molto banalmente. Ci sono più di nove mila magistrati in Italia, la stragrande maggioranza fanno liberamente e positivamente il loro lavoro. Se c'è qualcuno che ha preso il tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica ha sbagliato mestiere, molto semplicemente".
Duro invece nei confronti della premier il commento dell'ex vicepresidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte:
"La Presidente del Consiglio non può continuare a mentire a ripetizione, spudoratamente, manipolando la realtà e lavorando per nascondere i fatti su cui i cittadini poi possono farsi un'idea. Non può avvalersi dei mezzi comunicativi che spettano a un Premier per far passare una propaganda che degrada i cittadini a un popolo di docili creduloni".
E ancora:
"Meloni pubblica un passaggio di una mail di un magistrato da cui sembra che il giudice voglia attaccarla perché è forte. Poi leggi tutta la mail e scopri che Meloni ha nascosto ai cittadini tutti i passaggi più importanti, quelli che fanno a pezzi il suo racconto. Già, perché il magistrato scrive non dobbiamo fare opposizione politica ma dobbiamo difendere la giurisdizione e il diritto dei cittadini a un giudice indipendente".
Il commento della magistratura
A stretto giro di posta non poteva mancare il commento del presidente dell'Associazione nazionale magistrati Giuseppe Santalucia:
"Se si legge per intero la mail del sostituto Procuratore della Cassazione, Marco Patarnello, non può essere strumentalizzata. Dice chiaramente che la magistratura non deve fare opposizione politica e bisogna porre rimedio non alla presidente del Consiglio ma alle divisioni interne all'associazionismo. Non siamo contro Governo, ma difendiamo autonomia magistrati. Sarebbe assurdo pensare che l'ordine giudiziario sia contro un'istituzione del Paese".
Ormai lo hanno capito anche i muri che certa magistratura fa politica di sinistra, insieme a buona parte dei mass media