Oggi a Bruxelles Consiglio straordinario sull'Ucraina: i 27 litigano su riarmo e difesa comune
Anche in Italia è tutti contro tutti: Calenda battibecca con Franceschini, Conte va in fuga

Il nodo sul riarmo europeo sarà fra i temi al centro del vertice odierno a Bruxelles, con i 27 leader seduti al tavolo per trovare una quadra europea comune. Si arriva già consapevoli che trovare una posizione comune sarà complicato, in considerazione delle intenzioni, già espresse, di diversi Paesi in netta contrapposizione con il piano di Ursula Von der Leyen.

Le posizioni agli antipodi, non riguardano soltanto il Vecchio Continente, all'interno della politica italiana, l'ipotesi di investimenti per la difesa ha scatenato un contro tutti, evidenziando contrasti sia nella maggioranza che nelle opposizioni. A riassumere i vari schieramenti è il leader di Azione Carlo Calenda, favorevole agli investimenti per la difesa Ue.
Il vertice a Bruxelles
Oggi, giovedì 6 marzo 2025, a Bruxelles si tiene il Consiglio Europeo Straordinario, un vertice che si preannuncia cruciale per il futuro dell'Ucraina e della difesa europea. L'incontro, il primo con tutti i 27 leader dell'Ue dopo l'accelerazione impressa dall'amministrazione Trump per mettere fine al conflitto ucraino, sarà determinante per fissare una posizione comune tra gli Stati membri. Tuttavia, l'unità è tutt'altro che scontata, considerando le divergenze interne, in particolare con Ungheria e Slovacchia, che hanno assunto posizioni diverse rispetto agli altri 25 Stati.
Le questioni sul tavolo: sostegno all'Ucraina e Riarmo Europeo
Al vertice parteciperà anche il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, il quale cercherà di ottenere garanzie politiche, economiche e militari per il suo Paese. Nonostante le pressioni delle opposizioni italiane, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni non ha riferito in Parlamento sulla linea del governo prima dell'incontro, lasciando incerta la posizione ufficiale dell'Italia.
L'ordine del giorno si apre con una citazione del presidente del Consiglio Ue Antonio Costa:
"Stiamo vivendo un momento cruciale per l'Ucraina e per la sicurezza europea".
Il tema principale è come rispondere alla strategia di Donald Trump, che insiste per una trattativa che tenga maggiormente conto delle posizioni russe, in contrasto con la linea adottata finora dall’Europa. I leader europei si sono già riuniti in precedenza, seppur in gruppi ristretti (un primo incontro a Parigi e un altro a Londra), ma mai tutti insieme come accade oggi.
Il presidente francese Emmanuel Macron ha anticipato il vertice con un discorso alla nazione, definendo la Russia una "minaccia" e dichiarando che, una volta raggiunta la pace, l'Europa dovrà essere pronta a inviare truppe in Ucraina, anche senza il supporto degli Stati Uniti. Inoltre, Macron ha sottolineato che la Francia è disposta a utilizzare la deterrenza nucleare per proteggere i suoi alleati europei. Queste dichiarazioni hanno spaccato l'Unione, in quanto non tutti i leader sono d'accordo con una strategia così aggressiva. Il leader francese, in un discorso televisivo alla nazione, ha dichiarato:
"Gli Stati Uniti hanno cambiato la loro posizione sulla guerra. Chi può credere che Mosca si fermerà all'Ucraina? Di fronte a questo mondo in pericolo, restare spettatori sarebbe una follia. La strada per la pace non può fare a meno dell'Ucraina e non può essere la sua capitolazione".
E ancora:
"La pace in Ucraina passerà forse per il dispiegamento di forze europee, ma queste forze non dovranno battersi oggi sulla linea del fronte. Andranno lì soltanto una volta che la pace sarà stata firmata, per garantirne il pieno rispetto. La patria ha bisogno di voi e del vostro impegno. Le decisioni politiche, le attrezzature militari, i bilanci, sono una cosa. Ma non potranno mai sostituire la forza d’animo".
Dall'altra parte, il primo ministro ungherese Viktor Orbán e il premier slovacco Robert Fico si oppongono fermamente all'invio di ulteriori aiuti militari a Kiev. Orbán è da tempo critico nei confronti del supporto all'Ucraina, mentre Fico potrebbe chiedere garanzie specifiche sul mantenimento delle forniture di gas russo, vitali per la Slovacchia.

Anche la premier italiana Giorgia Meloni partecipa al vertice, ma la sua posizione non è ancora del tutto chiara. A differenza di altri leader europei, Meloni non ha discusso in Parlamento la strategia italiana, suscitando critiche dalle opposizioni. Il governo italiano è diviso: il vicepremier Matteo Salvini si oppone a un aumento del debito per finanziare il riarmo, mentre Antonio Tajani sostiene il piano "ReArm Europe" proposto dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, che prevede investimenti per 800 miliardi di euro.

L'Italia si trova dunque in una posizione delicata: Meloni deve mantenere il ruolo di ponte tra l'UE e gli Stati Uniti, cercando di influenzare Trump sulle politiche commerciali e di sicurezza, senza isolare il Paese dalle decisioni europee.
Ad aggiungere ulteriori frenate la posizione del ministro dell'Economia, il leghista Giancarlo Giorgetti, che manifesta perplessità e si dice contrario a "un piano di difesa frettoloso e senza logica".
Cosa prevede la bozza
Secondo la bozza delle conclusioni del vertice, i leader dovrebbero concordare su alcuni principi fondamentali:
- Nessuna trattativa sull'Ucraina potrà avvenire senza il coinvolgimento del governo di Kiev, un messaggio diretto a Trump e Putin.
- L'Unione Europea deve essere inclusa in qualsiasi negoziato sulla sicurezza del continente.
- Un eventuale cessate il fuoco dovrà essere solo il primo passo verso un accordo di pace definitivo, evitando il rischio di una "tregua permanente" che lasci l'Ucraina vulnerabile.
- Dovranno essere garantite misure di sicurezza per Kiev, anche attraverso una presenza militare europea, benché il Consiglio non prenderà una decisione definitiva su questo punto.
- L'Unione dovrà fornire un supporto economico, politico e militare duraturo all'Ucraina per prevenire future aggressioni russe.
Per il momento, non si discute dell'eventuale nomina di un inviato speciale dell'Ue per l'Ucraina. La questione più controversa riguarda la possibilità di un dispiegamento di truppe europee, una proposta avanzata da Macron che non trova unanimità.

Un'eventuale impasse sul tema ucraino potrebbe far saltare l'accordo anche sulle questioni legate alla difesa europea.
Il riarmo spacca (anche) maggioranza e minoranza italiche
Il tema del riarmo, del resto, oltre a non mettere d'accordo i leader europei, è stato fonte di spaccatura politiche interne all'Italia. A riassumere i "favorevoli" e i "contrari" è il leader di Azione Carlo Calenda, espostosi positivamente rispetto alla necessità di investimenti sulla difesa a livello europeo.
Evoluzione giorno per giorno delle posizioni su Ucraina ed Esercito Europeo. La situazione non sta migliorando.
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— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 5, 2025
Il 4 marzo 2025, a Palazzo Chigi, si è svolto un vertice tra la premier Giorgia Meloni e i vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini, proprio nel giorno in cui Ursula von der Leyen ha presentato il piano "Rearm Europe". L'incontro mirava a definire una posizione italiana chiara in vista del Consiglio europeo straordinario del 6 marzo sull'Ucraina, sebbene la decisione finale sia attesa per il 20 marzo.
Prima della riunione, Matteo Salvini ha espresso la sua netta contrarietà a finanziare gli armamenti con nuovo debito, una posizione opposta a quella di Fratelli d'Italia. Tajani, invece, ha difeso il piano della Commissione europea, definendolo "un passo concreto per la costruzione di una difesa europea indispensabile", richiamandosi agli ideali di Alcide De Gasperi e Silvio Berlusconi.
È nostro interesse spendere 800 miliardi (nostri) per comprare armi mentre la stessa UE non ci permette di spendere pochi miliardi (nostri) per costruire scuole e ospedali? pic.twitter.com/KeRgx2C6f4
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) March 4, 2025
Giorgia Meloni, pur non prendendo ancora una posizione definitiva, deve bilanciare le esigenze dell'Italia in Europa, evitando di restare ai margini delle decisioni comuni e mantenendo il ruolo di punto di riferimento nei rapporti con gli Stati Uniti.
Le divisioni nell'opposizione
Anche l'opposizione si presenta frammentata. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, si trova in una situazione simile a quella di Meloni, con un partito diviso tra fautori del riarmo e sostenitori della pace. La sua posizione è chiara: boccia il piano von der Leyen, affermando che "Non è la strada che serve all’Europa. All’Unione serve la difesa comune, non il mero riarmo nazionale di 27 paesi. E noi non ci stiamo".

Schlein porterà questa linea al prevertice dei socialisti europei del 6 marzo.
Il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, è ancora più drastico, definendo il piano "una furia bellicista" e opponendosi fermamente:
"Non possiamo accettare lo scippo di risorse destinate alla sanità, al caro vita e al caro bollette per destinarle a spese militari. È una follia spendere altri 30 miliardi in armi e solo 3 contro il caro bollette. Dobbiamo fermarli".
Ancora più dura la posizione di Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, che attacca direttamente la presidente della Commissione europea:
"Von der Leyen è inadeguata e pericolosa. Vuole spendere miliardi in armi mentre per anni sono stati bloccati gli investimenti in sanità e transizione ecologica".
Anche il leader di Italia Viva Matteo Renzi, a margine di un evento a Roma, è entrato nella questione:
“Se c’è una persona che non è in grado di fare piani strategici in Europa è Ursula von der Leyen perché il Green Deal che ha fatto è stato un disastro. La cosa che serve è la difesa comune, sono gli Stati Uniti d’Europa e in prospettiva l’esercito europeo ed è mettere insieme i soldi che già si spendono sulla difesa, perché si spendono tanti soldi in Italia, Francia, Germania. Ursula von der Leyen fa questi piani strategici mirabolanti che poi finiscono col mettere in ginocchio le imprese come è successo con il Green Deal. Dunque io non ho grande fiducia in Ursula von der Leyen ma l’idea di un’Europa che si mette insieme e che investe anche in difesa è un’idea vincente”.
Più Europa ribadisce la sua linea favorevole al riarmo, chiedendo un maggiore impegno militare a favore dell’Ucraina.
Via libera anche dal Commissario europeo per gli affari economici e monetari, Paolo Gentiloni:
"Il piano di von der Leyen "penso che sia un primo passo, che vada nella direzione giusta. E' chiaro che può essere migliorato, però nelle ore difficili che stiamo attraversando penso che sia un segnale che va nella direzione giusta".

Lo scontro tra Calenda e Franceschini
Il leader di Azione, Carlo Calenda, si è reso protagonista di uno scontro acceso con Dario Franceschini del PD.
Nel @pdnetwork siamo oramai al più becero populismo grillino. Complimenti a @gualtierieurope per essere arrivato un gradino sotto Salvini. Aggiungo caro Gualtieri che avresti potuto investire in cultura, sanità e scuola invece di creare il più grosso buco di bilancio della storia… pic.twitter.com/OAIEo2V0Hb
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) March 5, 2025
Calenda ha accusato il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, anch’egli dem, di populismo per aver semplificato il dibattito sulle risorse economiche destinate alla difesa. Franceschini, in linea con Schlein, ha dichiarato:
"Il piano di Von der Leyen va profondamente rivisto. Non porta alla difesa comune europea, ma rafforza 27 difese nazionali, finanziandole con i fondi di coesione. Proprio il nostro convinto europeismo ci porta a chiedere chiarezza e coraggio nelle scelte".
Condivido le affermazioni di Schlein: il piano di “riarmo” di Von der Leyen va profondamente rivisto perché non porta alla difesa comune europea ma al rafforzamento di 27 difese nazionali, peraltro finanziandolo coi fondi di coesione. E proprio il nostro convinto e totale…
— Dario Franceschini (@dariofrance) March 5, 2025
La replica di Calenda non si è fatta attendere:
"Caro Dario, la difesa comune europea nasce dal rafforzamento delle capacità operative dei singoli eserciti e da una struttura di comando unificata parallela alla NATO. E questo lo sapete benissimo, così come lo sanno i socialisti europei che infatti appoggiano il piano von der Leyen insieme a liberali e popolari. Il 15 aprile noi saremo in piazza per un’Europa forte e militarmente equipaggiata per scoraggiare potenziali aggressori. Se sceglierete di inseguire il populismo, cancellerete ciò che la sinistra di governo ha rappresentato in questo Paese".