Oggi, 17 dicembre 2025, entra ufficialmente in vigore la Legge 181/2025 sul femminicidio, una delle norme più importanti mai approvate in Italia. La legge introduce il reato autonomo di femminicidio, colmando un vuoto giuridico che fino ad oggi aveva impedito di distinguere l’omicidio di una donna motivato da odio di genere da altri tipi di omicidio.
Da oggi entra in vigore la legge sul femminicidio
Con l’introduzione dell’articolo 577-bis nel Codice Penale, il femminicidio diventa un reato specifico, punibile con l’ergastolo per chi uccide una donna “in quanto donna”. La normativa punisce sia i delitti motivati da odio, discriminazione o prevaricazione, sia quelli legati al possesso e al controllo sulla vittima, comprese situazioni in cui l’omicidio avviene a seguito del rifiuto di una relazione affettiva.
Il nuovo quadro giuridico allinea il racconto penale italiano alle fonti sovranazionali, introducendo concetti chiave fino a oggi poco codificati nel diritto nazionale.
Un altro aspetto centrale della normativa riguarda la protezione delle vittime: il Pubblico Ministero è obbligato ad ascoltare la persona offesa, riducendo il rischio di vittimizzazione secondaria e garantendo un approccio più attento e rispettoso. La legge lavora in sinergia con il Codice Rosso (L. 69/2019), concentrandosi sull’accelerazione dei processi e sul rafforzamento degli strumenti cautelari.
Sfida culturale
Nonostante la legge sia considerata all’avanguardia, esperti e operatori sottolineano come la vera sfida non sia normativa, ma culturale e formativa. Paola Di Nicola Travaglini, già giudice penale a Roma e consulente giuridica della Commissione sul femminicidio del Senato, ha spiegato a Trieste, durante la conferenza “La violenza di genere tra norme e realtà” promossa dall’Università locale, che la legge potrà avere un effettivo impatto solo se accompagnata da una formazione adeguata e omogenea per tutti gli operatori: dai magistrati e avvocati, ai sanitari, agli insegnanti.
“In Italia abbiamo leggi tra le più avanzate al mondo – ha dichiarato Di Nicola Travaglini – ma non riusciamo ancora a contrastare efficacemente la violenza maschile contro le donne perché manca una formazione strutturata e uniforme su tutto il territorio nazionale. Il blocco non è legislativo, ma culturale e formativo”.
In questo contesto si inserisce anche il dibattito sulla legge sul consenso, attualmente in discussione presso la Commissione Giustizia. La riformulazione mira a codificare in maniera chiara e inequivocabile il principio del consenso libero e attuale, già consolidato dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione.
Come sottolineato dalla rettrice dell’Università di Trieste, Donata Vianelli, iniziative come incontri con studenti e percorsi di sensibilizzazione rappresentano azioni concrete per il riequilibrio di genere, non solo sulla carta ma nella realtà quotidiana.
Cosa prevede la Legge 181/2025
Il femminicidio, con il nuovo articolo 577-bis, diventa un reato autonomo, con pene che vanno fino all’ergastolo. Anche in presenza di attenuanti, la pena minima non può scendere sotto i 24 anni, e a 15 anni se prevalgono più attenuanti.
La legge inasprisce inoltre le sanzioni per maltrattamenti, stalking e violenza sessuale quando legati a motivi di genere. Sono stati rafforzati anche i protocolli di tutela delle vittime e dei familiari, con misure di osservazione della personalità dei condannati e obblighi informativi riguardo ai benefici penitenziari. Infine, è previsto un obbligo di formazione specifica per tutti gli operatori della giustizia in materia di violenza di genere.
Si punta a riconoscere e punire il movente misogino specifico, proteggere le vittime e rafforzare la libertà e l’autodeterminazione delle donne. Il femminicidio non è più solo un aggravante dell’omicidio, ma un reato a sé stante che condanna l’odio, il controllo e la prevaricazione, mentre la legge sul consenso mira a consolidare l’autonomia corporea e la libertà decisionale delle donne.