Tormentone ambientale

Deposito nazionale di scorie nucleari: il Governo vuol commissariare la società che deve scegliere il sito

Una "preoccupazione" che riguarda Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.

Deposito nazionale di scorie nucleari: il Governo vuol commissariare la società che deve scegliere il sito
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A volte ritornano. In Italia si torna a parlare di nucleare, un tema sempre più di stretta attualità e sempre più al centro del dibattito politico.

Da una parte il caro bollette che si abbatterà sull'Italia in questi primi mesi del nuovo anno, dall'altra l'individuazione della zona nel Paese dove verrà realizzato il deposito nazionale di scorie.

Nucleare, un deposito nazionale per le scorie

In attesa che possa riprendere vigore il tema (riproposto dalla Lega e dal Centrodestra) sulla ripresa del nucleare in Italia in una versione più green e ambientalista, a tenere banco in queste ultime settimane (anche in considerazione di quello che sarà l'impegno futuro dell'attuale premier Mario Draghi) è la realizzazione del deposito nazionale per le scorie.

Un intervento che sta mettendo con le antenne dritte numerosi Comuni e residenti di alcune Regioni d'Italia.

Nucleare e deposito nazionale scorie: la mappa

Una "preoccupazione" che, come ormai noto, riguarda Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia, Basilicata, Sardegna e Sicilia.

Sono infatti queste le Regioni individuate per la creazione del deposito nazionale e del parco tecnologico, mentre più nello specifico sono 67 le aree potenzialmente idonee in Italia per il deposito delle scorie nucleari. Alla fine se ne sceglierà una.

La Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee (Cnapi) a ospitate le scorie radioattive di bassa e media attività è stata pubblicata all'inizio dello scorso dalla Sogin, la società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi prodotti dalle attività industriali, di ricerca e di medicina nucleare

Il via libera a una prima mappatura di aree idonee era arrivato da Ministero dello Sviluppo Economico e da Ministero dell'Ambiente.

I passaggi prima dell'individuazione dell'area e della costruzione del deposito

La mappatura delle 67 aree d'Italia individuate era prevista accessibile al pubblico (da Amministrazioni regionali, provinciali, comunali, associazioni, comitati, privati cittadini) per due mesi dopo di che era stata annunciata una presentazione nazionale dove sarebbero state descritte le caratteristiche principali del deposito, la sua struttura, i materiali che vi verranno portati (si tratterà soprattutto di scorie provenienti dal mondo medico e ospedaliero, con sostanze radioattive usate per la diagnostica radiologica e per le terapie anti-tumorali) e il possibile impatto sul territorio.

Di fatto, la seconda fase della Cnapi, legata appunto ad approfondimenti e disamine si è chiusa solo la scorsa settimana.

Cosa accadrà ora?

Come detto, moltissime Regioni, Amministrazioni, associazioni e comitati sono con le antenne dritte. Nonostante le rassicurazioni sulla realizzazione in sicurezza e sulla presenza di scorie radioattive di bassa e media intensità, il deposito nazionale di fatto nessuno lo vuole sul proprio territorio.

Ma a creare ulteriore incertezze sono le strategie del Governo. L'Esecutivo, come spiegato in più di un'occasione (anche due giorni fa rispondendo in un question time a un'interrogazione del Movimento 5 Stelle) dal ministro alla Transizione Ecologica Roberto Cingolani avrebbe intenzione di commissariare Sogin (al centro anche di un'indagine della Guardia di Finanza) con la previsione di una figura ad hoc "sul campo" un po' come era avvenuto con la realizzazione del nuovo ponte Morandi:

"Negli ultimi anni si sono verificate disfunzionalità che pongono dei dubbi sull'effettiva capacità di Sogin di rispettare gli impegni che è stata chiama ad assolvere. Siamo impegnati a dare alla società un assetto che garantisca il raggiungimento degli obiettivi complessivi che riguardano il decommissioning e le altre attività', non escludendo alcuna ipotesi, compresa quella del commissariamento, che io sostengo fortemente, anche tenuto conto della circostanza che in primavera si dovrà comunque provvedere al rinnovo degli organi societari".

Sogin da commissariare e il futuro di Draghi

Una soluzione che però per il nucleare non aveva avuto benefici nel 2003 con l'allora Governo Berlusconi e in questi giorni numerose parlamentari stanno ricordando al presidente del Consiglio e ai suoi ministri quell'esperienza con tempi allungati, costi lievitati e tante proteste sul territorio (per quasi un mese ad esempio in Basilicata).

Il futuro di Draghi e la possibilità che possa andare al Quirinale come presidente della Repubblica stanno d'altra parte alimentando ancor di più le sensazioni di incertezza sulla questione, dove in molti sono pronti a dar battaglia.

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