Separazione delle carriere, riforma del Csm con sorteggio dei membri e istituzione dell’Alta Corte disciplinare. Con 112 voti favorevoli, 59 contrari e 9 astenuti, il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma costituzionale della Giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio e dal governo Meloni, nella giornata di ieri giovedì 30 ottobre 2025. Ora si apre la strada al referendum confermativo, atteso tra marzo e aprile 2026, che si annuncia già come una dura battaglia politica.
Nordio: “Non sia un test contro il governo”
“Il referendum non deve trasformarsi in un voto pro o contro il governo”, ha ammonito il Guardasigilli Carlo Nordio, all’uscita dall’aula di Palazzo Madama. Il ministro ha ribadito che “non si tratta di una legge punitiva nei confronti della magistratura”, ma di “una riforma di ispirazione liberale che punta a una giustizia più terza e più efficiente”.
Nordio ha teso la mano ai magistrati:
“È bene che la magistratura esponga le sue ragioni tecniche e razionali, ma non si aggreghi a forze politiche. Sarebbe catastrofico, per la politica ma soprattutto per la magistratura”.
Il ministro ha ricordato che “la mancanza di confronto non è dipesa da noi: l’Anm ha risposto con uno sciopero prima ancora di un’interlocuzione. Ma nelle leggi attuative potremo recuperare qualcosa”.
Ospite di SkyTg24, Nordio ha spiegato che “la consultazione si terrà tra marzo e aprile” e si è detto “disponibile a confronti pubblici, anche televisivi, con l’Anm o con chiunque voglia interloquire”.
Meloni: “Occasione storica per una giustizia più giusta”
La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, intervista dal Tg1, difende la riforma e attacca le toghe:
“A memoria non ricordo una volta in cui l’Anm sia stata favorevole a una riforma della giustizia. La loro idea è che tutto vada benissimo, ma non è quella dei cittadini”.
Vi ripropongo la mia intervista di poco fa al Tg1. Buona serata. pic.twitter.com/0jgBOv8VS6
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) October 30, 2025
Per la premier si tratta di “un’occasione storica di avere una giustizia più efficiente e più giusta”. Il nuovo assetto, ha spiegato, “rafforza la terzietà del giudice, introduce l’Alta Corte disciplinare e libera il Csm dalle correnti politicizzate”.
Quanto al referendum, Meloni precisa:
“Deve essere una consultazione sulla giustizia, non sul governo. I governi passano, le leggi restano. Chi pensa che tutto vada bene voterà No, chi vuole migliorare voterà Sì”.
Magistrati all’attacco: “Riforma che altera i poteri”
Durissima la reazione dell’Associazione nazionale magistrati.
“Questa riforma altera l’assetto dei poteri disegnato dai costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge”, afferma la Giunta esecutiva.
Per l’Anm, la riforma “non rende la giustizia più rapida o efficiente ma la espone all’influenza dei poteri esterni, non aumenta il numero dei magistrati né colma le lacune dell’organico amministrativo, e rischia di triplicare i costi con lo sdoppiamento del Csm e la creazione dell’Alta Corte disciplinare”.
Il segretario generale Rocco Maruotti ha replicato direttamente a Meloni:
“È fuorviante far credere ai cittadini che questa riforma serva a rendere i processi più veloci. Il governo ha preferito puntare su una revisione degli equilibri costituzionali per controllare la magistratura e renderla dipendente dal potere esecutivo”.
Domani l’Anm presenterà in Cassazione il Comitato a difesa della Costituzione e per il No al referendum, con Enrico Grosso presidente onorario e Antonio Diella presidente esecutivo.
Sul fronte opposto, l’Unione delle Camere Penali, presieduta da Francesco Petrelli, si schiera per il Sì:
“Sosteniamo da sempre la necessità di una riforma che garantisca una giustizia realmente imparziale e restituisca indipendenza e autorevolezza alla magistratura. Ora si apre la fase decisiva del referendum: ci mobiliteremo in tutto il Paese per una giustizia più giusta e per una magistratura libera dal correntismo”.
Opposizioni sulle barricate, eccetto Calenda
Nel giorno dell’approvazione, i senatori del Pd, M5S e Avs hanno issato cartelli con la scritta “No ai pieni poteri”, denunciando una “svolta autoritaria”.
“Questa riforma serve a Meloni per avere le mani libere e porsi al di sopra della Costituzione”, accusa la segretaria dem Elly Schlein. “Il Pd è stato compatto contro questa riforma e lo sarà anche al referendum. Ci impegneremo per una grande campagna per spiegare che questa non è una riforma della giustizia ma un attacco all’equilibrio dei poteri”, ribadisce Schlein.
Dello stesso avviso Giuseppe Conte:
“È un disegno sistematico di scardinamento della Costituzione, per sottrarsi a qualsiasi controllo della magistratura”.
Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni (Avs) parlano di “un tentativo di assoggettare il potere giudiziario a quello politico”. Le opposizioni annunciano una raccolta firme per il referendum abrogativo.
Se volete affossare la riforma della giustizia vi basta continuare a politicizzarla. Cartelli, slogan, dediche, attacchi alla magistratura, tutto ciò è sbagliato e inappropriato. Occorre discuterne con i cittadini nel merito e con pacatezza. Liberare i CSM dalle correnti e…
— Carlo Calenda (@CarloCalenda) October 30, 2025
Nel cosiddetto “centro” le posizioni divergono. Carlo Calenda ha votato a favore insieme alla maggioranza, spiegando che “liberare il Csm dalle correnti e garantire la terzietà del giudice sono obiettivi condivisi da molti cittadini. Ma la guerra alla magistratura è sbagliata”.
La Separazione delle carriere non è la riforma storica che racconta la destra ex giustizialista, né la fine della democrazia che dice la sinistra ex riformista. I problemi restano: giustizialismo, mancanza di responsabilità e uso politico della giustizia. https://t.co/0yBYhx51YT
— Matteo Renzi (@matteorenzi) October 30, 2025
Italia Viva si è astenuta. Matteo Renzi ha definito il provvedimento “una riformicchia”, aggiungendo però che “la separazione delle carriere è un principio sacrosanto. Oggi non si fa né la storia né un golpe”.
Verso il referendum
Con il via libera del Parlamento e l’annuncio della raccolta firme, la battaglia per il referendum entra nel vivo. Nordio si dice pronto a “spendersi in prima persona” e auspica “un confronto pacato e razionale”. Meloni parla di “una vittoria della democrazia e della coerenza”.
Dall’altra parte, magistrati e opposizioni si preparano a una mobilitazione nazionale per difendere l’indipendenza della magistratura e “cancellare con il voto popolare questa controriforma”. Il confronto si preannuncia come uno dei più accesi degli ultimi anni.
